La legge sull’affido condiviso di Pillon (Lega) non piace nemmeno a Di Maio: “Così non va”
Nuovo scontro tra gli alleati di governo Lega-M5S. Questa volta il motivo è il disegno di legge del senatore leghista Simone Pillon sull'affido condiviso. È stata organizzata una manifestazione in oltre 60 città contro il dl, che prevede l'affidamento condiviso dei figli nelle coppie separate e l'azzeramento dell'assegno di mantenimento. Per il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio quel testo va cambiato: "Così non va", commenta in un'intervista a Elle settimanale, spiegando che "questa legge non è nei programmi di approvazione dei prossimi mesi". Possibile teme che la presa di posizione di Di Maio potrebbe essere insufficiente: "L'intervento di Di Maio è alquanto sospetto nei tempi, ha le sembianze di una ripicca verso la Lega dopo aver ingoiato il decreto Salvini e aver postdatato la riforma della prescrizione", afferma la segretaria Beatrice Brignone, secondo cui quel testo va stracciato.
Il disegno di legge porta la firma di Pillon, organizzatore del Family Day, che ha fatto già discutere per le sue posizioni contro unioni civili, teorie gender e aborto. "Vogliamo far sì che la separazione abbia il minor impatto possibile sulla vita dei figli. Quando i genitori sono conviventi non c'è uno dei due che è affidatario e l'altro che non lo è, ma entrambi si prendono insieme cura dei figli. Lo stesso paradigma va applicato in materia di separazione e divorzio", ha detto nei mesi scorsi Pillon.
Secondo la nuova legge, che si base sul criterio della ‘bigenitorialità perfetta', verrà meno l'obbligo di versare soldi all'altro genitore, perché il mantenimento dei figli sarà un dovere di entrambi. In caso di mancato accordo tra i genitori il testo specifica che sarà il giudice a stabilire il piano genitoriale, sia per quanto riguarda i tempi, sia per il mantenimento diretto, stabilito sulla base del costo medio dei beni e servizi per i figli, individuato su base locale, tenendo presente il costo medio della vita calcolato dall'Istat.
"Sabato saremo in piazza con la rete dei centri antiviolenza e le tantissime associazioni che hanno indetto la mobilitazione nazionale contro il ddl presentato dal senatore Pillon – spiega Mdp – Diciamo no ad una proposta che rappresenta un gigantesco passo indietro sul tema delicatissimo dell'affido condiviso e che è, a tutti gli effetti, un attacco ai diritti di donne e bambini. Una legge che va nella direzione opposta alla Convenzione di Istanbul, che nega la violenza maschile e le diseguaglianze tra uomini e donne e che antepone gli interessi degli adulti a quelli dei bambini. Una vera regressione politica e culturale che il nostro paese non si può permettere".
"Sabato saremo in tutte le piazze dove si manifesterà contro l’abominio del ddl Pillon – annuncia Beatrice Brignone, segretaria di Possibile – Un provvedimento che vuole rendere le donne sempre più succubi dei loro mariti, vietando di fatto il divorzio sotto il cappello dell'affido condiviso. E la mobilitazione serve anche per ricordare che sei donne, in poche ore, sono state picchiate, sequestrate o uccise da uomini violenti. Serve una battaglia culturale e politica, a cominciare dal ‘no' a proposte peggiorative come il ddl Pillon".
Alla manifestazione del 10 novembre parteciperanno anche le attiviste di ‘Non una di meno', secondo le quali con questa legge "sarà più difficile e costoso separarsi e bisognerà organizzare le proprie vite e la cura di figli e figlie secondo un contratto di diritto privato sottoscritto a seguito della mediazione familiare obbligatoria a pagamento". La ‘bigenitorialità', secondo le attiviste, non favorirà una reale condivisione della cura dei figli in base alle possibilità e ai desideri di entrambi i genitori, ma imporrà una rigida spartizione del tempo indicata dal ‘piano genitoriale' redatto dal ‘mediatore familiare'. Inoltre l'associazione lamenta il pericolo che correranno le donne, che saranno meno libere di scegliere se interrompere o meno una relazione: togliendo l'assegno di mantenimento in sostanza chi si trova in una situazione di maggiore dipendenza economica (e all'interno di coppia spesso sono proprio le donne) sarà sottoposto a un vero e proprio ricatto economico, affrontando la separazione con la paura di ritrovarsi in uno stato di maggiore precarietà.