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Draghi conferma aumento spese militari al 2% del Pil, ma “serve una difesa europea”

Il presidente del Consiglio Mario Draghi conferma l’intenzione del governo di portare la spesa militare al 2% del Pil: “Su questo fronte la risposta non può che essere europea, perché gli investimenti sono significativi”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la conferenza stampa sul nuovo decreto Energia ha confermato l'intenzione del governo a portare la spesa per la difesa al 2% Pil. "La determinazione a portare al 2% le spese militari c'è, quando farlo e come farlo è tutto da discutere ma anche su questo fronte la risposta non può che essere europea, perché gli investimenti sono significativi. Sono investimenti impensabili se dovessero gravare solo dai bilanci nazionale", ha detto il presidente del Consiglio.

Draghi ha risposto a una domanda sull'ordine del giorno approvato mercoledì in Parlamento per l'aumento della spesa militare fino al 2% del Pil. L'ordine del giorno era stato proposto dalla Lega, ed è passato a larghissima maggioranza, con 391 sì su 421 presenti, e 19 no. Nel testo approvato si specifica che l'esecutivo dovrà "avviare l'incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2 per cento del Pil", "predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione, a tutela degli interessi nazionali, anche dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti energetici".

"Parlavamo prima – ha spiegato il premier nel corso della conferenza stampa di questa sera – di una risposta europea alla crisi energetica, chiaro che anche su questo fronte la risposta non può che essere europea. Gli investimenti sono significativi per tutti i paesi, l'Italia è messa a metà ma sono impensabili questi investimenti se dovessero pesare sui singoli paesi". 

Secondo Draghi "lo sforzo maggiore è quello del coordinamento per creare una difesa europea. L'Unione spende per difesa militare due o tre volte la spesa della Russia, eppure nessuno pensa che abbia forze tali da contrastare la Russia o altri potenziali nemici, evidentemente c'è un problema di coordinamento, che attraversa tutta la filiera. È chiaro che se si fa una difesa europea bisogna studiare una collocazione degli impianti di produzione in tutta Europa. Poi ci sono problemi finanziari che non si risolvono se non si fa una difesa europea". 

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