Nel 2021 il Cdx voleva rafforzare il controllo della Corte dei Conti sul Pnrr, ora lo smantella
Il decreto sulla Pa, che contiene anche le norme che escludono il controllo concomitante della Corte dei Conte sul Pnrr e la proroga dello scudo erariale, ha ottenuto ieri il via libera alla fiducia alla Camera con 203 sì, 134 no e 3 astenuti.
Il voto finale è atteso per oggi – il provvedimento dovrà poi passare al Senato, deve essere convertito in legge entro il 21 giugno – ma i tempi si sono allungati per via dell'ostruzionismo delle opposizioni, contrarie soprattutto alle norme che limitano i controlli dei magistrati contabili sulle spese del Pnrr: Pd, M5s e Avs hanno presentato ieri quasi 150 ordini del giorno. In questo momento sono in corso le dichiarazioni di voto finali sul decreto. Al voto finale non si dovrebbe giungere prima delle 12.30, in base ad un accordo tra i capigruppo raggiunto in maniera informale.
Secondo il governo non ci sarebbe nessuna "deriva autoritaria", anzi, ha ribadito il ministro Raffaele Fitto, ricordando non solo che non c'è alcuno scontro con la Corte dei Conti, ma anche che "su questo aspetto, si muove in linea con il governo Draghi", perché "la previsione del controllo concomitante non nasce per il Pnrr (che all'epoca neppure esisteva). Per i fondi del Piano, invece, la disciplina sul controllo della Corte è da rinvenirsi nel DL Draghi n. 77 del 2021 che, senza richiamare mai il controllo concomitante, affida alla Corte il controllo sui fondi nella modalità del controllo successivo sulla gestione e non del controllo concomitante, con criteri di cooperazione e coordinamento con la Corte dei Conti europea. È questa la legge che il Governo intende attuare e che implica anche che la Corte a Sezioni Riunite riferisca semestralmente al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Quindi, nessuna limitazione dei controlli della Corte dei conti, anzi l’esatto contrario".
Stessa linea rilanciata anche dalla premier Meloni e dal ministro e viceoremier Matteo Salvini, secondo cui ora l'esecutivo ha fatto "esattamente quello che hanno fatto Conte e Draghi. O erano distratti quando la stessa cosa veniva fatta da Draghi e Conte e loro erano al governo, oppure hanno cambiato idea".
"Siamo sicuri – ha assicurato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani – che i controlli di legalità ci saranno, come è giusto che sia. Però il controllo di legalità non può bloccare le opere perché se non realizziamo le opere veniamo meno all'obiettivo principale che ha il governo".
Secondo le opposizioni però la realtà è un'altra, e la prova sarebbe un disegno di legge della scorsa legislatura a firma, tra gli altri, di Giovan Battista Fazzolari, Lucio Malan e Massimiliano Romeo, presentato al Senato, che prevedeva, all'articolo 3 che ‘su ogni piano, programma o progetto, comunque denominato, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza la Corte dei conti assicura l'immediato svolgimento del controllo concomitante'".
"Il 22 aprile 2021 il centrodestra proponeva un ddl per potenziare il controllo concomitante dei magistrati della Corte dei Conti sul PNRR. Oggi, dato che non sanno come gestire il PNRR, lo smantellano. "Come si cambia, per non morire"", ha commentato il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli postando sui social il frontespizio del ddl.
"Malan, Fazzolari e quanti hanno sottoscritto il disegno di legge 2185 nella scorsa legislatura evidentemente hanno cambiato idea", ha attaccato anche Benedetto Della Vedova di +Europa.