Draghi: “Per ora non modifichiamo il Pnrr, ma il Patto di stabilità è inadeguato e va cambiato”
"Per ora una modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza è prematura, mentre le regole sul Patto di stabilità sono inadeguate oramai da anni". Il presidente del Consiglio Mario Draghi risponde così, durante il question time alla Camera, a un'interrogazione della Lega sugli effetti del conflitto in Ucraina sul Pnrr e sulla possibile proroga della sospensione del Patto di stabilità e crescita.
Secondo Draghi il governo sta seguendo attentamente le conseguenze sull'economia della crisi geopolitica in atto, in particolare c'è molta attenzione sull'incremento del prezzo dell'energia e delle materie prime. "Purtroppo– spiega il premier- il governo non può fermare questi eventi, ma dobbiamo muoverci con rapidità e azione per difendere il potere d'acquisto delle famiglie e la competitività delle nostre imprese, anzi direi la loro sopravvivenza".
Quindi ricorda che la normativa europea legata al Next Generation Ue prevede che gli Stati membri possano richiedere modifiche ai piani nazionali in caso di situazione straordinarie che mettono a rischio il raggiungimento degli obiettivi. Si tratta però di un processo che richiede una nuova negoziazione con l'Unione europea, definito "prematuro in questa fase". In corso ci sarebbe quindi un'analisi degli effetti della guerra sul Pnrr, in base alla quale "verranno valutati i rischi e si prenderanno nuovi provvedimenti".
Draghi: "Il Patto di stabilità non è in linea con le priorità dell'Ue"
Quanto al Patto di stabilità Draghi è chiaro. "Molte delle regole che ci hanno accompagnato negli ultimi anni – dice- vanno rilette, in particolare la guida fiscale per il 2023, tant'è che la Commissione Ue ha proposto di rilanciare la decisione sull'attivazione o disattivazione della clausola di salvaguardia a quando saranno disponibili le previsioni economiche di primavera. Queste regole di bilancio sono in generale inadeguate e questa considerazione vale ancore più oggi, per questo continueremo la discussione su questo".
Quindi, a braccio, aggiunge che le regole "non tengono conto delle priorità strategiche definite dall'Ue negli ultimi due anni: clima, energia e difesa. Occorre ripensare ai criteri generali e questo tema sarà al centro delle discussioni del Consiglio europeo informale di domani". Difficile alle clausole del rapporto tra deficit e Pil al 3% e tra debito e Pil al 60%.