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Dl elezioni, caos al Senato: maggioranza salva per un soffio, ma il voto di fiducia viene annullato

Prima il governo si salva per due soli voti, poi incassa la fiducia al Senato, ma alla fine scopre che il voto sul dl elezioni è da rifare: in serata, infatti, è stata verificata la mancanza del numero legale. A Palazzo Madama, infatti, erano presenti 149 senatori al momento del voto, ma ne servivano 150. Si voterà nuovamente domani.
A cura di Stefano Rizzuti
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Una giornata di caos al Senato si conclude come diversamente non potrebbe: con ancora più caos. È stato infatti annullato il voto di fiducia a Palazzo Madama sul dl elezioni a causa della mancanza del numero legale. Tutto da rifare, quindi, con la votazione che si terrà domani mattina alle 9.30. In Aula, al momento del voto, erano presenti 149 senatori, ma il numero legale sembra che fosse 150. Dopo le verifiche fatte dalla presidenza è stato accertato l’errore, nato da uno sbagliato computo dei congedi. L'ultimo precedente del genere risale al 1989. Le opposizioni avevano subito sollevato qualche dubbio sul numero legale sul voto di fiducia, che era passato con 145 voti a favore, 2 contrari e due astenuti. Il voto per trasformare in legge il decreto si terrà domani, ultimo giorno per la conversione del provvedimento in scadenza.

Manca il numero legale, si deve rivotare fiducia

A denunciare la mancanza del numero legale era stato il senatore della Lega, Roberto Calderoli, vicepresidente di Palazzo Madama: “Dai conteggi che abbiamo fatto e verificato il numero legale era 150. Invece i votanti sono stati 149 e quindi non c'era il numero legale e la votazione va annullata e ripetuta. Fermo restando che se non c’è una maggioranza parlamentare a sostegno del governo vuol dire che il governo non c’è. Domani sono pronto a votare a qualsiasi ora”. La mancanza del numero legale è dovuta anche alla decisione delle opposizioni di abbandonare l’Aula e non partecipare, quindi, alle operazioni di voto.

Caos al Senato, maggioranza si salva per due voti

Ma il caos in Senato era iniziato molto prima, in mattinata, con la richiesta della Lega di non passare alla votazione articolo per articolo. Il governo inizialmente non ha posto la questione di fiducia e allora Calderoli ha avanzato la proposta di evitare l’esame degli articoli. Da qui la votazione per alzata di mano. Inizialmente il conteggio della presidenza ha portato a ipotizzare un’approvazione della richiesta. Poi, però, la maggioranza ha chiesto alla controprova e si è passati alla votazione elettronica. La proposta di Calderoli è stata bocciata, per due soli voti: 104 a 102. Ma non sono mancate le proteste dell’opposizione, secondo cui la mancata chiusura delle porte avrebbe permesso ad alcuni senatori di entrare in Aula e salvare la maggioranza. La verifica con le telecamere a circuito chiuso ha poi assicurato che non ci siano stati accessi non permessi durante la votazione, secondo quanto riferito dalla presidenza. Dopo questa lunga polemica, il governo ha posto la questione di fiducia e il testo che prevede lo svolgimento delle elezioni regionali e amministrative tra il 15 settembre e il 15 dicembre (la data più probabile è quella di una due giorni il 20 e 21 settembre) è stato approvato. Fino alla serata, quando ci si è resi conto della mancanza del numero legale ed è stato annullato il voto.

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