Dopo il flop dei centri migranti in Albania il governo Meloni pensa a nuovo decreto: cosa può cambiare
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Finora i centri migranti in Albania (annunciati dal governo Meloni quasi un anno e mezzo fa, a novembre 2023, e diventati operativi a ottobre 2024) sono stati un flop. In quattro mesi, tre viaggi della Marina militare hanno trasportato alcune decine di persone nelle strutture. E queste sono sempre state riportate in Italia nel giro di pochi giorni, o perché non potevano trovarsi lì – in quanto minorenni o vulnerabili – o perché i giudici incaricati hanno stabilito che il loro Paese di provenienza non era sicuro per loro.
Questo ha portato ogni volta a reazioni di rabbia da parte del governo, anche quando le decisioni del tribunale italiano erano piuttosto prevedibili. In sostanza, i centri sono stati vuoti per la maggior parte del tempo. L'esecutivo italiano, quindi, starebbe valutando di intervenire con un nuovo decreto. L'ipotesi principale sul tavolo sarebbe quella di trasformarli in Cpr. Cosa che potrebbe semplificare le procedure ed evitare di ricevere altre bocciature dai magistrati.
Attualmente, le due strutture sono un centro di prima accoglienza (a Shengjin, dove arrivano le navi e si fanno i controlli più immediati) e un centro di trattenimento in cui restare in attesa che si completi la procedura di richiesta d'asilo rapida. Diventando Cpr – Centri di permanenza per i rimpatri – invece in Albania verrebbero portate le persone migranti che si trovano in Italia irregolarmente e hanno ricevuto un decreto di espulsione.
Secondo quanto riportato da Repubblica, l'idea è che con i Cpr non sarebbe più necessaria una convalida da parte dei giudici di Roma. Le norme che regolano questi centri sono diverse da quelle che finora i magistrati hanno applicato per non convalidare i trattenimenti in Albania. Stando a numerosi retroscena, la premier Meloni ne avrebbe discusso venerdì scorso con il ministro dell'Interno Piantedosi e il sottosegretario Mantovano (un altro vertice sarebbe in programma oggi), ma non ci sarebbe ancora una decisione definitiva su come procedere.
Sicuramente rimarrebbe una versione decisamente ridotta del progetto iniziale. Quello che doveva essere un ‘deterrente', secondo il governo, diventerebbe solo una nuova struttura in cui portare persone già arrivate in Italia che devono essere rimpatriate. Secondo il Corriere della Sera, con questa modifica l'esecutivo potrebbe anche decidere di cedere la gestione dei centri all'Albania.
Nel nostro Paese ci sono già nove Cpr, e il governo Meloni negli anni si è impegnato più volte ad aumentarli (senza mai farlo) nonostante si tratti di un sistema che non funziona. I Cpr spesso mettono le persone detenute in condizioni durissime, per un tempo incerto e in molti casi senza che abbiano commesso reati.
Per il momento la data da attendere è il 25 febbraio, quando la Corte di giustizia europea si riunirà e prenderà una decisione sul funzionamento attuale dei centri – un chiarimento che potrebbe dare ragione ai giudici italiani oppure al governo Meloni. Poi, nel 2026, entrerà in vigore il nuovo Patto migrazione e asilo dell'Ue, che potrebbe facilitare l'esecutivo cambiando le norme sui Paesi sicuri. Resta da vedere se nel frattempo il governo confermerà l'intenzione di fare marcia indietro sui centri albanesi con un nuovo decreto.