Una legge elettorale con i “tempi supplementari” in caso di pareggio. Sarebbe questa la proposta che Matteo Renzi sottoporrà oggi alla direzione del Pd. Un doppio turno di coalizione in cui, però, il ballottaggio scatterebbe soltanto se nessuna delle alleanze dovesse superare il 36%, rendendo così non assegnato il premio di maggioranza del 15%.
Nel caso in cui nessuna coalizione superasse il 36%, le prime due si fronteggerebbero al ballottaggio dopo 15 giorni per contendersi il “bonus” evitando così una distribuzione a quel punto puramente proporzionale dei seggi e una certa ingovernabilità. Ma è sullo sbarramento che si sta consumando una vera e propria guerra di nervi all’interno del Partito democratico.
Al momento le soglie sarebbero del 5% per i partiti coalizzati e dell’8% per le liste singole. I cuperlian-bersanian-fassianiani però stanno dando battaglia: chiederanno di abbassare la soglia per i partiti che corrono da soli. Perchè? Semplice: la minaccia, nemmeno troppo velata, è quella di una scissione. Un eventuale “Nuovo Centro Sinistra” (alla nascita del quale sta lavorando alacremente Massimo D’Alema) potrebbe presentarsi a quel punto da solo alle elezioni con qualche speranza di accedere alla ripartizione dei seggi.
O, comunque, potrebbe seriamente minacciare di farlo, mettendo in seria difficoltà Matteo Renzi. E’ questo il brivido che sta percorrendo il Partito Democratico in queste ultime ore di febbrili trattative.