Ecco le bici della Lega Nord. Pagate da Belsito, ma mai ritirate
L'affitto di casa, ristoranti, multe, meccanici, ma anche il veterinario del cane, l'abbonamento alla tv satellitare, il compenso all'infermiera del Senatùr e addirittura delle biciclette, ordinate ma mai ritirate. Sono solo alcune delle voci di spesa del Carroccio targato Francesco Belsito, secondo il rapporto della PricewaterhouseCoopers, la società incaricata dalla Lega 2.0 di Maroni per vederci chiaro nei movimenti bancari sospetti del partito nell'epoca in cui il tesoriere gran protagonista dello scandalo dei rimborsi elettorali al vaglio di tre procure della repubblica. La notizia è riportata dal Corriere, che parla di un "buco nel conto leghista" di ben 880mila euro. Il quadro descritto finisce col gettare ancora più ombre sulla «gestione opaca» dei finanziamenti pubblichi che ha portato allo sfascio il Cerchio Magico e Bossi Family.
Ecco quanto scrive il Corriere:
Più di 880 mila euro di assegni emessi nel 2011 a favore di non si sa chi e non si sa perché, almeno 417 mila euro di prelievi in contanti o assegni tratti dall'ex tesoriere Francesco Belsito senza adeguati giustificativi, poi due crediti da 350 mila euro l'uno ormai salutati, 885 mila di rinuncia a crediti verso la controllata Fin Group spa, e altri 384 mila tra storno di registrazioni non documentate, ammanchi di cassa e poste ormai inesigibili in 140 sezioni locali: sono i rilievi degli analisti della PricewaterhouseCoopers , incaricata l'11 aprile dalla Lega del dopo-Bossi di valutare alcune poste patrimoniali nel bilancio 2011 tutto di responsabilità di Belsito".
Nei rilievi fatti dalla società incaricata della "ramazzata" chiesta dal nuovo segretario della Lega, numerosi sono i pagamenti senza motivazioni plausibili. Ad esempio, 30mila euro per avvocati di cui non sono noti i servizi legali, oppure 27.500 euro per una non meglio specificata signora collaboratrice di Belsito. O, ancora, 35mila euro in contanti per il figlio di Bossi, Riccardo. A lui, a quanto scrive, il Corriere venivano pagate cene al ristorante, meccanici per le sue auto, ma anche multe e il veterinario del cane. Quindi, la storia delle biciclette:
410 biciclette, del valore di 82.000 euro, che sono ancora depositate presso il produttore: ed è curioso che la fabbrica le abbia vendute per 145 euro l’una a ‘La Bicicletta Padana’ (società della finanziaria di partito Fin Group), e che essa l’abbia poi rivenduta alla Lega per 165 euro. Ulteriori rispetto a queste giacenze esisterebbero altri 36 mila gadget nella sede federale per una stima di 90 mila euro, ma anche qui il caos era totale: è bastata una mini verifica a campione per trovare 3.447 orologi invece dei 15 sul tabulato, o 250 teli mare invece dei 13 annotati”.