Draghi: “L’Ue deve sostenere l’Ucraina e Zelensky, ora serve un cessate il fuoco”
Comincia ricordando David Sassoli il discorso del presidente Draghi al Parlamento europeo. Poi il capo del governo sottolinea subito: "La guerra in Ucraina pone l’Unione Europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia". Si tratta di "una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica". Draghi ricorda anche l'emergenza sanitaria, la pandemia di Covid e gli sforzi fatti con una grande rapidità, dal vaccino al Next Generation Eu. Poi torna sulla situazione attuale: "La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora – spiega – Il quadro geopolitico è in rapida e profonda trasformazione. Dobbiamo muoverci con la massima celerità. E dobbiamo assicurarci che la gestione delle crisi che viviamo non ci porti al punto di partenza, ma permetta una transizione verso un modello economico e sociale più giusto e più sostenibile". Per Draghi l'Unione europea deve andare verso un "federalismo pragmatico" e, se dovesse servire, una "revisione dei trattati".
Il presidente del Consiglio torna poi sulla guerra in Ucraina: "L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione Europea, la pace nel nostro continente – dice Draghi – Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati; sul rispetto dei diritti umani, oltraggiati a Mariupol, a Bucha, e in tutti i luoghi in cui si è scatenata la violenza dell’esercito russo nei confronti di civili inermi". E traccia la rotta: "Dobbiamo sostenere l’Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come il Presidente Zelensky ha chiesto e continua a chiedere di fare. In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste. Vogliamo che l’Ucraina resti un Paese libero, democratico, sovrano. Proteggere l’Ucraina vuol dire proteggere noi stessi e il progetto di sicurezza e democrazia che abbiamo costruito insieme negli ultimi settant’anni".
Per Draghi l'obiettivo è chiaro: "Aiutare l’Ucraina vuol dire soprattutto lavorare per la pace – continua il presidente del Consiglio – La nostra priorità è raggiungere quanto prima un cessate il fuoco, per salvare vite e consentire quegli interventi umanitari a favore dei civili che oggi sono molto difficili". Secondo il premier "una tregua darebbe anche nuovo slancio ai negoziati, che finora non hanno raggiunto i risultati sperati". L’Europa "può e deve avere un ruolo centrale nel favorire il dialogo". E insiste: "Dobbiamo farlo per via della nostra geografia, che ci colloca accanto a questa guerra, e dunque in prima linea nell’affrontare tutte le sue possibili conseguenze. Dobbiamo farlo per via della nostra storia, che ci ha mostrato capaci di costruire una pace stabile e duratura, anche dopo conflitti sanguinosi. L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione Europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica".
"Già oggi la guerra sta avendo un impatto profondo sui nostri Paesi – continua il presidente del Consiglio – Dall’inizio del conflitto, circa 5,3 milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina verso l’Unione europea, soprattutto donne e bambini. È più del doppio del numero di rifugiati presenti nell’Unione alla fine del 2020, circa 2,5 milioni". Draghi sottolinea anche che "l’Italia crede nei valori europei dell’accoglienza e della solidarietà" e ricorda che "abbiamo accolto oltre 105.000 rifugiati ucraini, grazie alla generosità delle famiglie, dei volontari, delle organizzazioni non governative". Ma aggiunge: "Dobbiamo essere pronti a dare continuità al nostro slancio iniziale di accoglienza perché i rifugiati ucraini si integrino al meglio nelle nostre società".
Poi Draghi fa il punto sui temi economici, con l'instabilità causata dal conflitto. E sull'energia chiede una "reazione forte da parte dell'Unione europea". Poi continua: "Nei prossimi mesi dobbiamo mostrare ai cittadini europei che siamo in grado di guidare un’Europa all’altezza dei suoi valori, della sua storia, del suo ruolo nel mondo. Un’Europa più forte, coesa, sovrana, capace di prendere il futuro nelle proprie mani".
Il presidente del Consiglio ripercorre brevemente anche la storia dell'Unione e sottolinea: "Questo lungo cammino di integrazione ha cambiato le nostre vite per il meglio, perché ci ha dato pace, prosperità, un modello sociale di cui essere fieri". Poi ricorda: "Il 9 maggio si conclude la Conferenza sul Futuro dell’Europa e la Dichiarazione finale ci chiede di essere molto ambiziosi. Vogliamo essere in prima linea per disegnare la nuova Europa".
C'è spazio anche per un passaggio sulla difesa comune europea nel discorso di Draghi, che sottolinea ancora: "L’autonomia strategica nella difesa passa prima di tutto attraverso una maggiore efficienza della spesa militare in Europa. È opportuno convocare una conferenza per razionalizzare e ottimizzare gli investimenti". Poi spiega, in un passaggio successivo, che bisogna "superare il principio dell’unanimità, da cui origina una logica intergovernativa fatta di veti incrociati, e muoverci verso decisioni prese a maggioranza qualificata". E su questo Draghi chiede la velocizzazione del processo di allargamento, in modo da non includere solo l'Ucraina, ma anche gli altri Paesi in attesa come Bosnia, Serbia e Montenegro. Sui migranti Draghi chiede ancora una volta una gestione europea dei flussi dal Mediterraneo, affinché sia un "polo di pace".
Poi il presidente del Consiglio torna all'energia: "Abbiamo appoggiato le sanzioni che l’Unione europea ha deciso di imporre nei confronti della Russia, anche quelle nel settore energetico. Continueremo a farlo con la stessa convinzione in futuro – spiega – Nelle scorse settimane ci siamo mossi con la massima celerità e determinazione per diversificare le nostre forniture di gas. E abbiamo preso importanti provvedimenti di semplificazione per accelerare la produzione di energia rinnovabile, essenziale per rendere la nostra crescita più sostenibile". Allo stesso tempo, però, "dobbiamo trovare subito soluzioni per proteggere le famiglie e le imprese dai rincari del costo dell’energia". E insiste: "Sin dall’inizio della crisi, l’Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie. Allo stesso tempo, questa misura consentirebbe di diminuire le somme che ogni giorno inviamo al Presidente Putin, e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare".