video suggerito
video suggerito

Draghi dice che Ue rischia di restare sola in Ucraina: “Basta dire no, agire come unico Stato”

“Dobbiamo agire come un unico stato”, ha detto l’ex premier nel suo discorso all’Europarlamento. Di fronte alle recenti mosse di Trump in politica estera, “possiamo aspettarci di essere lasciati soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa”, ha avvertito.
A cura di Giulia Casula
0 CONDIVISIONI
Immagine

L’Unione europea deve attrezzarsi per fronteggiare i cambiamenti economici e politici internazionali. Ed deve farlo subito il perché il "tempo non è dalla nostra parte". È l'avvertimento lanciato oggi da Mario Draghi nel suo discorso al Parlamento europeo.

"È sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre di più come se fossimo un unico stato. La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo", ha dichiarato l'ex premier italiano.

Cosa ha detto Draghi sui dazi di Trump

Tra le sfide a cui va in contro l'Ue c'è innanzitutto la minaccia dei dazi di Trump. "Quando è stato scritto il rapporto sulla competitività il tema geopolitico principale era l'ascesa della Cina. Ora, la Ue dovrà affrontare i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi, ostacolando il nostro accesso al nostro più grande mercato di esportazione", ha osservato.

Inoltre, le tariffe statunitensi nei confronti della Cina "reindirizzeranno la sovracapacità cinese in Europa, colpendo ulteriormente le aziende europee", ha aggiunto. "In effetti, le grandi aziende dell'Ue sono più preoccupate per questo effetto che per la perdita di accesso al mercato statunitense. Potremmo anche trovarci di fronte a politiche ideate per attrarre le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione", ha specificato. "L'espansione della capacita' industriale negli Stati Uniti è una parte fondamentale del piano del governo per garantire che i Dazi non siano inflazionistiche".

Ucraina e difesa europea

Un altro dossier caldo riguarda l'Ucraina e i possibili negoziati di pace discussi da Trump e Putin, da cui l'Ue per il momento è stata esclusa. "Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa", ha detto l'ex presidente della Bce. Per questo l'Ue deve agire in maniera unita e la sua risposta "deve essere rapida, perché il tempo non é dalla nostra parte", ha avvertito. "Con l'economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce, la risposta deve essere commisurata alla portata delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno un'ulteriore crescita. Velocità, scala e intensità saranno essenziali", ha ribadito.

In particolare, il sistema di difesa dell'Ue è "una delle nostre diverse vulnerabilità dove la frammentazione della capacità industriale lungo le linee nazionali impedisce la necessaria scala. Anche se siamo collettivamente il terzo paese al mondo per spesa, non saremmo in grado di soddisfare un aumento della spesa per la difesa attraverso la nostra capacità produttiva", ha puntualizzato, sottolineando che i "nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo è uno dei tanti esempi in cui l'Ue è inferiore alla somma delle parti", ha concluso.

"Dobbiamo abbassare i pressi dell'energia"

"Dobbiamo abbassare i prezzi dell'energia", ha rimarcato Draghi. Questo è necessario non solo "per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate". L'ex premier ha ricordato che il suo rapporto sulla competitività "identifica una serie di ragioni per gli alti prezzi dell'energia in Europa, oltre al fatto che l'Ue non è un importante produttore di gas naturale: il coordinamento limitato dell'approvvigionamento di gas naturale, il funzionamento del mercato energetico, i ritardi nell'installazione di capacità rinnovabili, reti sottosviluppate, l'elevata tassazione e i margini finanziari", ha elencato.

Questi e altri fattori sono "tutti di nostra creazione e pertanto possono essere cambiati se abbiamo la volontà di farlo". Per farlo le misure proposte sono diverse. "Riforma del mercato energetico, maggiore trasparenza nel commercio di energia, uso più esteso di contratti energetici a lungo termine e acquisti a lungo termine di gas naturale e massicci investimenti in reti e interconnessione", assieme a "un'installazione più rapida delle energie rinnovabili, investimenti in soluzioni di generazione di base pulita e flessibilità a cui attingere quando le energie rinnovabili non generano energia". Allo stesso tempo, "dobbiamo garantire parità di condizioni per il nostro innovativo settore delle tecnologie pulite, in modo che possa beneficiare delle opportunità della transizione. La decarbonizzazione non può significare che perdiamo posti di lavoro verdi perché le aziende nei Paesi con più sostegno statale possono conquistare quote di mercato", ha insistito.

L'ex premier a Bruxelles: "Servono 800 miliardi l'anno"

La Comissione Ue avrà bisogno di "tutto il sostegno necessario" per attuare il suo programma. "I fabbisogno finanziario è enorme: 750-800 miliardi di euro all'anno è una stima prudente", ha avanzato. "Per aumentare la capacità di finanziamento, la Commissione propone un'apprezzabile razionalizzazione degli strumenti di finanziamento dell'Ue. Ma non sono previsti nuovi fondi Ue. Il metodo proposto è quello di combinare gli strumenti dell'Ue con un uso più flessibile degli aiuti di Stato coordinati da un nuovo strumento europeo".

Il successo di quest'operazione tuttavia,  "dipenderà dall'utilizzo da parte degli Stati membri dello spazio fiscale a loro disposizione e dalla loro disponibilità ad agire all'interno di un quadro europeo", ha dichiarato. Il Parlamento Ue dunque, dovrà agire "da protagonista: per costruire l'unità politica, per creare lo slancio per il cambiamento, per chiedere conto ai politici delle loro esitazioni e per realizzare un ambizioso programma d'azione. Possiamo far rivivere lo spirito innovativo del nostro continente. Possiamo recuperare la capacità di difendere i nostri interessi. E possiamo dare speranza ai nostri popoli", ha esortato. "I governi e i parlamenti nazionali del nostro continente, la Commissione e il Parlamento europeo sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in un momento di svolta nella storia dell'Europa. Se uniti, saremo all'altezza della sfida e avremo successo".

"Basta dire no a tutto"

Nel suo intervento all'Eurocamera Draghi ha strigliato Bruxelles. "Tempo fa, ancora prima della conclusione del rapporto, dissi a una riunione che non si può dire no al debito pubblico, no al Mercato unico, no alla creazione dell'Unione del mercato dei capitali. Non possiamo dire di no a tutto, altrimenti bisogna essere coerenti, e ammettere di non essere in grado di mantenere i valori fondamentali per cui questa Unione europea è stata creata. Quindi quando mi chiedete ‘cosa è meglio fare ora' dico che non ne ho idea, ma fate qualcosa!", ha esclamato.

Le reazioni alle parole di Draghi

Le parole pronunciate oggi da Draghi sulla necessità di una Europa che deve agire come fosse un unico Stato "sono musica per le nostre orecchie ma, allo stesso tempo, suonano come un ultimo appello, disperato, per salvare l'unione", ha affermato il segretario di +Europa, Riccardo Magi. "Una sorta di ultima chiamata alle responsabilità che, però, temiamo non verrà ascoltata dai Paesi membri. Dall'Ucraina alle crisi industriali, passando per la fuga di cervelli che ormai ha una dimensione non più italiana ma europea: se l'Unione non riuscirà a trovare una voce comune su tutte le sfide che l'attendono, l'intero progetto rischia di collassare o di assumere una posizione sempre più marginale fino alla totale irrilevanza", ha aggiunto.

"Ad un'Europa che sembra diventata incapace di pensarsi come qualcosa di più che un insieme di pezzi, vasi di terracotta costretti a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro, Mario Draghi offre una strategia unitaria, una via d'uscita e la fiducia che la sua esperienza ha saputo far rinascere in Europa e nel nostro paese: ‘si può fare', ha ribadito oggi. Adesso bisogna agire: prolungare l'inerzia significherebbe la fine", ha scritto in una nota Elena Bonetti, vicepresidente di Azione.

Diversa la linea di Forza Italia. I governi tecnici di Mario Monti e Mario Draghi "hanno depresso l'economia", ha detto il capogruppo degli azzurri al Senato, Maurizio Gasparri, commentando le parole di Draghi. Questo "governo di centrodestra ha creato occupazione senza" ricorrere a "piani mirabolanti", ha sottolineato.

Per Davide Farone (Italia Viva), gli avvertimenti dell'ex presidente della Bce "rappresentano un’ultima chiamata per gli stati europei. Se vogliamo dare un futuro all’Europa gli Stati europei devono ascoltarli, basta traccheggiare", ha dichiarato. "Questo vale innanzitutto per Giorgia Meloni, sempre combattuta tra gli interessi europei e la fedeltà a Donald Trump, che la riempie d’attenzioni ma contestualmente lavora contro l’Italia. Per la presidente del Consiglio il tempo delle ambiguità è finito. È venuto il momento di dare il suo contributo a un’Europa che risponda con una sola voce e con rapidità alle sfide esistenziali che l’attendono", ha concluso. Anche per l'europarlamentare Pd, Matteo Ricci, il discorso dell'ex premier va ascoltato. "Contro le sfide globali, l'Europa agisca come uno stato unico. Oggi come non mai, le parole di Mario Draghi vanno ascoltate. Segnano la strada per un'Europa unita, più forte e capace di essere leader nel mondo che cambia. Non c'è più tempo da perdere", ha ribadito.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views