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Opinioni

E a Napoli bruciano in piazza le bandiere del Pd

Durante una manifestazione di studenti, disoccupati ed autonomi al rogo la bandiera del Partito Democratico. Che a Napoli è all’opposizione sia in Regione che al Comune. E che sarebbe contestato anche se fosse guidato da Gandhi, Martin Luther King o Che Guevara.
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Dopo gli atti vandalici alla storica sede del Pd di via dei Giubbonari, il tentativo di occupazione della sede di Youdem e alcuni episodi di tensione nel corso delle ultime manifestazioni, è ancora polemica per le "proteste" indirizzate nei confronti del Partito Democratico. Questa volta il palcoscenico è Napoli e il copione prevede un grande classico (per la verità di altri luoghi / tempi): il rogo della bandiera. A compiere il gesto "dall'altissimo valore politico, simbolico e ideologico" un gruppo di manifestanti che hanno partecipato all'odierna manifestazione contro la crisi, i tagli all'istruzione e le politiche del lavoro. Nel corteo, partito da piazza del Gesù e giunto fino alla sede della Regione Campania in via Santa Lucia, studenti, disoccupati e membri dei collettivi.

Ovviamente non sono mancate le polemiche, che tra le altre cose fanno riferimento ad una serie di dati di fatto sul merito della protesta. Da una parte si ricorda che il Pd è all'opposizione sia in Regione (bersaglio delle critiche dei disoccupati organizzati per la questione dei corsi di formazione e dello stop ai finanziamenti europei e degli studenti per la parte che riguarda il diritto allo studio), sia al Comune (anche qui polemica su diritto alla casa e spazi autogestiti); così come allo stesso tempo si fa notare che il decreto scuola, varato da un ministro in quota Pd, non presenta i livelli di criticità delle misure Profumo e soprattutto Gelmini (e del resto la contestazione nel resto d'Italia è stata molto più flebile delle precedenti). Dall'altra parte invece si richiama il diritto alla protesta contro il partito che "esprime il presidente del Consiglio e si è reso colpevole di scelte oppressive", come la Tav, gli F35, il pareggio di bilancio. Una contestazione che oggi si arricchisce di una nuova "figura", il rogo della bandiera. E delle solite, immancabili polemiche fra chi lo considera un "segnale inquietante", chi "una semplice cazzata" e chi "un gesto sacrosanto". Benzina sul fuoco, insomma, di cui avremmo volentieri fatto a meno.

Ps: come nota a margine, il parere di chi scrive è che si tratti di un gesto insignificante sul piano del valore simbolico, sia nel senso della contestazione radicale (in ben altri modi si "giudica" una lotta, cari compagni…), quanto in quello della minaccia alla democrazia (gesti isolati, velleitari e privi di legame fra loro). Del resto sembra davvero che negli ultimi mesi ogni attacco al Partito Democratico possa regalare patenti di moralità a chi lo compie, anche a prescindere dal legame reale con le responsabilità di un partito che, sempre a parere di chi scrive, negli ultimi anni ha fatto scelte al limite del paradossale e legittimato contestazione e dissenso, soprattutto all'interno di quelle fasce sociali che avrebbe dovuto "rappresentare". Allo stesso modo la sensazione è che al punto in cui si è giunti, le primarie del Pd avrebbe potuto vincerle anche Gandhi, Martin Luther King o Che Guevara: la bandiera l'avrebbero bruciata lo stesso.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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