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Ecco perché alle politiche Monti sarà comunque in campo

Casini, Fini e Montezemolo ma non solo: se il progetto di riunire i “montiani” dovesse andare in porto, la politica italiana non sarebbe più la stessa. Ma adesso dipende tutto da Mario Monti, che in un modo o nell’altro sarà comunque in campagna elettorale.
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Quasi un anno fa Fini, Casini e Rutelli davano vita al "Terzo Polo per salvare l'Italia", un progetto nato con enormi aspettative ma ben presto dirottato sul sostegno "incondizionato" all'operato del Governo tecnico. Del resto, che la grande casa dei moderati sarebbe rimasta soltanto nelle (timide) fantasie di qualche nostalgico della Balena Bianca era cosa ormai chiara da tempo. E quasi a prescindere dai capricci di Berlusconi, la cui ostinazione aveva definitivamente convinto Casini e Montezemolo a ripiegare su un progetto meno inflazionato ma non per questo meno complesso: convincere Mario Monti a superare l'aplomb bipartisan con una netta scelta di campo. Operazione difficile, almeno in queste condizioni, ma che sembra destinata a subire un'accelerazione ulteriore proprio in questi giorni. Come racconta Fabio Martini su La Stampa, infatti:

Lo studio di fattibilità è già imbastito. A Milano, con la massima riservatezza, un drappello di esperti sta studiando l'impatto elettorale di una eventuale lista "Monti per l'Italia". […] Nel lungo colloquio con Giorgio Napolitano Monti ha esplicitamente accennato alla possibilità di una sua discesa in campo, anche se subordinata a diverse variabili. E ha chiesto a Napolitano una sorta di via libera. E il Capo dello Stato, constatato quanto fosse cambiato il contesto rispetto al suo "non possumus" di qualche settimana fa, ovviamente ha annuito.

È chiaro però che il quadro resta "in divenire", anche perché Monti sa benissimo che con o senza un impegno diretto, in campagna elettorale lui ci sarà comunque, dal momento che sia Berlusconi che per altri versi Grillo (ed in non allineati) faranno della critica al suo operato uno dei tormentoni dei prossimi mesi. E se certamente difenderà "ciò che abbiamo fatto per il Paese", potrebbe non essere intenzionato ad abbandonare un ruolo "super partes", precondizione per una eventuale elezione al Quirinale. Intanto i "moderati" vanno avanti e si preparano alla convention del 20 dicembre, un appuntamento cui contano di arrivare con le idee più chiare e con una precisa road map di avvicinamento alla scadenza elettorale.

E dovrà definitivamente chiarirsi le idee per quella data anche Luca Cordero di Montezemolo, il temporeggiatore della politica nostrana, l'eterno indeciso sempre "sul punto di scendere in campo". Perché se appare scontata la sua "presenza" in campagna elettorale, restano molti dubbi sul ruolo che dovrebbe ricoprire il manager di Italo, passato in poche settimane da probabile leader dei moderati (e forse del centrodestra) ad ambasciatore e garante della linea Monti, fino a nume tutelare del nuovo soggetto politico centrista ed ora a possibile candidato ad un seggio parlamentare. Anche in questo caso tutto ruota intorno a Monti: se il professore rompesse gli indugi ed accettasse di correre per la leadership (con un soggetto che potrebbe raggiungere il 20% dei consensi), Montezemolo potrebbe spendersi fino in fondo e conservare comunque un certo margine di manovra; in caso contrario si avvicinerebbe l'ora delle "decisioni irrevocabili": o una discesa in campo in prima persona o una delega "senza nulla a pretendere", magari proprio a Corrado Passera

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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