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Opinioni

Il gioco delle parti fra Grillo e Vespa (e lo psicodramma degli antigrillini)

Quello andato in scena ieri è stato un perfetto gioco delle parti: da una parte Grillo, che ha provato a raccontare la favola ed i sogni del Movimento ad un pubblico diverso, dall’altra Vespa, in versione “giornalista indipendente e sferzante”. È stato l’evento della campagna elettorale: e questo la dice lunga sul momento…
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Una premessa, tanto per capirci da subito: l'approccio ad un dibattito politico è inevitabilmente viziato da logiche di appartenenza, simpatie personali e orientamento politico; tanto più se sotto i riflettori c'è Beppe Grillo, a pochi giorni da un voto che si annuncia cruciale per gli equilibri politici del Paese, e nel salotto più "dibattuto" della televisione italiana. Così il giorno dopo, resta solo il braccio di ferro fra le opposte fazioni, che di certo non aggiunge né toglie nulla all'analisi di quello che finora è stato l'evento principe della campagna elettorale (e già questo dovrebbe farci riflettere…).

A mente fredda però, non è arduo identificare una serie di chiavi di lettura della partecipazione di Grillo alla trasmissione di Vespa. La prima la fornisce lo stesso capo politico del Movimento 5 Stelle: la decisione di andare da Vespa risponde all'esigenza di parlare ad un pubblico diverso e cercare di "sfatare il pregiudizio" che vuole il "grillino violento, incapace, mistificatore e inconcludente". Grillo doveva mostrarsi determinato ma rassicurante, cercando di raccontare la parabola del Movimento e disegnare lo scenario "della sua inesorabile vittoria" ad un pubblico che non viene raggiunto dai tradizionali canali di comunicazione grillini. Un obiettivo più importante della ritrosia al passaggio sulla tanto detestata poltrona di Porta a Porta, tanto più che in casa 5 Stelle si considera il sorpasso al Pd già come cosa fatta. Una scelta sofferta, immaginiamo, ma che Grillo rifarebbe visto il risultato: del resto, in che modo la presenza nel salotto di Vespa avrebbe potuto nuocere al Movimento? Si può discutere sull'efficacia dell'esibizione di Grillo, in termini di aumento del consenso, ma è chiaro che ipotizzare ripercussioni negative sul proprio elettorato appare almeno azzardato. Insomma, si saranno chiesti in casa Grillo / Casaleggio, cosa c'era da perdere?

L'ostacolo Vespa e il gioco delle parti – Come detto, la guerra di posizione sul "chi ha vinto" il duello ci sembra abbastanza futile, soprattutto perché mette su piani distinti quelli che sono sembrati come attori dello stesso copione. Un gioco delle parti in cui Grillo recitava la parte del "politico" e Vespa quella del giornalista tutt'altro che compiacente. Un doppio spot, insomma, per il politico ed il giornalista, con quest'ultimo diventato improvvisamente l'eroe del fronte anti-grillino, indubbiamente impressionato dal rush finale della campagna elettorale del Movimento 5 Stelle (e il pensiero corre già al prossimo venerdì, con il mare di persone che inonderà San Giovanni in Laterano). Vespa in effetti ha avuto il merito di seguire il leader del Movimento nel caotico procedere dei suoi ragionamenti, ribattendo su alcuni punti in cui la proposta politica è oggettivamente fumosa e non sottraendosi a qualche piccola schermaglia verbale (peraltro dando anche cifre non del tutto corrette e "graziando"  Grillo su alcuni passaggi).

Certo, si legge un po' ovunque, Vespa poteva inchiodare Grillo con un minimo di fact checking. Qui però ci siano consentite delle obiezioni. La prima è la constatazione di cose è diventata la propaganda politica televisiva in questi anni: la rincorsa allo spot, alla frase ad effetto, al colpo di scena, la reiterazione dello slogan. Pensare che Grillo e Vespa si sottraessero a questa manfrina è francamente pretenzioso. Poi, ci sia consentito citare Mario Seminerio, definitivo sulla questione fact checking: "La cifra artistica della genialità di Grillo consiste proprio nell’aver definitivamente rottamato (anzi annichilito, vaporizzato, atomizzato) il concetto di fact checking in un paese che semplicemente non ha gli strumenti per discernere il vero dal verosimile, oltre ad essere economicamente analfabeta e possedere una genetica avversione all’assunzione di responsabilità individuale e di comunità, che porta a cercare e trovare ogni volta il nemico esterno che complotta più o meno nell’ombra". Infine, ci si chiede il motivo per il quale il salotto di Vespa sarebbe dovuto diventare un tribunale per il processo a Grillo, soprattutto in considerazione dell'approccio morbido nei confronti della quasi totalità degli altri esponenti politici. In campagna elettorale e no. (Che poi, sia detto per inciso, l'idea che Vespa sia diventato l'idolo del fronte antigrillino, fosse pure per una notte, fa davvero sorridere)

Insomma, siamo abituati (e da tempo) alla politica degli slogan e degli annunci. E Grillo non fa eccezione, almeno dal punto di vista comunicativo, sommando a ragionamenti di grande profondità (sulla politica italiana, sull'idea di sviluppo eccetera) a passaggi al limite del paradossale (ricette in campo economico, improbabili atti d'imperio in Europa), rendicontazioni del lavoro dei parlamentari grillini a previsioni decisamente azzardate, sostenute da calcoli numerici piuttosto discutibili (fiscal compact, finanziamento pubblico ai partiti eccetera). Così, l'ospitata di Grillo da Vespa è solo l'ulteriore dimostrazione della personalizzazione dello scontro e dello scivolamento del dibattito politico sui binari di benaltrismo, qualunquismo e demagogia. E nemmeno questa è una novità.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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