Draghi non farà nulla di quel che voleva Renzi
Soltanto un mese fa il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, poneva una serie di questioni al governo allora guidato da Giuseppe Conte. Il mancato accordo su alcuni di questi temi ha portato alla crisi e alla decisione di Renzi di rompere. Da qui la nascita del nuovo esecutivo, guidato da Mario Draghi. Un successo, secondo i piani del leader di Italia Viva, che ritiene Draghi la migliore persona possibile per la guida del Paese. Eppure dal punto di vista politico per Renzi al momento sembra ci sia poco da festeggiare: la maggior parte delle richieste da lui avanzate sembra che non verranno accolte dal presidente del Consiglio, stando a quanto dichiarato durante il discorso programmatico di oggi al Senato. Il Mes e la cancellazione della quota 100 non sono mai stati citati da Draghi, la governance collegiale sul Recovery plan sembra non esserci, così come sembra poter rimanere in piedi il precedente impianto del piano italiano.
Il Recovery plan
Renzi ha più volte criticato il Recovery plan del governo Conte. Oggi, però, Draghi ha riconosciuto la “grande mole di lavoro” svolta, con un programma da “approfondire e completare”. La versione finale che adotterà il governo non cambierà strutturalmente più di tanto: “Le Missioni del programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente”. Per il presidente del Consiglio finora il Recovery plan “è stato costruito in base ad obiettivi di alto livello e aggregando proposte progettuali in missioni, componenti e linee progettuali. Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del programma”. Sul Recovery c’è un altro passaggio che non piacerà a Renzi, quello sulla governance. Il leader di Iv aveva chiesto di non affidarla alla task force e ai tecnici di cui aveva parlato Conte, ma chiedeva più collegialità. Che probabilmente non ci sarà neanche con Draghi: la governance spetterà infatti al ministero dell’Economia, “con la strettissima collaborazione dei ministeri competenti”. Niente passaggi in Consiglio dei ministri o con i partiti della maggioranza, quindi.
La gestione dell’emergenza sanitaria
Renzi ha più volte chiesto un cambio di passo anche sulla gestione dell’emergenza sanitaria. Già la conferma del ministro della Salute, Roberto Speranza, da questo punto di vista sembra andare nella direzione di una continuità rispetto al passato e di una linea più rigorista di quanto vorrebbe Renzi. Quando Draghi parla della somministrazione del vaccino, inoltre, fa un riferimento ai tamponi, sembrando di apprezzare la gestione durante la prima fase della pandemia: “Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati”. Per il presidente del Consiglio sulla gestione della sanità il “punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base”. Ma non attraverso il Mes, scomparso dai radar.
Renzi vuole il Mes, Draghi non ne parla
Renzi negli scorsi mesi ha più volte chiesto l’adesione al Mes sanitario per il Covid: una condizione ritenuta imprenscindibile per sostenere il governo Conte. Ma che ora sembra passare in secondo piano. Anche perché Draghi non lo nomina mai e, anzi, quando parla di sanità in riferimento al Recovery sembra lasciar intendere chiaramente che i soldi per la salute devono essere presi dal Recovery, non da altri strumenti: “Nella sanità dovremo usare questi progetti per porre le basi, come indicato sopra, per rafforzare la medicina territoriale e la telemedicina”, dice parlando dei fondi del piano Next Generation Eu.
Il ruolo di Arcuri
Altra richiesta reiterata da Renzi è quella di rimpiazzare il commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri. Renzi ha più volte sottolineato che il problema non fosse Arcuri di per sé, ma i troppi ruoli e i troppi poteri a lui affidati. Il leader di Iv ha spesso criticato la gestione del piano vaccinale, ma in realtà Draghi ha sottolineato come il problema sia avere i vaccini, non la loro somministrazione, anche se il presidente del Consiglio sembra voler in parte modificare il piano vaccinale, puntando maggiormente sulla Protezione civile e sull’esercito. Draghi, però, non parla di Arcuri né dei suoi ruoli e, al momento, non dice di volerlo sostituire o levargli qualcuno dei suoi incarichi.