Draghi bacchetta gli psicologi 35enni, ma l’obbligo vaccinale per la categoria l’ha introdotto lui
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la conferenza stampa di ieri, ha giustificato i ritardi nella campagna di vaccinazione prendendosela con i "furbetti" del vaccino, cioè coloro che pur avendo meno urgenza rispetto ad altri soggetti fragili, che dovrebbero essere immunizzati in via prioritaria, hanno comunque ricevuto il siero anti Covid: "Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto a rischio concreto di morte persone over 75 o persone fragili?".
Ancora più esplicito è stato il premier con una categoria in particolare, quella degli psicologi, bacchettati perché hanno accettato di sottoporsi alla vaccinazione: "Smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani, i ragazzi, gli psicologi di 35 anni, queste platee di operatori sanitari che si allargano". Draghi ha scaricato così la responsabilità sulle Regioni, ma ancora di più ha puntato il dito contro gli stessi lavoratori che, anche per senso civico, hanno risposto positivamente ai tanti appelli lanciati dal governo.
Chiaramente non si tratta di una libera scelta di questi professionisti, che non hanno saltato alcuna fila, ma si sono limitati a rispettare l'indicazione che era stata data dal governo nel piano vaccinale. Invece di seguire il criterio dell'età la prima categoria che è stata inserita nel programma di vaccinazioni è stata proprio quella del personale sanitario, in cui rientrano medici, infermieri, operatori delle Rsa e anche psicologi, a cui è stato somministrato prevalentemente il vaccino Pfizer (quello utilizzato anche per i fragili e gli over 80).
Ma c'è di più. È stato lo stesso Ordine degli psicologi a sollecitare i suoi iscritti affinché provvedessero a immunizzarsi. L'Ordine professionale ha richiamato il decreto legge 44 del 1 aprile che ha appunto introdotto l’obbligo vaccinale per tutti i professionisti sanitari: l'obbligo è previsto per coloro che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali. Gli unici casi per i quali è prevista una deroga sono quelli in cui sono accertati pericoli per la salute, "in relazione a specifiche condizioni cliniche" documentate e attestate medico di medicina generale.
Dunque anche gli psicologi che intendono svolgere le prestazioni lavorative, sia da dipendenti sia da partite Iva, devono sottoporsi alla vaccinazione. Gli ordini professionali regionali hanno quindi trasmesso alle Regioni di riferimento i dati anagrafici di tutti i loro iscritti, a prescindere da una loro precedente adesione al piano vaccinale. Un'operazione preliminare, per facilitare poi controlli a tappeto da parte della Regione.
Nei casi in cui un professionista si sottragga all'obbligo vaccinale la Asl determina la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che prevedono contatti interpersonali che possono mettere a rischio la salute della comunità, dando immediata comunicazione scritta all’interessato, al datore di lavoro e all'Ordine di appartenenza. Quindi come si vede la norma è molto chiara e non lascia spazio alla libera interpretazione: chi vuole continuare a esercitare la professione a contatto con il pubblico non ha alternative.
Le proteste
Dopo le dichiarazioni del premier Draghi sono scoppiate le polemiche, e i professionisti interessati si sono fatti sentire. "Nessuno di noi ha chiesto di avere priorità, è stato il Governo a decidere le priorità vaccinali, ed in queste sono state incluse tutte le professioni sanitarie. Perché addirittura l'ultimo Decreto trasforma la facoltà in obbligo, esteso a tutti gli iscritti agli Ordini sanitari. Perché queste priorità e questi obblighi non sono determinati dal fine di proteggere i sanitari ma le persone, bambini e adulti, da loro seguiti", ha scritto David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine degli Psicologi.
In un post rivolto al presidente del Consiglio ha scritto: "Non ci sono solo gli Psicologi del SSN, ma ci sono le migliaia di psicologhe e psicologi che lavorano nella scuola per sostenere il disagio determinato da un anno di scuole chiuse; ci sono, signor Presidente, le migliaia di di psicologhe e psicologi che lavorano con soggetti fragili, bambini diversamente abili, con problemi di sviluppo e con le loro famiglie; ci sono, signor Presidente, le migliaia di psicologhe e psicologi che lavorano con gli anziani, RSA, malati oncologici, persone con patologie croniche, nel fine vita; ci sono, signor Presidente, le migliaia di psicologhe e psicologi che sono a fianco delle tante, troppe persone, che non ricevendo risposte dal pubblico per la mancanza scandalosa di psicologi, si rivolgono al privato. Come li vogliamo considerare, signor Presidente, queste decine di migliaia di professionisti della salute psicologica? Ma soprattutto, come vogliamo considerare i bambini, i giovani, le donne, gli uomini, gli anziani, che stanno aiutando e che non sono vaccinati o non possono esserlo? Persone che non meritano nessuna protezione? Le persone che in Italia, ogni giorno, hanno bisogno di un aiuto psicologico sono un popolo".