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Dl Semplificazioni, ora è legge: via libera definitivo alla Camera

Approvato oggi in via definitiva dal Parlamento il dl Semplificazioni: ora è legge. I sì sono stati 214, 149 no. Il M5s è il gruppo con il più alto numero di assenti, sommando quelli giustificati e ingiustificati: risultano in missione infatti 31 deputati pentastellati, mentre sono assenti ‘ingiustificati’, e quindi non partecipano al voto, 45 deputati. In 4 votano contro.
A cura di Annalisa Cangemi
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Approvato in via definitiva il dl Semplificazioni, il pacchetto del governo per far ripartire gli investimenti pubblici: ora è legge. Via libera definitivo dunque, dall'Aula alla Camera al provvedimento che ieri aveva ricevuto la fiducia: 214 voti favorevoli, 4 astenuti e 149 contrari.

Il M5s contrario

Il M5s si era già espresso contro alcune norme contenute nel decreto Semplificazioni, in occasione del voto al Senato. Oggi sono stati 4 i pentastellati che hanno votato contro (Berardini, Colletti, Rizzone e Siragusano), mentre sono 45 gli assenti che non hanno partecipato al voto ma che non risultano essere in missione, il cui totale è invece 31, come risulta dai tabulati della votazione. Diversi i banchi vuoti nella maggioranza: nel Pd sono 14 i deputati in missione, sempre 14 quelli che non hanno partecipato al voto, sempre tra i dem un astenuto, Luciano Pizzetti.

Le novità del testo: le norme sugli appalti

Il passaggio parlamentare per la conversione in legge del decreto 76/2020, in vigore dallo scorso 17 luglio, ha portato diverse modifiche, ma complessivamente l'impianto del provvedimento è stato confermato. La prima parte (nei primi nove articoli) riguarda le misure per l'accelerazione della spesa in appalti pubblici, con deroghe al codice dei contratti pubblici, estese di sei mesi fino al 31 dicembre 2021, per assegnare gli appalti con procedure più snelle. Ad esempio o piccoli contratti per esempio potranno essere assegnati in via diretta a imprese di fiducia delle amministrazioni pubbliche fino all'importo di 150mila euro (invece che 40mila) per i lavori e di 75mila euro per servizi e forniture, incluse le progettazioni. Anche per i lavori di importo più alto (da 150mila euro fino alla soglia Ue di 5,5 milioni) le Pa potranno procedere con procedura negoziata a inviti (da 5 a 15 imprese in base agli importi) invece che con una gara aperta a tutti.

Come ricorda il Sole 24 Ore, la grande novità del decreto, confermata da Parlamento, è la maxi-deroga per gli appalti sopra soglia Ue, vale a dire oltre l'importo di 5,35 milioni. Fino al 31 dicembre 2021 gli appalti di una lunga lista di settori (dalle scuole alle carceri, dalle ferrovie alle dighe, fino agli edifici pubblici che ospitano attività istituzionali) potranno essere assegnati in deroga a tutte le leggi, fatti salvi solo le norme penali, il codice antimafia e i principi derivanti dai trattati Ue. Confermati anche i tempi contingentati per l'assegnazione degli appalti, le verifiche antimafia semplificate, la stretta sui ricorsi e l'istituzione di un fondo per la prosecuzione delle opere. Ok anche ai commissari modello Genova con possibilità di deroghe potenti ma solo per opere mirate (da individuare) e l'alleggerimento del danno erariale a carico dei dipendenti pubblici che portano avanti i progetti e l'appesantimento per quelli che invece rimangono inermi, per evitare il fenomeno dello sciopero della firma. Con lo stesso scopo viene anche circoscritto l'ambito di applicazione del reato di abuso d'ufficio (articolo 323 del codice penale).

In materia ambientale poi il decreto velocizza (Segnalazione certificata di inizio attività invece di permesso di costruire) gli interventi di demolizione e ricostruzione nelle città, consentendo anche modifiche alle sagome e ai volumi, equiparati a mere ristrutturazioni edilizie. Ma la novità si applica solo alle periferie, mentre per le ‘zone omogenee A', cioè i centri storici, restano dei paletti legati a sagoma, volume e caratteristiche degli edifici.

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