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È morto Franco Piperno, uno dei fondatori di Potere operaio: aveva 82 anni

Franco Piperno, professore universitario e fisico, è morto all’età di 82 anni. Fu tra i fondatori di Potere operaio, movimento della sinistra extraparlamentare: nel 1978 cercò una mediazione con le Brigate rosse per arrivare alla liberazione di Aldo Moro. Si trovava da tempo in provincia di Cosenza, dove negli ultimi giorni era stato ricoverato.
A cura di Luca Pons
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È morto Franco Piperno. Nato il 5 gennaio 1943, aveva 82 anni e si trovava a Cosenza, in una struttura sanitaria in cui era ricoverato. Piperno è stato fisico e professore universitario, noto soprattutto come uno dei fondatori e degli esponenti di spicco di Potere operaio, movimento della sinistra extraparlamentare (insieme, tra gli altri, a Toni Negri, morto a fine 2023).

Fu tra le personalità coinvolte nel cosiddetto processo 7 aprile, dove fu accusato di essere uno dei "cattivi maestri" che facevano parte di – o almeno ispiravano e sostenevano – una più ampia organizzazione violenta coordinata con le Brigate rosse: fuggì in Francia e Canada come latitante; rientrato in Italia, venne condannato a due anni di carcere per associazione sovversiva. Andato ancora una volta in Francia, rientrò in Italia dopo la prescrizione della pena.

Piperno era nato a Catanzaro, e la sua militanza politica era iniziata negli anni Sessanta. Dopo la laurea in Fisica ottenuta a Pisa, nel 1969 fu tra i fondatori di Potere operaio, di cui fu inizialmente tra i leader insieme a Toni Negri e Oreste Scalzone. Anni dopo, durante il rapimento di Aldo Moro del 1978, proprio Piperno fu tra le persone che cercò di trovare una mediazione con tra le Brigate rosse e la Democrazia cristiana, che però non ebbe successo.

Tra le frasi più conosciute del fisico ci fu proprio quella riferita al rapimento di Moro, sulla necessità di "coniugare insieme la terribile bellezza di quel 12 marzo 1977 per le strade di Roma (quando nella capitale sfilò un corteo armato di autonomi che portò a scontri e danneggiamenti, ndr) con la geometrica potenza dispiegata in via Fani". Sia la "terribile bellezza" che la "geometrica potenza" restarono come espressioni note legate al nome di Piperno.

Tra fine anni Settanta e anni Ottanta si svolse il processo 7 aprile, chiamato così perché il 7 aprile 1979 furono arrestati centinaia di militanti e intellettuali. Piperno, come detto, per due volte negli anni lasciò l'Italia: andò in Francia, approfittando della cosiddetta ‘dottrina Mitterrand' che vietava l'estradizione per reati politici. Il procedimento, in cui i magistrati avevano supposto che esistesse un'unica organizzazione di stampo eversivo che univa i gruppi della sinistra extraparlamentare con le ali armate, non dimostrò in realtà una continuità tra movimenti come Potere operaio e le Brigate rosse. Infatti, la condanna per Piperno fu di due anni, ben più bassa di quanto richiesto dalla Procura.

Quando la vicenda legale si fu chiusa, Piperno rientrò in Italia e nella ‘sua' Calabria. Trascorse molti anni a Cosenza, dove fu uno dei fondatori della radio indipendente Radio Ciroma. Tra le varie università in cui insegnò, in Italia e all'estero, l'ultima fu proprio l'Università della Calabria, con sede in provincia di Cosenza. Tra fine anni Novanta e inizio del Duemila fu anche assessore alla Cultura nel Comune calabrese. Il suo nome emerse anche nel 2006 durante la votazione per il presidente della Repubblica, quando ottenne due voti al secondo scrutinio e tre al terzo.

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