Due per mille, la classifica dei partiti che prendono più soldi dal finanziamento pubblico
Il due per mille, il meccanismo varato nel 2013 per sostituire il finanziamento pubblico ai partiti, dopo dieci anni è tornato in discussione con una proposta in Senato – rapidamente fermata dal Quirinale perché non sembrava opportuno inserire la questione in un decreto che riguarda altro. Con il sistema attuale, il partito più premiato dagli elettori è sempre stato il Partito democratico. Al secondo posto, negli ultimi anni si è piazzato Fratelli d'Italia, mentre in passato era stata la Lega.
Negli ultimi giorni al Senato è arrivata l'iniziativa del governo Meloni per modificare il due per mille, cambiando radicalmente degli emendamenti che erano stati proposti da Alleanza Verdi-Sinistra e Pd. Questi proponevano di alzare il tetto massimo degli incassi per i partiti da 25 a 28 milioni di euro, visto che probabilmente quest'anno le somme assegnate volontariamente dagli italiani raggiungeranno questa soglia.
Il governo invece ha chiesto di cambiare il sistema utilizzando anche i soldi dei cittadini che non scelgono nessun partito: cosa che potrebbe portare fino a 42 milioni di euro all'anno. Poi, lo stop del Quirinale ha obbligato i partiti a un passo indietro. Ma questo non significa che sia sparita l'idea di cambiare il sistema. E, guardando agli incassi degli scorsi anni, si può anche capire quali sarebbero i partiti che guadagnerebbero di più con un ‘ampliamento' del finanziamento pubblico.
Il Pd è il partito che incassa di più con il due per mille, FdI al secondo posto
Come premessa generale, va sottolineato che la percentuale di cittadini che scelgono di devolvere il due per mille a un partito è molto bassa. I contribuenti che compilano la dichiarazione dei redditi sono oltre 41 milioni, ma a scegliere una forza politica sono circa 1,7 milioni.
Nelle dichiarazioni dei redditi del 2023, come sempre, il Partito democratico è stato quello più scelto. L'hanno indicato come beneficiario oltre 531mila persone, un numero in crescita rispetto agli anni precedenti (475mila nel 2022, 464mila nel 2021) anche se lontano dai 602mila raggiunti nel 2017.
All'ultima tornata, queste selezioni hanno portato a introiti per 8,1 milioni di euro per i dem. Ben più in basso si è piazzato Fratelli d'Italia, al secondo posto con 348mila preferenze e 4,8 milioni di euro ricevuti. A chiudere il podio è stato il Movimento 5 stelle, con 175mila sostenitori per un totale di 1,8 milioni di euro.
La crescita di FdI è stata molto rapida. Già nel 2022 era al secondo posto, ma con un numero decisamente più basso di indicazioni nella dichiarazione dei redditi: 234mila. L'anno ancora prima erano stati 209mila, nel 2020 erano 164mila e a superare il partito di Giorgia Meloni c'era la Lega (con 206mila), mentre nel 2019 i donatori erano 93mila e prima ancora si aggiravano attorno ai 50mila.
Il crollo della Lega nelle quote del due per mille dopo il boom Salvini
Un percorso inverso a quello della Lega di Salvini. Nelle dichiarazioni del 2018 il Carroccio aveva ottenuto 187mila preferenze, al secondo posto, e la ‘vecchia' Lega Nord si era piazzata al terzo con 81mila persone. Per un totale di 268mila donatori leghisti. L'anno dopo la Lega salviniana era salita a 274mila, oltre ai 63mila rimasti fedeli alla versione nordista del partito. Da allora, questi numeri si sono più che dimezzati.
Poi, insieme all'ascesa di Meloni, è arrivato il calo di Salvini. Circa 206mila preferenze nel 2020, 162mila nel 2021, 99mila nel 2022 e 91mila lo scorso anno. Di questi, oltre la metà (circa 50mila) erano nelle ‘roccaforti' Lombardia e Veneto. Nel frattempo, la Lega Nord è scesa sotto quota 40mila, e peraltro la sua distanza politica con il segretario del Carroccio si è allargata sempre di più.
I casi di Movimento 5 stelle e Forza Italia
Un caso particolare è quello del Movimento 5 stelle, che ha iniziato solo l'anno scorso a ricevere il due per mille. Fino al 2022 infatti non era iscritto al registro dei partiti politici, anche se a fine 2021 una votazione degli iscritti aveva dato il via libera per iniziare a incassare il contributo pubblico. Avvenute le pratiche burocratiche, il 2023 è stato il primo anno in cui gli elettori hanno potuto scegliere di donare al M5s.
Anche Forza Italia presenta una situazione caratteristica: nonostante nei sondaggi sia stabilmente tra i principali quattro o cinque partiti italiani, nelle dichiarazioni dei redditi dello scorso anno è stato solo al tredicesimo posto tra i più scelti dai contribuenti. Solo 35mila donatori, superato da tutti i principali partiti (Pd, FdI, M5s, Lega, Avs, Italia viva, +Europa, Azione), ma anche da Articolo 1, Sud chiama Nord e dalla Lega Nord.
I numeri per FI non sono mai stati molto alti, il picco di 62mila donatori si raggiunse nel 2017. Ma grazie al reddito medio elevato dei contribuenti che scelgono il partito guidato fondato da Silvio Berlusconi, le somme incassate sono state più significative. Proprio nel 2017, ad esempio, Forza Italia fu il quinto partito per numero di donazioni ma il terzo per incassi. L'anno scorso come detto è stato tredicesimo per donatori, ma decimo per entrate.