video suggerito
video suggerito
Opinioni

Eleggibile, processabile, candidabile: tutto ruota (ancora) intorno a Silvio Berlusconi

Tra ricorsi sull’ineleggibilità e richieste di autorizzazioni a procedere è sempre più chiaro come il destino del governo Letta dipenda dalla stabilità del Cavaliere. In senso letterale del termine.
120 CONDIVISIONI
Immagine

Che il governo delle larghe intese comportasse sacrifici e compromessi era praticamente scontato. Così come non erano pochi coloro che sottolineavano come il vero problema fosse rappresentato dal convitato di pietra al tavolo della maggioranza, il Cavaliere "mai così in sella". Ed è intorno alle vicende personali e politiche di Silvio Berlusconi che, tanto per cambiare, si gioca una partita decisiva per gli equilibri politico – istituzionali. A cominciare, ovviamente dalla questione della sua ineleggibilità, ormai giunta al passaggio decisivo. Le posizioni note sono quelle del Movimento 5 Stelle e, ovviamente, del Popolo della Libertà. Solo spifferi e voci isolate dal Partito Democratico, che sa di giocare l'ennesima partita persa in partenza.

I cinque stelle sosterranno i ricorsi sull'ineleggibilità del Cavaliere, facendo riferimento alla legge del 1957 che prevede che non sia eleggibile al Parlamento chi “in proprio è vincolato per lo Stato per concessioni di notevole entità economica” (come le frequenze televisive, appunto, anche se "tecnicamente" l'ineleggibilità vale già per Confalonieri). Una posizione chiara, netta, senza possibilità di ulteriori discussioni. Dall'altro lato della barricata il Popolo della Libertà, la cui linea è stata esplicitata in maniera inequivocabile da Nitto Palma: "In questi venti anni – spiega alla Dire – Berlusconi è stato alternativamente leader politico e presidente del Consiglio. Nel 1996 la maggioranza di centrosinistra non ha ritenuto di dichiararne l’ineleggibilità. Sono passati da allora 17 anni. Mi chiedo come si possa solo pensare di far valere ora quella norma".

In mezzo, come sempre, il Partito Democratico, incapace di elaborare una riflessione sulla questione e diviso fra "orientamenti personali" e ragion di stato. Le riflessioni personali (come quella del capogruppo al Senato Zanda, che "a titolo personale" ritiene Berlusconi ineleggibile) potrebbero portare a ribaltoni nella Giunta per le elezioni, alla cui Presidenza dovrebbe comunque andare un uomo "non ostile" al Cavaliere, il leghista Volpi. La ragion di Stato dovrebbe invece convincere i membri democratici in Giunta ad evitare uno strappo che comporterebbe la fine prematura dell'esperienza del Governo Letta. A tenere insieme le due spinte dovrebbe essere una considerazione di fondo, rilanciata da alcuni esponenti democratici e da qualche opinionista vicino a via del Nazareno: in sostanza, l'idea è quella di non votare l'ineleggibilità di Berlusconi, "nonostante" la considerazione che effettivamente il Cavaliere sia ineleggibile.

Un triplo salto carpiato logico e concettuale, esplicitato suo malgrado da Sandro Gozi, prodiano e certamente non accusabile di connivenza con il Cavaliere: "Non sono nella giunta – dice Gozi – ma sono d’accordo con Zanda: credo che l’ineleggibilità di Berlusconi vada votata. Però mi sembra difficile che ciò accada proprio nel momento in cui siamo impegnati e obbligati come Pd in un Governo di larghe intese con Berlusconi. Ora è assai problematico applicare una legge dopo che per vent’anni milioni di elettori hanno votato Berlusconi senza che nessuno abbia mai sollevato il problema. Gli errori sono stati commessi nel ’94 e poi nel ’96, da una classe dirigente che ha fatto scelte, se non patti scellerati, che hanno consentito a Berlusconi di fare ciò che non avrebbe potuto fare". Poi, Gozi chiude: "È come se ci fosse un filo rosso tra allora e i 101 traditori di oggi”.

Ecco, quel filo rosso c'è ed ha tenuto in scacco per anni il centrosinistra italiano. Però va detto che il ragionamento sull'eleggibilità di Berlusconi, malgrado l'operazione tentata in queste ore contemporaneamente da Pdl e M5S, sostanzialmente non ha nulla a che fare con l'altra grande "questione" di queste ultime ore: la proposta che "impedirebbe" al Movimento 5 Stelle di partecipare alle prossime elezioni. In realtà si tratta di un provvedimento, forse errato e certamente dal tempismo disastroso (ma non è una novità), che si inserisce nel solco della riforma dei partiti che era uno dei punti della proposta politica della coalizione guidata da Bersani. Insomma, non ha poi molto senso parlare di "deriva giacobina" e di tentativo per mettere fuori gioco sia Berlusconi che il Movimento 5 Stelle.

Ma i dubbi per i democratici non finiscono qui, ci mancherebbe. Domani infatti la Giunta per le autorizzazioni della Camera dovrà esprimersi sull'insindacabilità di Silvio Berlusconi. Come ricorda Sappino su L'Espresso, "sono soprattutto provvedimenti – paragonabili all'autorizzazione a procedere – già esaminati la scorsa legislatura, quando il centrodestra aveva una maggioranza solida alla Camera e quindi anche in Giunta. All'epoca, su due di queste, si arrivò al voto, che ora però bisogna ripetere: il Pd votò contro, e Berlusconi fu salvato solo grazie al voto compatto di Pdl e Lega Nord". In particolare l'attenzione è su una causa intentata da Renato Soru (accusato infondatamente dal Cavaliere di aver percepito 30 milioni, da un appalto della Regione Sardegna) e su quella per diffamazione intentata dal pm del Processo Mediaset Robledo. Anche in questo caso il Pd è chiamato ad una scelta, meno traumatica e meno appariscente, ma tuttavia ugualmente significativa.

120 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views