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Covid 19

Dpcm, ipotesi divieto asporto per i bar dopo le 18: Regioni preoccupate dalla nuova stretta

All’incontro di questo mattina tra i ministri Boccia e Speranza e le Regioni i governatori hanno espresso perplessità in merito al divieto di asporto dopo le 18 che potrebbe essere introdotto dal nuovo dpcm. Della questione di discuterà ancora in un incontro fissato per giovedì. Toti: “Ho detto al Governo di essere contrario al divieto di asporto take away per ristoranti e bar dopo le 18”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo l'incontro di questa mattina tra i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza e le Regioni è quasi certo che nel nuovo dpcm anti Covid potrebbe rientrare anche lo stop all'asporto per bar, tavole calde, gelaterie, pasticcerie, pub, dopo le 18. Lo scopo dell'esecutivo è quello di varare una stretta che possa limitare ulteriormente gli assembramenti davanti ai locali. Fino ad ora le misure restrittive permettevano l'asporto fino alle 22, orario in cui scatta il coprifuoco notturno fino alle 5. Mentre il servizio a domicilio è consentito senza limiti di orario, questo con il nuovo provvedimento non cambierà.

Ma le Regioni hanno espresso più di una perplessità, per le ricadute che l'introduzione del divieto d'asporto dopo le potrebbero avere sul piano economico e occupazionale. Da quando è stato introdotto il sistema a ‘zone' i bar e i ristoranti possono aprire al pubblico solo in zona gialla, e possono avere massimo quattro clienti per tavolo, a meno che non siano conviventi. In zona arancione e rossa possono lavorare solo con l'asporto o il domicilio. Ridurre ulteriormente l'orario di vendita al pubblico rischierebbe di danneggiare ancora di più una categoria che soprattutto durante il periodo natalizio, è stata interessata da chiusure e restrizioni.

"Ho detto al Governo di essere contrario al divieto di asporto take away per ristoranti e bar dopo le 18", ha detto il presidente della Liguria Giovanni Toti su Facebook, al termine dell'incontro di questa mattina. "Queste attività, pur potendo continuare con le consegne a domicilio, rischiano di essere penalizzate ancora di più, dopo aver già subito pesanti restrizioni. Bene invece l'introduzione di una zona bianca, come avevamo proposto già oltre un mese fa, cioè una zona dove, virus permettendo, si possa cominciare un lento ritorno alla normalità".

La richiesta avanzata al governo dalla Conferenza delle Regioni, dalla Anci, l'Associaione nazionale dei Comuni, e dall'Upi, l'Unione delle Province italiane, è sostanzialmente quella di valutare attentamente tutte le conseguenze. Il nuovo incontro per discutere della questione è previsto per giovedì. Da venerdì entrerà poi in vigore il nuovo dpcm.

L'allarme era stato lanciato già questa mattina da Matteo Renzi, che ha sottolineato l‘urgenza prevedere gli indennizzi per le attività di ristorazione: "Diciamo al Presidente del Consiglio ‘Corri, presenta il documento del Recovery Plan, presenta i ristori'. Ieri hanno detto che adesso chiuderanno i bar anche per l'asporto dopo le 18.00, io non dico più niente, non dico se è giusto o no, poi però dovrai restituirgli i soldi", ha detto a Rtl 102.5. "Il barista – ha sottolineato – non chiude per colpa sua, ma chiude perché c'è il Covid, e se tu Stato decidi che per un interesse superiore lo chiudi, devi dargli i soldi, quindi facciamolo questo decreto Ristori cinque. Sono questioni in cui c'è bisogno di correre".

Bar e ristoranti sul piede di guerra

Bar e ristoranti vogliono correre ai ripari e potrebbero ricorrere alla ‘disobbedienza civile' per tutelarsi. Lo rende noto il presidente dell'Epat Torino, Alessandro Mautino. "Il periodo ormai troppo lungo di drastiche limitazioni e chiusure dei pubblici esercizi sta affossando un intero settore togliendogli la possibilità di ripartire – spiega Claudio Ferraro, direttore dell'Epat Torino – non ci pare che ipotizzare limitazioni a quelle piccole finestre di attività sia corretto, plausibile e neanche utile; serve solo ad aggravare ancor di più l'economia dei pubblici esercizi. Se si ipotizzano violazioni, come assembramenti davanti ai locali, si facciano i controlli e si irroghino le sanzioni, ma non si colpisca un'intera categoria. Questo approccio ‘chiusi tutti se c'è qualcuno che non rispetta le regole' è sbagliato e neanche etico. È la resa dello Stato e delle amministrazioni deputate, che riconoscono di non poter controllare, ma in un tempo come quello che stiamo attraversando non può che rendere più vivo un senso di ingiustizia per chi le regole le rispetta e vede le proprie attività morire".

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