È slittato (di nuovo) il via libera al ddl Concorrenza: perché è una riforma importante per il Pnrr
Ci sono quattro macro-riforme che l'Italia deve portare a termine per incassare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza: Pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza. Proprio su quest'ultima, però, il governo continua a rinviare. Non è un dettaglio da poco, considerando che proprio alle riforme la Commissione europea ha vincolato lo sblocco dei fondi. Il Consiglio dei ministri del 6 aprile, dopo aver già rinviato l'approvazione del ddl Concorrenza a fine marzo, ha fatto slittare un'altra volta il via libera. L'esame del decreto legislativo quindi continua, ma un accordo definitivo sembra ancora lontano.
La legge Concorrenza sarebbe dovuta arrivare già nel 2022, ma (anche) su questo capitolo il governo è in ritardo. Secondo le indiscrezioni emerse in queste settimane il nodo starebbe nelle coperture economiche necessarie per attuare la riforma e nelle gare per gli spazi pubblici al commercio ambulante. Proprio su quest'ultimo punto è particolarmente importante adeguarsi alle linee europee se non si vuole incorrere nella procedura d'infrazione.
"La tutela e la promozione della concorrenza – principi-cardine dell’ordinamento dell’Unione europea – sono fattori essenziali per favorire l’efficienza e la crescita economica e per garantire la ripresa dopo la pandemia. Possono anche contribuire a una maggiore giustizia sociale. La concorrenza è idonea ad abbassare i prezzi e ad aumentare la qualità dei beni e dei servizi", si legge nel documento del governo sulle riforme da attuare. Dalla teoria alla pratica, però, il margine è ampio e ad oggi il ddl Concorrenza è in ritardo.
Nel ddl sono contenute diverse norme: oltre alla disciplina del commercio ambulante c'è anche il rafforzamento dell'Antitrust e l'eliminazione di norme anticoncorrenziali in alcuni settori.
"Il tema della concorrenza è esemplare perché il problema della spesa è condizionato, secondo l’Europa, proprio ai cambiamenti che permettono l’aumento di produttività del nostro sistema, obiettivo principale del Pnrr. E deve essere il governo Meloni a chiudere il rapporto con categorie che danno noia a Bruxelles", ha commentato al Quotidiano Nazionale Romano Prodi.