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Dl Semplificazioni, il governo pone la fiducia: scoppia la bagarre in Aula

Il governo ha posto la questione di fiducia, alla Camera dei deputati, sul decreto Semplificazioni. Dopo l’annuncio del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, è scoppiata la bagarre in Aula, con le proteste del Pd e di Forza Italia, che accusano l’esecutivo di “espropriare” del suo ruolo il Parlamento.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, era stato un chiaro richiamo. Alla maggioranza e al governo. Un invito a ricorrere meno alla questione di fiducia per non comprimere eccessivamente la discussione in Parlamento. Eppure l’appello sembra rimanere inascoltato: il governo ha infatti posto la questione di fiducia sul primo provvedimento discusso dopo l’approvazione della legge di Bilancio, quello sulle semplificazioni. Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha posto la questione di fiducia durante la discussione alla Camera per la conversazione del decreto legge semplificazioni. Un annuncio arrivato subito dopo il voto con cui l’Aula ha respinto la pregiudiziale di costituzionalità presentata da Forza Italia: 274 voti contrari e 206 favorevoli. Il provvedimento, riguardante misure per il sostegno e la semplificazione per le imprese e la pubblica amministrazione, deve essere convertito in legge entro il 12 febbraio.

Con l’annuncio della questione di fiducia è scoppiata la bagarre in Aula, con la protesta delle opposizioni. Il Pd, con Enrico Borghi, parla di “espropriazione” del Parlamento: “Ormai è diventata una consuetudine da parte del governo del cambiamento di non dare al parlamento la possibilità di esprimersi. Ma doveva potersi esprimere il Parlamento su un provvedimento su cui è dovuto intervenire il presidente della Repubblica”. Simone Baldelli, di Forza Italia, attacca: “Il ministro fa cadere il velo di ipocrisie del suo partito. Siamo in tempi di saldi e il ministro applica il tre per uno, con una sola fiducia porta a casa tre provvedimenti”. Baldelli attacca ancora: “Solo per gennaio siamo a una al Senato e una alla Camera: dopo anni di balli e cialtronate, state facendo esattamente quello che facevano i governi precedenti. Forse un po' peggio, con l'ipocrisia di aver chiamato i predecessori nemici del popolo, dunque con l'aggravante della bugia e dell'ipocrisia delle quali ancora non riuscite a vergognarvi”.

Le assunzioni degli agenti di polizia

Una delle questioni al centro del dibattito delle ultime ore sul decreto Semplificazioni è quella riguardanti le assunzioni nel corpo di polizia. Un problema che riguarda coloro i quali hanno superato un concorso nel 2017 per l’assunzione degli agenti di polizia: un emendamento al decreto cambia però la loro situazione. All’epoca del concorso era necessario avere meno di 30 anni e la licenza media. Ora servono 26 anni e il diploma di scuola superiore. Con questo cambiamento vengono esclusi circa un migliaio di vincitori su un totale di 14mila. Oggi si è tenuta una manifestazione di protesta davanti a Montecitorio: “Salvini indossa la divisa della Polizia senza aver sostenuto un concorso. Noi lo abbiamo vinto e non ci fanno entrare in ruolo. È assurdo”, protestano.

Sulla vicenda interviene Maurizio Martina, candidato alla segreteria del Pd: “Esclusi dal concorso di Polizia per effetto delle scelte del governo. Tanti giovani rischiano questa ingiustizia voluta dal ministro Salvini. Quello che mette le divise a favore di telecamere e poi impedisce a tante ragazze e ragazzi di entrare davvero nelle forze dell'ordine”. Critiche anche da Forza Italia, con alcuni senatori che hanno incontrato i manifestanti: “Conosciamo bene questa vicenda ed eravamo contrari all'emendamento che ha modificato in corsa le regole del gioco. Una situazione ingiusta e intollerabile che probabilmente porterà ad una serie di innumerevoli ricorsi, bloccando quindi le eventuali assunzioni ed ottenendo esattamente il contrario di ciò che noi auspichiamo da tempo: maggior personale per le forze di polizia”.

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