Le parole sono il nostro superpotere. Io sono innamorato delle parole, perché ci danno la possibilità di conoscere e di scegliere, di prendere posizione. Questa sera ne abbiamo ascoltate molte, è stata una serata di immagini e di parole, abbiamo ristabilito un principio: non siamo soli.
Io con le parole sono cresciuto, ogni tanto ci litigo ma ci provo sempre, le accarezzo, mi ci coccolo e mi ci scontro, e quando non mi vengono ci rimango male. Io cerco i significati intorno alle parole, le scavo, me le coccolo.
A proposito di parole, seguitemi, vi racconto questa storia: ero piccino, quando intervistai un vecchio partigiano fiorentino: Silvano Sarti. Fu una delle mie prime interviste. Silvano Sarti aveva un nome di battaglia: Pillo. Fu un'intervista molto lunga, mi raccontò di quando i fascisti, cecchini tiratori, stavano dentro l'ex Manifattura Tabacchi, a Firenze, in piazza Puccini. E da lì miravano alle donne che si avvicinavano alla fontana, lasciando poi lì i cadaveri esposti.
Oggi in piazza Puccini c'è un teatro, e a quel tempo c'erano i cecchini fascisti, ve l'ho detto. Così ogni tanto i partigiani arrivavano in quella piazza, e qualcuno sparava verso l'ex Manifattura Tabacchi, per non farli affacciare, mentre qualche altro partigiano correva alla fontana e riempiva i secchi con l'acqua. Metteva un legno a contrasto e girava la manopola della fontana. E poi correva, intorno, non poteva aspettare fermo perché i cecchini comunque avrebbero potuto trovare un buco nel muro e sparare ai suoi sogni e alla sua testa.
Una volta pieno d'acqua il secchio, il partigiano correva e lo metteva al sicuro, dalle donne.
Io ascoltavo il partigiano Pillo con la bocca aperta, e alla fine gli chiesi: "Ma non avevi paura?"
Io in quel momento pensavo che il partigiano Pillo mi rispondesse: "No, perché noi combattevamo per la libertà, per la democrazia". Invece lui mi guarda e dice: "Boia se ci s'aveva paura! E ci s'aveva paura di per ridere!", che dalle mie parti vuol dire paura da piangere, perché noi a Firenze si mette tutto al contrario e perciò Pillo voleva dire che avevano così tanta paura da farsela sotto.
Poi Pillo mi guardò e disse: "Senti nini" che vuol dire "ascolta ragazzo". E continuò: "La paura ti sta addosso come il coraggio: sarebbe da imbecilli non avere mai paura!"
E io da allora queste parole me le porto in tasca insieme: paura e coraggio.
E ho imparato che va bene avere paura, che sarebbe pericoloso il contrario, che io ho paura, sì, me lo chiedete? E io vi rispondo: "Sì, oggi io ho paura, e sono contento di averla". Perché so anche che insieme, tutte e tutti insieme, possiamo imparare a maturare il coraggio della scelta, scegliere da che parte stare.
E possiamo riuscirci con il nostro super potere delle parole, insieme.
L'antifascismo fa davvero bene!