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Don Camillo e Peppone sosterrebbero Monti?

Dalla inusuale dichiarazione di Olli Rehn, vice – Presidente della Commissione Europea, un interessante spunto di riflessione: ma quale sarebbe la base del consenso del Governo Monti?
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Mario-Monti-Sarkozy

"Ho sempre apprezzato la cultura italiana, da ragazzo leggevo i libri di Guareschi e mi piace pensare che sia Don Camillo che Peppone oggi sosterrebbero il governo Monti". Con queste parole Olli Rehn, il vice di Josè Barroso alla Commissione Europea e secondo molti il vero "regista occulto" dei cambiamenti istituzionali in Grecia ed Italia, ha manifestato, durante la sua audizione alla Camera, il suo apprezzamento per la costituzione del nuovo Governo a guida Mario Monti. Ora, che alla formazione del liberaldemocratico finlandese abbiano contribuito anche i libri di Guareschi, non è cosa tale da destare meraviglia, nè da richiedere alcun commento che non sia un mero giudizio di chi scrive (tanto per citare la materia di un dibattito in voga su twitter in questi giorni). Pur tuttavia, il ritratto di un Governo "che gode di un ampio consenso nel Paese ed in Parlamento" (come abbiamo scritto nei giorni scorsi), richiede almeno qualche considerazione ulteriore, se non altro per permetterci di "definire meglio il panorama complessivo" ed immaginare i possibili scenari futuri.

E in effetti, a pensarci bene, qual è il Paese che Monti si trova a dover condurre fuori dal pantano? E' il Paese che faticosamente cerca di ricostruire se stesso dopo lo scoppio della bolla berlusconiana? Il Paese della disoccupazione giovanile oltre il 30%? Il paese delle "mobilitazioni rumorose e di breve durata", quello dell'indifferenza e della conservazione, oppure quello del protagonismo e della voglia di riscatto? E' il Paese della responsabilità collettiva o quello della preservazione dei privilegi?

E più che su Don Camillo e Peppone (chiaramente una metafora senza alcuna pretesa), potrebbe essere un esercizio utile cercare di capire "chi potrebbe sostenere Monti", ovvero, per dirla in un altro modo, quale potrebbe essere il bacino di consenso della reggenza temporanea del Presidente della Bocconi. Scrivono Boeri e Bordignon su La Voce: "Il governo Monti ha di fronte a sé quasi una missione impossibile; ma le missioni impossibili si possono fare in situazioni eccezionali e con un grande consenso popolare […] La condizione necessaria perché le riforme e gli indispensabili sacrifici siano accettabili dalla popolazione è che questi siano fatti avendo un chiaro obiettivo in mente e senza dare l’impressione che si voglia penalizzare qualche ceto o gruppo sociale, risparmiando invece qualcun altro". Ed è questo anche a nostro avviso il passaggio chiave dell'intera "operazione Monti", con tutto il carico di perplessità che comporta. Ed in effetti, verrebbe da chiedersi, c'è spazio per un piano complessivo di riforme che sia considerato appropriato e condivisibile dalle differenti forze politiche e allo stesso tempo risponda a criteri di giustizia ed equità sociale? Esiste la possibilità di cambiare radicalmente un Sistema che negli anni ha prodotto sprechi e corruzione (pur garantendo, fino ad un certo periodo, un sostanziale allentamento della tensione sociale)? Un governo tecnico ha la forza e la legittimazione per tentare e riuscire laddove, per incapacità o mancanza di volontà, hanno fallito i Governi della cosiddetta Seconda Repubblica?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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