Punto primo. Una delle dichiarazioni di Flaminia Pace, nell’inchiesta di Fanpage è “Ordine e disciplina. Ordine e disciplina. Siamo persone di destra, siamo persone che hanno un senno già di natura.” Se, nella natura umana il senno si manifesta essendo di destra, e la mancanza di senno nel non esserlo, allora la differenza tra sinistra e destra non è politica o culturale, ma biologica, e l’egemonia di cui tanto parlano i giornali di destra nasconde una supremazia di altro tipo, chi è essere umano e chi essere umano è meno. La destra accusa la sinistra di sentirsi superiori culturalmente, e, con Flaminia Pace ammette – pur considerando l’esaltazione indotta da una situazione settaria come traspare dagli incontri filmati, per via della musica, delle coreografie, dei cori – che la superiorità della destra concerne la natura, è una superiorità biologica.
Passando sul piano dialettico, se la natura della destra è avere il senno allora con tutti gli altri che, per natura, il senno non ce l’hanno è impossibile dialogare. Si può ordinare ma non dialogare. Per dialogare bisogna suppore o immaginare una parità. Senza dialogo, tuttavia, non può esserci vittoria dialettica, non si può convincere – solo ordinare, ripeto –, senza dialogo non c’è egemonia. Senza dialogo c’è l’autorità, ma l’autorevolezza (tanto bramata) latita. L’autorità la imponi, l’autorevolezza te la riconoscono. Motivo per cui la destra al governo, le cui radici affondano in ciò che Fanpage ha filmato, può inibire, scoraggiare, censurare chi parla, ma non ha modi di sedurre dialetticamente nessuno perché “siamo persone di destra, siamo persone che hanno un senno già di natura”. Non esiste egemonia senza dialogo, non esiste dialogo senza regole dialettiche. Non bisogno aver letto Cicerone per saperlo, basta aver capito come funzionano i rapporti tra Elfi, Nani e Hobbit nella Terra di Mezzo. Basta aver capito perché Gandalf cambia colore quando vince il Ballrog.
Punto secondo. Il capogruppo FdI alla Camera dei Deputati, Tommaso Foti, nella dichiarazione ANSA di ieri pomeriggio ha detto che Flaminia Pace (una dei funzionari della Gioventù Nazionale al centro dell’inchiesta) “Si è dimessa dall’organo istituzionale, il più importante tra gli incarichi ricoperti. In FdI chi sbaglia paga, state tranquilli”. Va specificato che, od ogni, Flaminia Pace si è dimessa dal consiglio dei giovani ma non dal partito. E pure che non si tratta di “pagare per lo sbaglio commesso”, tutti sbagliamo, ma di comprendere l’errore cercando di non ripeterlo. “Pagare per lo sbaglio commesso” e non, invece, ragionare sulla natura dell’errore, conduce alla lunga alla confusione di cause ed effetti, dunque all’impossibilità di attribuire e assegnare responsabilità. Questo procedere sommario e semplificatorio, unito a slittamenti temporali (Galileo/Colombo) o semantici (umiltà/umiliazione) oltre a produrre meme indebolisce il dibattuto culturale, democratico e politico. Altrimenti detto, senza rete non è divertente giocare a tennis, senza fuori mio/fuori tuo non è divertente giocare a calcio, senza significati e regole non si riesce a costruire un dibattito. Altrimenti detto, se il cavallo bianco fa la mossa della L e il cavallo nero fa la C, le partite di scacchi non esistono. Anche questo accordarsi sui principi riguarda il pensare gli esseri umani tutti dotati di senno, ciascuno a suo modo.
Punto terzo. Il filo antisemita che corre nelle due puntate dell’inchiesta deve essere tirato e spezzato. Riprendo il pensiero di Hannah Arendt e Carl Jaspers (siamo negli anni Sessanta del Novecento, c’è stato il processo e l’esecuzione di Eichmann) e cioè che commettere crimini contro gli ebrei, ma vale per noi tutti quando veniamo classificati secondo un certo raggruppamento insiemistico, è commettere crimini contro tutta l’umanità. Quando si perseguitano e ammazzano persone per motivi razziali si nega l’esistenza dell’umanità cioè il diritto di chiunque a esistere essendo diverso da un altro. La conseguenza di questo punto quarto è una immaginazione politica che porta a un restringimento dei diritti e dei doveri e a un allargamento dei privilegi, che dei diritti/doveri sono il contrario. Ancora una questione che parte dalla natura e non dalla cultura.
Punto quarto. Non è forse calzante, ma vengo da lunghi studi matematici e ho una vecchia e insidiosa abitudine. Il ministro per i rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, nel rispondere all’interrogazione presentata dal Partito Democratico dopo la prima puntata dell’inchiesta Fanpage sui giovani e giovanissimi militanti di Fratelli d’Italia, ha ragione. “Il servizio giornalistico… è stato costruito sulla base di immagini frammentate, decontestualizzate e riprese in un ambito privato”. Tuttavia, il ministro non chiarisce che la persona che ha raccolto le testimonianze lo ha fatto perché identificata come appartenente al gruppo. Dunque, la frammentazione del montaggio non cambia la natura, il tono e le intenzioni delle frasi pronunciate in un circolo che si suppone chiuso e che l’inchiesta ha rivelato come il brodo di coltura, o il concentrato, del tono, della natura e delle intenzioni della destra al governo. Si chiarisca inoltre – chiariamocelo tutti – cosa significa “privato” riguardo le discussioni nell’ambito di una associazione partitica i cui componenti ricoprono o si candidano a ricoprire cariche pubbliche. L’idea che ciascuno di noi possa essere filmato mentre parla a casa di amici con toni ed espressioni che altrove non utilizzerebbe e che il filmato diventi una accusa, mi annichilisce, ma qui non si parla di una cena tra amici qui si parla dell’associazione giovanile del partito la cui presidente è il nostro primo ministro.