Doppio cognome ai figli, Bonetti a Fanpage: “Pari dignità a genitori, basta prevaricazione maschile”
Lo scorso 27 aprile la Corte Costituzionale ha comunicato una sentenza storica: i giudici hanno dichiarato incostituzionale la legge che non consente ai genitori, di comune accordo, di attribuire al figlio il solo cognome della madre e quella che, in mancanza di accordo, impone il solo cognome del padre. In base all'indicazione della Corte il nuovo nato assumerà "il cognome di entrambi i genitori nell'ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due". Ora secondo i giudici toccherà al legislatore "regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione". Al momento sono sei i ddl in esame in commissione Giustizia al Senato, e a breve potrebbe essere presentato un testo unico. Ne abbiamo parlato con la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti.
Perché la sentenza della Corte Costituzionale sul doppio cognome è una rivoluzione?
La Consulta stabilisce in modo chiaro e definitivo che i principi costituzionali sui quali si è costruito il nostro sistema sociale e democratico non ammettono una prevaricazione del maschile rispetto al femminile, in nessun aspetto del diritto di famiglia, e in particolare sul tema anagrafico della trasmissione del cognome. Significa che è la Costituzione stessa, la forma fondativa democratica, che impone alla nostra società di essere pienamente paritaria, e che riconosce alle donne e agli uomini pari dignità, di essere protagonisti della storia collettiva del nostro Paese anche attraverso la loro biografia, la loro identità personale. Questa sentenza riconosce anche ai figli il diritto di avere una propria identità che nasce dalla paternità e dalla maternità insieme, non solo dalla paternità o in modo prevalente dalla paternità. È un passaggio veramente rivoluzionario, ora il Paese può e deve fare un passo avanti significativo e dare compimento a questa scelta democratica che la Corte Costituzionale ha chiaramente indicato.
Da quando i bambini verranno registrati all’Anagrafe in automatico con il doppio cognome?
Bisogna attendere che venga depositata la sentenza, perché questa diventi definitivamente operativa. A seguito della pubblicazione si capirà meglio se scatterà un automatismo o meno; ma è altrettanto evidente che è urgente emanare un provvedimento normativo che recepisca la sentenza e definisca tutti i punti, cosa e come fare, per evitare di creare confusione ai cittadini e alle amministrazioni.
Una parte del centrodestra ha detto che una norma del genere non farà altro che generare liti tra i genitori e intasare i tribunali. Che ne pensa?
La condivisione delle responsabilità genitoriali tra madri e padri deve avvenire con una piena parità dei ruoli. Gli eventuali elementi di discussione non si possono certamente risolvere facendo prevalere in automatico il punta di vista maschile. I genitori sono sempre chiamati a scelte importanti in tutto il percorso di crescita dei figli. Anche questa decisione farà parte del processo di condivisione della responsabilità genitoriale, che deve essere sempre di più valorizzata e promossa. C'è la necessità di chiarire con una legge anche la risoluzione di un eventuale conflitto, laddove non si trovasse un accordo, nell'ottica di una semplificazione della vita dei cittadini e delle cittadine.
Secondo lei la legge dovrebbe essere retroattiva?
Credo che la legge debba prevedere una forma di retroattività, che deve essere opportunamente regolamentata. Bisogna quindi indicare in modo chiaro una procedura, che deve essere semplice e rispettosa dell’identità personale.
C'è il rischio di una moltiplicazione dei cognomi per le future generazioni?
Non c'è assolutamente questo rischio. La Spagna può essere un modello di riferimento. La legge chiarirà questi aspetti, penso che la soluzione migliore sia che i genitori abbiano la possibilità di scegliere se dare il cognome del padre, quello della madre, o entrambi i cognomi nell'ordine che ritengono. Nell'eventualità di un doppio cognome, nel passaggio alla generazione successiva, è importante che si mantenga uno solo dei due cognomi, in modo tale che non si arrivi a una moltiplicazione dei cognomi di generazione in generazione. Se una scelta poi viene fatta per un figlio questa deve essere mantenuta anche per gli altri figli.
Una nuova legge arriverà entro questa legislatura?
Dobbiamo farcela, era già una legge attesa dal 2016, da quando la Corte Costituzionale ha sollecitato il Parlamento a muoversi in questa direzione. Credo che oggi la politica debba assumersi la responsabilità di dare una risposta che è stata dichiarata urgente. Le istituzioni non possono permettersi questa volta di rimandare.
Per quanto riguarda le adozioni dei bimbi ucraini, per i quali era stata quasi ultimata la procedura di adozione internazionale, a che punto siamo? In audizione ha detto che ci sono 107 adozioni sospese, quando potranno essere sbloccate?
Sono state concluse 4 adozioni, delle 19 procedure adottive in stato avanzato, che riguardano in tutto 24 minori. Un genitore si è già recato in Ucraina per procedere al ricongiungimento con il figlio adottato, e stiamo lavorando per portare a termine in modo repentino anche le altre. Siamo in contatto con le autorità ucraine per velocizzare il più possibile le altre adozioni che si trovavano già in un stato avanzato ma che non erano ancora state formalizzate. Ovviamente, nella tutela e nell’interesse primario del minore, come ha sottolineato anche l’autorità ucraina, tutte le procedure devono avvenire secondo quanto previsto dalla normativa internazionale e dagli accordi bilaterali che abbiamo costruito con il Governo dell’Ucraina. Sono sospesi gli altri 107 procedimenti adottivi, ma in quei casi non era stato ancora avvenuto l'abbinamento con la famiglia. Ma sospesi non vuol dire annullati: continueremo a lavorarci incessantemente. Dobbiamo tenere conto però del fatto che stiamo parlando di un Paese in guerra.
In Italia sono arrivati oltre 3.200 minori non accompagnati dall'Ucraina. Come si possono proteggere dai rischi di tratta?
È la questione principale a cui stiamo prestando attenzione. Il governo ucraino è molto attento alla tutela delle bambine e dei bambini che stanno lasciando il Paese. Come ministri dell'Ue abbiamo chiesto con forza che si aprissero corridoi umanitari prevalentemente per mettere in sicurezza questi minori, ma i dati ci dicono che purtroppo questo non sta accadendo. Bambine e bambini sono vittime innocenti di una invasione che sta mostrando tutta la sua drammaticità, e che è totalmente da condannare. Abbiamo affermato che quello che sta succedendo è una lesione dei diritti universali previsti dalla Convenzione delle Nazioni Unite. Abbiamo costruito una modalità tracciata e sicura per l’arrivo dei bambini nel nostro Paese, grazie anche al lavoro delle ong.
Come vengono gestiti questi bambini, una volta arrivati in Italia?
Una volta arrivati in Italia questi bambini entrano nel nostro sistema di accoglienza e protezione per minori stranieri non accompagnati. È stato nominato dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, un commissario straordinario, il prefetto Ferrandino. Presso la Protezione civile è stato istituito un Tavolo, al quale partecipiamo, che si occupa proprio di questi casi e del coordinamento delle azioni di accoglienza. Attraverso la rete dei tribunali minorili si procede con l'affidamento temporaneo nelle famiglie o nelle comunità dedicate. Per esempio c'è un gruppo di 21 ragazzi minorenni che grazie ad un accordo con Save the Children siamo riusciti a portare in Italia, e in questo momento si trova presso l'Istituto degli Innocenti di Firenze. È un'esperienza positiva perché questi bambini, che erano una comunità, non sono stati separati. È importante comunque, al di là di questi percorsi in sicurezza, che questi bambini possano accedere a tutti i servizi e ai processi di integrazione, a partire dalla scuola e dalla continuità educativa.
Anche quest’anno sono previsti i Centri estivi per i bambini, come già accaduto in questi due anni di pandemia. La novità è l’apertura dei centri ai bambini ucraini, che tipo di attività ci saranno?
Ci stiamo lavorando, è mia intenzione dare ai Comuni un sostegno operativo e finanziario – che sarà definito insieme ad Anci – per poter organizzare attività di educazione non formale, extrascolatiche, che nei mesi estivi sono fondamentali per dare sostegno alle famiglie. Si tratta di attività che favoriranno appunto l'integrazione dei bimbi ucraini nella comunità locale, e aiuteranno le donne ucraine con figli ad avere anche uno spazio di sostegno rispetto ad eventuali esperienze lavorative che potranno intraprendere. Metteremo in rete le associazioni del Terzo settore insieme agli enti locali per costruire questi percorsi di accoglienza. Visto che ci saranno bambini che parleranno lingue diverse, vanno previste ad esempio, figure di mediazione linguistica, operatori ed educatori formati. Penso che possa essere un’esperienza molto positiva e reciprocamente arricchente, nel segno di un’Europa che noi vogliamo costruire anche a partire dall’incontro dei più piccoli.
Che tipo di finanziamento è previsto?
Questo sarà definito in base alle esigenze, siamo in una fase ancora progettuale.
Il Green pass non sarà più richiesto dal 1 maggio. Fino al 15 giugno le mascherine restano obbligatorie per trasporti, spettacoli ed eventi sportivi al chiuso, e per la scuola fino alla fine dell’anno scolastico. Ci avviamo a un’estate di normalità, in cui le mascherine non saranno più obbligatorie in nessun luogo e rimarranno una semplice raccomandazione?
Questo governo ha da subito utilizzato un metodo: di volta in volta, a seconda dell'evoluzione del virus, ha dato indicazioni e regole che rispondevano esattamente alla situazione epidemiologica. Ci aspettiamo, in base ai dati che abbiamo, che si tornerà a una situazione di normalità, sapendo però che il virus non sarà scomparso e quindi delle regole di comportamento prudenziali dovranno essere mantenute. Quello che va evidenziato è che la strategia che abbiamo messo in campo, soprattutto con le vaccinazioni, ha fatto sì che oggi il nostro Paese si trovi nelle condizioni di non essere più in uno stato d'emergenza, e di avere una diffusione del virus assolutamente controllata.
La sfida è arrivare all'inizio dell'anno scolastico senza mascherine in classe?
L'auspicio è che l'utilizzo della mascherina, soprattutto per i più piccoli e a scuola, possa essere rimosso il prima possibile. Certamente abbiamo la consapevolezza che anche l'utilizzo delle mascherine ha permesso quest'anno di avere una scuola totalmente in presenza e senza sospensioni, una battaglia su cui il governo Draghi si è impegnato fin da subito, per restituire ai ragazzi un diritto primario e uno spazio di socialità.