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È arrivato il momento di eliminare le armi nucleari dal pianeta, l’Italia faccia la sua parte

La scorsa settimana Vienna ha ospitato la conferenza sul Trattato per la proibizione delle armi nucleari. L’Italia non ha partecipato, ma la società civile era presente. Abbiamo parlato con Senzatomica e Rete italiana pace e disarmo per capire di cosa si è discusso e perché il momento di smantellare gli arsenali nucleari è adesso.
A cura di Annalisa Girardi
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Si è conclusa a Vienna la prima conferenza sul Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Un vertice (a cui l'Italia non ha partecipato) che acquista ancora più importanza in questo preciso momento storico. La Russia ha già minacciato diverse volte di far ricorso al proprio arsenale nucleare. Dichiarazioni inaccettabili, si è rimarcato a Vienna, che però continueranno ad esserci finché esisteranno le armi nucleari. Il piano di azione stilato nei giorni scorsi nella capitale austriaca punta ad eliminare il problema alla radice, smantellando gli arsenali nucleari. È questo l'unico vero modo per assicurarsi che non vengano utilizzati. Ci si è posti una scadenza di dieci anni per l'eliminazione completa delle armi nucleari, che passerà attraverso un'adesione sempre più allargata al Trattato, è stato creato un comitato scientifico consultivo e un fondo per le vittime del nucleare.

Hanno partecipato alla conferenza, oltre chiaramente ai rappresentati dei Paesi firmatari del Trattato, anche scienziati, parlamentari, attivisti, sopravvissuti, organizzazioni. Giovani e società civile non sono mancati. "Di fronte ai rischi catastrofici che ci vengono posti dalle armi nucleari e nell'interesse della sopravvivenza della specie umana, non ci fermeremo fino a quando l'ultimo Paese sul pianeta avrà firmato il Trattato, l'ultima testata nucleare sarà smantellata e distrutta e le armi nucleari verranno totalmente eliminate dalla faccia della Terra", si legge nel comunicato finale della rete Ican, la campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari.

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Senzatomica: "Guerra nucleare mai così vicina"

"Questa conferenza si è conclusa non solo con una dichiarazione, ma anche un piano di azione, quindi tutta una serie di misure per gli Stati parte del Trattato per la proibizione delle armi nucleari. La conferenza per la stesura del Trattato, che si è svolta a New York nel 2017, è stata molto più tecnica: in questo caso invece si è cercato di integrare i rappresentati dei Paesi firmatari con la società civile, gli scienziati, i sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki o ai test nucleari. C'erano anche moltissimi giovani, ognuno ha cercato di dare il proprio contributo: la conferenza ha avuto una connotazione molto umana, rispetto a quella che normalmente si respira in contesti così tecnici e burocratici", ha raccontato Daniele Santi di Senzatomica a Fanpage.it.

Impossibile non menzionare la guerra in Ucraina e l'aggressione russa, che ha fatto riaffiorare la minaccia nucleare e paure che pensavamo aver archiviato con la fine della Guerra Fredda. "C'è stata una condanna inequivocabile a ogni minaccia nucleare, questo è stato il punto di partenza. Si è creata questa alleanza a livello mondiale, basata appunto sul Trattato, per contrastare le minacce e i rischi della guerra nucleare. Dalla conferenza è emersa la consapevolezza di come una guerra nucleare non sia impossibile. Non siamo mai stati vicini a una guerra nucleare come negli ultimi tre mesi", ha sottolineato Santi.

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Per poi ribadire come dalla conferenza non sia emerso solo un posizionamento politico o una volontà, ma un piano concreto per un mondo libero dalle armi nucleari: "Il piano di azione prevede le azioni concrete che gli Stati membri adotteranno per impedire a quelli invece armati di bombe nucleari di usarle o di minacciarne l'uso, per poi procedere allo smantellamento. Si è sottolineata l'urgenza di avere questa conferenza. Ed è stata già fissata la prossima, che sarà a novembre 2023 a New York".

E l'Italia?

L'Italia non ha partecipato alla conferenza. Nessun Paese Nato (tantomeno le potenze nucleari) hanno firmato il Trattato, ma alcuni Paesi occidentali hanno comunque deciso di partecipare come Stati osservatori. L'ex presidente della Camera Laura Boldrini, nei giorni scorsi nella capitale austriaca per partecipare ai lavori, aveva presentato qualche settimana fa una risoluzione parlamentare per chiedere il governo maggiori sforzi a favore del disarmo nucleare. Il provvedimento era stato approvato dalla maggioranza del Parlamento. Anche Senzatomica ha sostenuto la risoluzione: "Si mostrava al governo la volontà che anche l'Italia potesse, come Stato osservatore (che non implicava alcun tipo di obbligo rispetto al Trattato) partecipare alla conferenza di Vienna. Belgio, Olanda e Germania, le altre tre nazioni Nato che ospitano testate nucleari statunitensi, erano presenti come Stati osservatori. C'erano anche varie altre nazioni, come la Norvegia, la Svezia o la Svizzera. Berlino ad esempio ha parlato molto a sostegno dei valori di cui parla il Trattato e si è anche impegnata a trovare misure di avvicinamento, ad esempio per il sostegno delle vittime o per il risanamento ambientale", ha spiegato Senzatomica.

Il maggiore impegno verso il disarmo richiesto al governo era esattamente di questo tipo. Santi ha infatti sottolineato: "Anche l'Italia si sarebbe potuta avvicinare in questo senso. Siamo rimasti delusi da questa mancanza di coraggio politico, è mancato il ruolo dell'Italia e questo ci è dispiaciuto. L'Italia si è sempre dichiarata contro le armi nucleari, ma continua a seguire questa logica della deterrenza proposta dagli Stati Uniti, che però abbiamo visto con l'invasione dell'Ucraina non funzionare più".

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Rete pace e disarmo: "L'impegno contro le armi nucleari è anche umanitario"

Francesco Vignarca, di Rete italiana pace e disarmo, ha ribadito a Fanpage.it l'importanza dell'impegno preso da Paesi come la Germania verso queste cosiddette positive obligations. Nessun obbligo negativo quindi, come appunto il divieto di detenere armi nucleari, ma una maggiore partecipazione negli aiuti alle popolazioni colpite dal nucleare e verso i rimedi ambientali. "Soprattutto la Germania si è comportata in tal senso: Berlino potrebbe non firmare il Trattato, ma versare fondi per gli aiuti ambientali o umanitari. Sono cose che anche noi chiediamo all’Italia. Gli aspetti umanitari, legati al miglioramento della situazione di alcune popolazioni impattate dal nucleare, sono comunque fondamentali. È chiaro che sul tema politico, strategico e militare della minaccia delle armi nucleari c’è un discorso di eliminazione delle testate, ma la seconda gamba di tutto questo discorso è quella umanitaria. Se l’Italia si inserisse in questa prospettiva sarebbe comunque un ottimo risultato", ha spiegato Vignarca.

Anche la Rete italiana pace e disarmo si è detta delusa dal fatto che il governo italiano abbia deciso di non essere presente a Vienna: "In questo momento, quando è chiarissimo a tutti che la minaccia nucleare è alta, che non c'è deterrenza ma ricatto, che alcuni Paesi non vengano nemmeno a discutere del tema è deludente. Il fatto che l’Italia non sia venuta a Vienna non è solo uno schiaffo in faccia alla società civile, ma anche al Parlamento. La risoluzione votata qualche settimana fa alla Camera è stata votata da tutti i partiti di maggioranza. Il governo dovrà dirci qualcosa a riguardo".

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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