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Cambiamenti climatici

È stato licenziato Gianluca Grimalda, il ricercatore che si è rifiutato di usare l’aereo per motivi climatici

Gianluca Grimalda, il ricercatore che si era rifiutato di prendere un aereo per motivi climatici, è stato licenziato dalla sua Università: “Non capisco cosa sia cambiato dal 27 settembre”, ha detto a Fanpage. Lo studioso sospetta che questa decisione sia una punizione per il suo attivismo, ma l’Istituto non commenta sulle motivazioni.
A cura di Andrea Miniutti
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Alla fine è stato licenziato: Gianluca Grimalda, il ricercatore italiano che si è rifiutato di tornare in Germania con un'aereo per motivi climatici, ha appena ricevuto la notizia dall'Istituto di Kiel per l'economia mondiale (IfW). Lo studioso si trova attualmente in Papua Nuova Guinea, a Bougainville, dove ha passato gli ultimi mesi a indagare sull'impatto del cambiamento climatico sulla società, ma sta per intraprendere il suo viaggio di ritorno in Germania: una cinquantina di giorni tra navi cargo, treni e autobus. Aveva assicurato alla sua Università che era in grado di lavorare anche durante gli spostamenti, come fa sempre, ma questa garanzia non ha fermato l'Istituto dal terminare il contratto di ricerca dello studioso.

Gianluca Grimalda è anche un'attivista climatico per Scientist Rebellion, la costola accademica del movimento Extinction Rebellion, e per arrivare nel Paese oceanino ci ha impiegato un mese, raccontando giorno dopo giorno sui suoi social l'esperienza di un viaggio carbon-free. Sempre secondo la modalità "slow-travel" voleva tornare a Kiel, ma la sua Università gli ha intimato di rientrare immediatamente con un volo: al suo rifiuto, l'Istituto gli ha comunicato il primo ammonimento formale. Il ricercatore si aspettava, come vuole la prassi, che arrivasse un secondo avvertimento prima del licenziamento, ma così non è stato.

Lui stesso è risultato sorpreso dalla notizia: "Se ci sono motivi gravi possono farlo, ma non capisco cosa sia cambiato dal 27 settembre", ha detto a Fanpage, riferendosi alla data del primo ammonimento. Diffondendo un comunicato, ha voluto far sapere che la sua battaglia non finisce qui: "Bruciare 4,9 tonnellate di CO2 – circa quanto emette in un anno un cittadino del mondo – per l'assurda richiesta di lavorare in sede è inaccettabile nell'attuale emergenza climatica. Presenterò una causa legale per licenziamento illegittimo contro questa decisione".

La sua è una lotta di principio: il suo viaggio "lento" produrrà oltre dieci in meno le emissioni di un volo aereo, passando da una produzione di 5.300 kg di gas serra a una di soli 420 kg. Grimalda sospetta che dietro al licenziamento non ci siano ragioni legate al lavoro, in quanto ha spiegato che la sua presenza fisica in ufficio non è necessaria per svolgere la sua ricerca, bensì sia una punizione per le sue azioni di disobbedienza civile. Infatti, il ricercatore aveva raccontato a Fanpage che in passato aveva ricevuto un ammonimento informale da parte dell'Università dopo che, assieme ad altri attivisti, aveva occupato un padiglione della VolksWagen, azienda sponsor dell'Istituto di Kiel.

In difesa di Grimalda è intervenuta anche Julia Steinberger, docente di Sfide sociali del cambiamento climatico all'Università di Losanna e autrice principale dell'ultimo rapporto dell'Ipcc: "Questa decisione dell'Istituto di Kiel è scioccante. Nonostante l'indignazione internazionale e il sostegno al dottor Grimalda da parte della comunità scientifica, hanno deciso di licenziare un ricercatore la cui principale colpa è quella di condurre il proprio lavoro in modo accurato e senza danneggiare ulteriormente le comunità vulnerabili con cui lavoraÈ incomprensibile, a meno che non si tratti di una ritorsione contro di lui per il suo precedente attivismo sul clima".

La risposta dell'Istituto di Kiel

Fanpage ha chiesto all'Istituto di Kiel per l'economia mondiale ulteriori spiegazioni riguardo alle motivazioni del licenziamento. L'Università ha risposto che "generalmente supporta e incoraggia i suoi impiegati a viaggiare in modo eco-sostenibile", evitando l'utilizzo di aerei per spostamenti all'interno dell'Unione Europea, e che in caso di voli inevitabili compensa le emissioni con il finanziamento progetti per la protezione del clima. Tuttavia, l'Istituto ha riferito che non commenta pubblicamente le questioni legate al personale interno e che, "in generale", non ha nulla contro gli "slow-travel".

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