È caos nel Movimento 5 Stelle dopo la rottura tra Grillo e Conte: cosa sta succedendo
È caos nel Movimento 5 Stelle dopo l'ultimo botta e risposta tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Il fondatore del M5s, rispondendo alle dichiarazioni rilasciate dal leader a Fanpage.it, lo ha accusato di voler abbattere il partito per "costruire qualcosa di completamente nuovo".
A ottobre, quando si terrà l'assemblea Costituente, i pentastellati si troveranno davanti a un bivio. Abbracciare la linea di Conte, disposto a cambiare l'assetto del partito, persino nelle sue regole originarie se necessario, oppure attenersi ai rigidi dettami grillini.
Lo scontro si sta consumando attorno a tre punti principali – nome, simbolo e regola dei due mandati – che Grillo considera inviolabili e indiscutibili. Il Garante del Movimento ha citato a sostegno della sua tesi, l'articolo 12 dello Statuto che vieterebbe di modificare questi tre elementi. Ma chi sostiene la posizione di Conte (come ha fatto notare Alessandra Maiorino a Fanpage), ricorda che anche imporre dei paletti su cosa può essere discusso e cosa no andrebbe contro l'atto fondativo del partito.
Nonostante Conte abbia escluso questa possibilità, il Movimento sembra sempre più vicino al rischio scissione. Tra i vertici del partito infatti, c'è chi si è spinto oltre, accusando il comico di parlare come un padre-padrone. "Ha mai pensato di mettersi in discussione, lui che parla di mandati ed è l'unico che si è garantito un ruolo a vita?", è stato l'attacco lanciato dal vicepresidente Michele Gubitosa.
Il pentastellato ha poi specificato che "il ruolo di garante permette di esprimere delle semplici raccomandazioni, tipo moral suasion, che non hanno valore giuridico. L'assemblea rimane sovrana e Grillo non può in alcun modo fermare le votazioni degli iscritti, né tantomeno contestarne gli esiti", ha detto. "Da parte di chi si erge a difensore del Movimento delle origini, quello che partiva dalla partecipazione dal basso, è particolarmente curiosa questa deriva verso un potere di tipo padronale. Un assetto nel quale solo lui ha la possibilità di apportare modifiche alle regole e la voce degli iscritti non conta più niente", ha aggiunto.
Insomma, Grillo non avrebbe voce in capitolo su eventuali modifiche all'ordinamento del partito. Sia il nome che il simbolo infatti, risulterebbero intestati all'associazione e dunque, a tutti gli iscritti, dal momento che il comico "ha espressamente rinunciato" a contestarne la paternità.
Per quanto riguarda il vincolo dei due mandati per chi ricopre cariche pubbliche poi, Gubitosa ha ricordato che la regola "è stata modificata già ben prima dell'arrivo di Conte ed è stato deciso in una stanza da un pugno di persone, senza che in quell'occasione qualcuno si appellasse all'ortodossia delle regole".
Il riferimento del vicepresidente è al cosiddetto ‘mandato zero', "una modifica di buonsenso che ci ha permesso anche di contare su valori aggiunti per la nostra politica a livello locale, come successo ad esempio con Virginia Raggi in Campidoglio".
L'esito del braccio di ferro tra Grillo e Conte peserà certamente sul futuro del Movimento. Le decisioni che verranno prese alla Costituente saranno determinanti per capire se il partito separerà la sua strada da quella del suo fondatore. Ma non è da escludersi neppure una messa in discussione della leadership dell'attuale presidente, come anticipato anche da Conte.
Al di là delle questioni strettamente legate alla forma del partito, c'è un altro aspetto di cui bisognerà tenere conto e che riguarda il contratto di consulenza da 300mila euro l'anno stipulato dal garante con l'associazione. "Se il contratto che è stato stipulato viene rispettato, se Grillo decide di darci quel supporto comunicativo che era alla base di quell'accordo, ben venga. Si tratterebbe sicuramente di un valore aggiunto di grande importanza. Se invece ha cambiato idea, non rispetta il contratto e al contrario coglie ogni occasione possibile per accendere una polemica distruttiva per il Movimento, allora non so se sia legalmente possibile continuare, in quanto è evidente che siamo in presenza di un'inadempienza contrattuale", ha avvertito Gubitosa.
Le conseguenze di un'eventuale fuoriuscita di Grillo quindi, finirebbero per ricadere sul comico stesso, mentre dalla dirigenza del partito si dicono pronti a "usare quelle risorse per scopi più utili per il Movimento, come ad esempio per le nostre sedi sul territorio".