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Opinioni

“È colpa di Alfano”, ovvero dell’utile capro espiatorio del Governo Renzi

Quanto conta davvero il Nuovo Centro Destra nel Governo Renzi e perché la ricostruzione secondo cui Alfano stia “bloccando” il Governo sui diritti civili ha ben poco senso.
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Unioni civili, il veto di Alfano stoppa il PD”. “Stepchild adoption, NCD minaccia il Governo”. “Depenalizzazione della coltivazione delle droghe leggere, gli alfaniani si mettono di traverso”. “Reato di immigrazione clandestina, Renzi irritato sui tempi, pesa il no dei centristi”.

Sono questi alcuni dei “frame” comunicativi che in questi giorni sono rilanciati e declinati in modo pressoché identico dalla stragrande maggioranza dei media generalisti. La tesi di fondo è che il PD e (in particolare) il Presidente del Consiglio cerchino ostinatamente di portare a casa questi provvedimenti e si adoperino per l’avanzamento del Paese nel campo dei diritti civili, ma siano frenati dai veti e dalle ritrosie di quei cattivoni conservatori del Nuovo Centro Destra. Che non solo sono responsabili dell’oscurantismo che impera nel Paese, ma compiono scelte per meri calcoli elettoralistici, si adeguano ai valori della Chiesa (che Renzi ha invece deciso di sfidare compiendo una scelta “storica”, ci informa oggi La Stampa…), ricattano Renzi e il PD con la minaccia di far cadere il Governo.

Ma sul serio l’esecutivo è ostaggio di Alfano? Davvero qualcuno vuol farci credere che i centristi affosserebbero il Governo sulla depenalizzazione, o meglio trasformazione in illecito amministrativo, del reato di immigrazione clandestina o della coltivazione delle droghe leggere? A che serve chiamare in causa “l’influenza” della Chiesa su un singolo provvedimento, come le unioni civili (sulle quali Renzi aveva garantito, tempi inclusi), ad esempio?

La verità è sempre più complessa della sua narrazione. E i balletti della politica servono a omogeneizzare posizioni e differenze, facendo un unico grande miscuglio di questioni diverse e sideralmente lontane tra loro, con il risultato di restituire uno schema che è un insulto al buonsenso e all’intelligenza dei cittadini. La sensazione, insomma, è che questo presunta contrapposizione (Alfano vs progressisti del PD) serva a nascondere ritardi ed errori, timidezze e cautele, timori di perdere consenso e scarsa propensione al rischio. Soprattutto a pochi mesi dalle amministrative.

Se invece provassimo a scendere nel dettaglio, ci renderemmo conto di quanto sia (quasi del tutto) priva di fondamento la ricostruzione che vuole il PD ostaggio di NCD, con tanto di democratici costretti a dire “ci dispiace, ma non possiamo decidere da soli” di fronte a chi sottolinea il mancato rispetto di promesse e obblighi.

Consideriamo per esempio il reato di immigrazione clandestina (di cui abbiamo parlato diffusamente qui e qui). In primo luogo, non c’è alcun motivo per cui il “veto di Alfano” possa essere determinante: il Governo ha pieno mandato per depenalizzare il reato, grazie al voto a grande maggioranza del Parlamento (oltre che al parere della Commissione Giustizia, all’ok del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, al via libera del capo della Polizia eccetera), che garantisce al ministro Orlando la possibilità di emanare i decreti delegati senza alcuna “interferenza” da parte del ministro dell’Interno. Il disegno di legge delega è stato approvato dal Parlamento nell’aprile del 2014, dunque il Governo ha avuto a disposizione oltre un anno e mezzo per adempiere a tale impegno: a dicembre, però, quando lo schema di decreto è arrivato in Commissione Giustizia ci si è accorti che di immigrazione clandestina non si parlava affatto. Come si giustifica una tale dimenticanza? Possibile che una macchina da guerra come quella renziana non sia in grado di comunicare al meglio il fatto che, in realtà, si tratta semplicemente di una trasformazione in illecito amministrativo del SOLO primo ingresso illegale in Italia, spiegando dunque agli italiani che non c’è nulla di così grave di cui preoccuparsi e che, nei fatti, si tratta di cambiare un reato inutile e dannoso che non ha alcun effetto deterrente?

Intendiamoci, Alfano fa la sua parte: evita di essere sconfessato pubblicamente (era ministro della Giustizia nel 2009), difende le prefetture da un surplus di lavoro (che si avrebbe con la trasformazione del reato, che invece allevierebbe la sofferenza della procure), prova a conquistarsi un minimo di agibilità politica su un terreno da sempre oggetto di speculazioni. Ma che Orlando e Renzi siano costretti ad allargare le braccia e messi in condizione di non esercitare la delega è una sciocchezza epocale. Soprattutto considerando quanto i due (e il PD) si sono esposti sulla modifica del reato.

Su unioni civili e stepchild adoption la questione è leggermente diversa. Qui non c'è (ancora) un voto del Parlamento e in ogni caso il provvedimento avrebbe una incidenza decisamente maggiore. Insomma, si tratta di una questione complessa e molto significativa, anche perché, come ci ricordano ossessivamente, chiama in causa le "sensibilità personali" (qualunque cosa ciò voglia dire). Il punto è che anche in questo caso la "scusa Alfano" non regge. E il fatto che siamo fra gli ultimi Paesi in Europa a dover legiferare sul tema c'entra solo fino a un certo punto (beh, sarebbe drammaticamente grave e indegno di un Paese civile, ma è un altro discorso).

Proprio in considerazione della peculiarità dell'intervento normativo, infatti, sia il PD che i centristi hanno sempre rivendicato la scelta di affidarsi all'iter parlamentare, evitando che fosse l'esecutivo a farsi carico della proposta di legge (e, detto fra noi, scansando anche l'obiezione più comune del "perché non mettete la fiducia contro ostruzionismo ed eterni rinvii?"). Si è scelto cioè di lasciare che a guidare il percorso fossero alcuni parlamentari (del PD), che hanno peraltro faticato non poco a trovare una mediazione accettabile e a resistere ai tentativi continui di annacquare il provvedimento.

Ma, appunto, se la questione è pura materia parlamentare, perché non trattarla proprio in questo modo fino in fondo? Perché pensare a ripercussioni all'interno del Governo? E perché promettere, promettere, promettere, promettere e promettere ancora senza voler investire un minimo di "rischio" su una questione che riguarda i diritti individuali di migliaia di persone? Che poi Alfano e soci possano uscire dalla maggioranza su una questione del genere, è ipotesi ridicola (tant'è vero che lo stesso Quagliariello…). Ma, anche se fosse, credete che gli elettori biasimerebbero Renzi e il PD?

Infine la questione, sommamente ridicola, della depenalizzazione della coltivazione della cannabis. Qualcuno può affermare, senza ridere, che NCD sarebbe disposto a giocarsi la propria sopravvivenza politica per questa cosa qui?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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