Dpcm Covid, cosa cambia per ristoranti e bar: chiusura alle 18 ma consentito l’asporto
Il presidente del Consiglio Conte ha firmato il nuovo provvedimento con le restrizioni anti Covid. Il dpcm sarà in vigore da domani fino al prossimo 24 novembre. Nelle prossime ore attesa la conferenza stampa del premier per illustrare le nuove norme.
Le attività dei servizi di ristorazione, quindi bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie "sono consentite dalle 5 del mattino fino alle 18 del pomeriggio", si legge nel testo definitivo del dpcm. Non sarà più consentito quindi fare l'aperitivo nei locali.
Il consumo è consentito per un massimo di quattro clienti per ogni tavolo, salvo che siano tutti conviventi. Dopo le 18 "è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico". Le attività dei servizi di ristorazione saranno consentite dalle 5 di mattina. Diversamente da quanto stabilito nella bozza diffusa ieri, i ristoranti rimarranno aperti la domenica e nei giorni festivi. Permessa dalle 18 in poi invece la ristorazione con consegna a domicilio, fino alle ore 24, così come la ristorazione con asporto con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze.
Resta invece consentita la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive, limitatamente ai clienti e vi alloggiano, "senza limiti di orario".
La stop alle 18 per la ristorazione preoccupa la Coldiretti, per l'impatto sull'intera filiera agroalimentare che potrebbe avere la stretta. Il potenziamento dello smart working ha delle conseguenze dirette per il settore, per la scomparsa della pausa pranzo nei locali. Secondo un'analisi di Coldiretti nell'attività di ristorazione sono coinvolte circa 330mila tra bar, mense e ristoranti lungo la Penisola ma anche 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,8 milioni di posti di lavoro.
"Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di stato", ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di "salvaguardare il sistema agroalimentare nazionale che rappresenta la prima ricchezza del paese e svolge un ruolo da traino per l'intero sistema economico Made in Italy in Italia e all'estero".