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Manovra 2024

“Ecco perché dall’opposizione abbiamo stanziato 40 milioni contro violenza di genere”: l’intervista a Maiorino

Reddito di libertà, formazione dei magistrati e percorsi per uomini maltrattanti: sono solo alcune delle voci del pacchetto contro la violenza di genere a cui le opposizioni destinano i 40 milioni a loro disposizione in Manovra. Ne abbiamo parlato con Alessandra Maiorino, senatrice del Movimento Cinque Stelle.
A cura di Annalisa Girardi
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Le opposizioni hanno deciso di destinare tutte le risorse a loro disposizione nella Manovra – parliamo di 40 milioni di euro – a un pacchetto di contrasto alla violenza di genere. Una scelta, ha spiegato la senatrice del Movimento Cinque Stelle Alessandra Maiorino in un'intervista con Fanpage.it, che cerca di rispondere all'ondata di sensibilizzazione che ha attraversato la società civile dopo l'ennesimo femminicidio, quello di Giulia Cecchettin.

Come è nata la scelta delle opposizioni, che hanno deciso di mettere tutti i 40 milioni a disposizione in Manovra sul contrasto alla violenza contro le donne?

C'è stata una richiesta di cambiamento da parte del Paese, che è sceso in piazza dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Come al solito la politica arriva sempre tardi rispetto a un'accresciuta sensibilità e consapevolezza della società civile, me è suo dovere ascoltare e raccogliere questa richiesta. Purtroppo la famiglia Cecchettin si è trovata suo malgrado a farsi interprete di questa richiesta di cambiamento, per provare non soltanto a tamponare ma ad andare alla radice del fenomeno e agire sulla prevenzione.

Le risorse erano poche e se le avessimo utilizzare singolarmente avremmo potuto fare solo interventi di impatto minore. Quindi abbiamo deciso di concentrarle sul contrasto alla violenza di genere e provare a fare qualcosa di concreto e di utile. Anche perché l'ultima legge di contrasto alla violenza contro le donne – pur consentendo misure sacrosante – è a costo zero e non mette un euro sulla questione. Ma senza risorse alcune cose non si possono fare.

Come il Reddito di Libertà, ad esempio?

Esatto. Il Reddito di Libertà è nato nel 2020 con il governo Conte due, ma ora abbiamo deciso di rafforzarlo. Quella era una misura pioniera, perché anni fa non c'era niente del genere. Parliamo di 400 euro, che però è evidentemente una cifra con cui non si diventa autonome: per questo lo abbiamo alzato ad almeno 800 euro. Non lo abbiamo aumentato di più perché vogliamo comunque arrivare a una platea più ampia possibile. Avevamo anche pensato di portarlo a 1.200 euro, ma significava rinunciare a un tot di beneficiarie, quindi abbiamo preferito tenere la platea più vasta.

A questo si aggiunge una misura fondamentale a cui come Movimento Cinque Stelle lavoravamo da tempo e siamo contenti che la maggioranza si sia mostrata aperta su questo: cioè lo sgravio fiscale per quelle imprese che assumono le donne che escono dal Reddito di Libertà, cioè coloro che alla fine del periodo previsto non hanno più titolo al beneficio, ma magari sono ancora disoccupate. Con un lavoro continuano a essere artefici della propria vita, rimangono nella condizione di essere padrone di loro stesse.

Un'altra voce a cui sono destinati parte dei fondi è la formazione dei magistrati, ce ne può parlare?

Io non sapevo che esistesse già un decreto del 2013, a cui fa riferimento l'emendamento, che appunto parlava della formazione dei magistrati, legandosi anche alla Convenzione di Istanbul. Ma da quel momento si è fatto poco di concreto in materia, a parte suggerire di fare dei corsi in maniera molto aleatoria e fumosa. Ora mettiamo delle risorse, perché fare formazione costa. Le sentenze non si criticano, ma noi continuiamo a leggere purtroppo che fanno rabbrividire, che sono evidentemente emesse da persone che non hanno alcuna neanche infarinatura di quello che è il fenomeno della violenza. Penso a motivazioni improbabile che non sono più ammissibili. Dopo che una donna ha trovato il coraggio di denunciare, fare un percorso doloroso e affrontare un processo, non può vedere tutto vanificato perché ad esempio – e cito – essere picchiata tre volte in sei anni non è maltrattamento.

Anche perché questo spinge molte donne a denunciare…

Si sentono accusate o comunque vedono la violenza sminuita, paragonata a un conflitto di coppia. Una coppia dove l'uomo picchia e controlla non è un rapporto conflittuale, ma un rapporto di violenza e di potere.

Vengono messe risorse anche sui percorsi per gli uomini autori di violenza. Perché secondo Lei era un punto fondamentale da coprire?

È un altro punto che deriva dalla Convenzione di Istanbul, che prevede di lavorare con i perpetuatori, e per noi è fondamentale. Per la prima volta nel 2020, sempre con il governo di Giuseppe Conte, è stato messo un milione di euro su questo. Ora ne aggiungiamo altri quattro milioni: sono ancora poche risorse perché con questi corsi si affida un compito delicatissimo agli specialisti, che non è solo quello di agire con chi è già macchiato di reato, ma di riuscire a intercettare la violenza ai primi segnali. Quindi parliamo anche di uomini che non hanno ricevuto denunce penali, ma che mostrano un comportamento aggressivo, persecutorio o tossico. Questi percorsi sono specifici per andare a sciogliere quei nodi che impediscono agli uomini di stringere una relazione paritaria. Il progetto Zeus delle forze dell'ordine ci mostra l'impatto sulla recidività: monitorando il percorso si vede che a quattro anni non c'è recidiva nella maggior parte dei casi, mentre questi sono comportamenti che sappiamo bene ripetersi, anche con donne diverse. Per cui magari si salva una vittima, ma poi ce ne sarà un'altra.

Le faccio un'ultima domanda sulla Manovra: il giudizio dell'opposizione è chiaramente critico, ma qual è la cosa che più preoccupa al M5s su questa legge di Bilancio?

L'incapacità di vedere la sofferenza che c'è nel Paese, è questo quello che ci spaventa di più: la volontà di continuare a vantare non si capisce bene che cosa mentre il ceto medio si sta impoverendo. È vero, i dati sul lavoro vanno bene, ma il Pil è fermo e non c'è crescita. Sono i segnali di un Paese che si sta fermando, ma non c'è una misura per rilanciare la crescita o per fare gli investimenti necessari. E non c'è una misura che cerchi di contenere gli effetti della povertà sul ceto medio, figuriamoci sulla fascia più vulnerabile. Loro se ne vantano di averla abbandonata. C'è una mancanza di visione che ci preoccupa molto.

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