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Domani l’inchiesta di Report sul caso Giuli, il ministro: “Mai tradito Meloni”

Domani andrà in onda l’inchiesta di Report sul ministro Alessandro Giuli su quello che è stato presentato come un “nuovo scandalo Boccia”. Secondo alcuni retroscena, il titolare del Mic è sicuro di non aver “fatto nulla di sbagliato” quando era alla guida del Maxxi e di non aver “mai tradito Meloni”.
A cura di Giulia Casula
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Non è ancora andata in onda, ma l'inchiesta di Report minaccia di far tremare Palazzo Chigi. Domani verrà trasmessa la puntata che, secondo le anticipazioni uscite gli scorsi giorni, si concentrerà sul ministro della Cultura Alessandro Giuli e su quello che è stato presentato come un nuovo caso Boccia. 

Il titolare della Cultura, che inizialmente aveva minimizzato la questione a "chiacchiericcio mediatico", ora sembra sempre più infastidito dalla faccenda. "Probabilmente vedrò la puntata a casa, in diretta al telefono col mio legale", avrebbe detto ai suoi secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Giuli è sicuro di non aver mai "fatto nulla di sbagliato. Mai tradito la premier Giorgia Meloni".

La puntata molto probabilmente ruoterà attorno alla figura del ministro e al suo passato di militanza nell'organizzazione neofascista Meridiano Zero. "So già cosa trasmetterà Report", avrebbe dichiarato Giuli. "Manderà per esempio in onda un estratto di una intervista a Rainaldo Graziani, fondatore di Meridiano Zero e figlio del fondatore di Ordine Nuovo Clemente Graziani, che mi definisce un traditore. Quindi Graziani rischia di diventare così uno dei miei migliori avvocati", avrebbe aggiunto.

Una parte poi sarà dedicata alla gestione del Maxxi di Roma da parte dell'attuale ministro e del suo ex capo di gabinetto Francesco Spano, a partire dalla decisione di rifiutare il bando da un milione di euro della Regione Lazio per realizzare una Virtual Room. Sotto consiglio del direttore artistico Francesco Stocchi che avrebbe detto "la gestione ci costerebbe migliaia e migliaia di euro. Non ci conviene", Giuli avrebbe declinato.

Poi ci sarebbe la questione della partecipazione del ministro alla stesura del programma della Lega nel 2018, su cui assicura: "Meloni ne era a conoscenza".

Nel lungo retroscena, Giuli entra anche nel merito del presunto caso Boccia, che secondo le dichiarazioni di Ranucci coinvolge "alte cariche di Fratelli d’Italia". Il fatto riguarderebbe la mostra sul Futurismo al Maxxi e in particolare la figura di Alberto Dambruoso, inizialmente nominato come membro del comitato scientifico per la mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna con Gabriele Simongini, ma poi estromesso a causa di vari litigi e non meglio chiariti dissapori.

Secondo Giuli, Report racconterà che nell'uscita di Dambruoso – che a la Stampa ha già detto di "esser stato cacciato e sostituito da chi ha "conoscenze politiche" – ci sarebbe proprio lo zampino dell'ex direttore del Maxxi. Sarebbe lui dunque, il protagonista del nuovo affaire Boccia al maschile.

Ma Giuli rispedisce le accuse al mittente e anzi, si dice amareggiato per l'attenzione mediatica ricevuta. "Giovedì mattina e giovedì sera ho avuto la troupe delle Iene sotto casa, la sera tornavo con mia moglie da Venezia dove ero stato per una presentazione alla Biennale, la troupe mi ha quasi aggredito fisicamente", avrebbe detto. "Mia figlia di 9 anni non smetteva di piangere perché ci stava aspettando sul balcone col fratellino di 6 anni… Va bene servire la Patria, è un dovere essenziale, ma penso che lo sia anche proteggere la propria famiglia, i bambini".

Gasparri chiede intervento dell'Agcom per bloccare Report, Ranucci: "Nessuna violazione"

Intanto il conduttore di Rai 3 ha rivelato di aver ricevuto poche ore fa "la notizia che Gasparri chiede di fermare la puntata di Report", per via delle elezioni in Liguria che si terranno domani e lunedì. "Noi siamo certi che non violiamo nessuna normativa Agcom", ha assicurato Ranucci.

In attesa della puntata di domani il giornalista ha ricordato ai microfoni di Rai Radio2 che "il silenzio elettorale riguarda i politici e i partiti, non i giornalisti. Oltretutto essendo un’elezione territoriale non contempla neanche il numero per l’osservazione della par condicio a livello nazionale. Sono tranquillo", ha concluso.

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