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Ecco come la paura di Grillo potrebbe convincere i partiti a cancellare il Porcellum

Questa volta il Porcellum rischia sul serio, dal momento che nessuno può permettersi il lusso di portare il Paese al voto con questa legge elettorale. Il perché è presto detto…
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"Non si deve più votare con il porcellum, ma dare ai cittadini il potere di scegliere rappresentanti in Parlamento e maggioranze. Il governo dovrebbe ripristinare con un decreto la legge Mattarella: non si tratterebbe di un'ingerenza, bensì di un contributo utile al Parlamento per intervenire con efficacia sulla nuova legge elettorale". L'ultimo ad esprimersi in questa direzione è il senatore del Partito Democratico Vannino Chiti, il quale esplicita quella che potrebbe essere la soluzione di compromesso per superare un'impasse che dura ormai da mesi. Il punto è sempre lo stesso: in che modo il Governo Letta potrebbe riuscire laddove ha fallito anche l'esecutivo tecnico, ovvero nella riforma della legge elettorale? Certo, ad essere precisi l'ostacolo è rappresentato dalle diverse sensibilità nei gruppi parlamentari, ma siamo sempre allo stesso punto dal momento che le distanze non ai sono affatto accorciate dopo il clamoroso risultato delle politiche. A ben guardare, però, c'è un solo punto sul quale tutti sono (stavolta realmente) d'accordo): se si votasse col Porcellum non solo si ripresenterebbe una situazione di ingovernabilità al Senato, ma il premio di maggioranza alla Camera potrebbe davvero andare al Movimento 5 Stelle. Quanto questo scenario spaventi i partiti è persino superfluo aggiungerlo.

Insomma, laddove hanno fallito colombe e pontieri, lì dove si sono infrante strategie ed alchimie, potrebbe riuscire lo spauracchio di una maggioranza a 5 Stelle. In tal senso le due strade che con buona probabilità si deciderà di percorrere sono quella del ripristino del Mattarellum e della "controriforma proporzionale". Evitando di insistere con un simil Porcellum, magari con una soglia di sbarramento più alta ed un premio di maggioranza a scalini (come prevedeva l'ultima proposta di Calderoli alla fine della scorsa legislatura), perché c'è la consapevolezza che la frammentazione del consenso è ormai un dato di fatto (con la definitiva morte del bipolarismo). E rassegnandosi alla rinuncia ad una impostazione sul modello del doppio turno, che non piace al centrodestra e ai centristi.

Il ripristino del Mattarellum appare invece una soluzione potenzialmente condivisa, peraltro anche facilmente percorribile da un punto di vista meramente formale (basterebbe appunto un decreto del Governo e la successiva ratifica del Parlamento). Infatti, la quota proporzionale garantirebbe la "sopravvivenza" dei gruppi minoritari (nonché l'indicazione dei candidati sicuramente eletti sul modello del listino bloccato) e allo stesso tempo la suddivisione in collegi uninominali permetterebbe ai partiti tradizionali di giocarsi al massimo le loro chance sui territori. E, nel caso in cui nessuna coalizione riuscisse ad ottenere la maggioranza assoluta dei rappresentanti nelle due Camere, sostanzialmente sarebbe riproposto il modello attuale .

Discorso in parte simile per la scelta del ritorno al proporzionale, ipotesi irrealistica fino a qualche mese fa ma tornata prepotentemente in auge sulla scia della "pacificazione nazionale". E, del resto, in tal senso non vi sono nemmeno controindicazioni o rischi per i partiti tradizionali. Resta da capire come i partiti giustificheranno tale scelta dopo mesi e mesi di discussioni sulla governabilità. Eppure, allo stesso modo in cui eravamo certi che si sarebbe votato col Porcellum, la sensazione è che davvero questa volta la politica interverrà per cancellare la porcata di memoria calderoliana. E "la colpa" è ancora di Beppe Grillo.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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