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Dl Carceri, via libera del Senato: ora passa a Camera, quali sono le novità contro il sovraffollamento

Il Senato approva il decreto Carceri con 104 voti a favore, 73 contrari e un astenuto: il testo passa ora alla Camera. Deve essere convertito in legge entro il 2 settembre. All’interno ci sono nuove assunzioni di agenti penitenziari e alcune misure per migliorare la qualità della vita delle persone detenute. Secondo le opposizioni, però, sono interventi deboli e insufficienti.
A cura di Luca Pons
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Immagine di repertorio
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Il decreto Carceri del ministro Nordio è stato approvato dal Senato con il voto di fiducia: 104 i favorevoli, 73 i contrari e un astenuto. Ora la norma, varata dal Consiglio dei ministri a inizio luglio e che quindi deve diventare legge entro l'inizio di settembre per non essere annullata, passa alla Camera. Il testo prevede l'aumento del personale penitenziario, alcune misure pensate per migliorare la qualità della vita e ridurre i tempi di permanenza in carcere (come l'aumento delle telefonate e delle pene in comunità) e una norma che compensa in parte l'abolizione dell'abuso d'ufficio.

Cosa cambia con il decreto Carceri approvato dal Senato

Per quanto riguarda il personale penitenziario, si autorizza l'assunzione di mille agenti nei prossimi due anni e si velocizza l'immissione in servizio. Per le persone detenute, invece, la procedura per la liberazione anticipata dovrebbe diventare "più chiara", più "rapida" e più "sicura" secondo le parole usate dallo stesso ministro Nordio. Chi viene detenuto in carcere saprà da subito a quali sconti ha diritto e ci saranno modalità più semplici per ottenerli.

I detenuti potranno effettuare più telefonate ai propri familiari, per ridurre il senso di isolamento, e dovrebbe diventare più diffuso anche l'utilizzo delle "misure penali di comunità", con l'ingresso in strutture idonee che permettano di scontare la pena non in carcere, ma in una residenza. La nuova modalità dovrebbe essere rivolta a minori, persone con disagi psichici e persone tossicodipendenti. Dovrebbe nascere un apposito "albo delle comunità", anche se per ora non è chiaro quanto questa misura sia praticabile a livello concreto.

Infine, il dl introduce il reato di peculato per distrazione di un pubblico ufficiale. Si tratta, nella sostanza, di una norma che ricorda l'abuso d'ufficio (anche se è molto più limitata) e che serve a colmare "possibili vuoti" normativi lasciati dall'abrogazione di quest'ultimo reato, sempre a opera del ministro Nordio.

Celebra il centrodestra, Tajani: "Si migliora la situazione in carcere"

Esultanza della maggioranza. Il relatore del provvedimento, il senatore di Fratelli d'Italia Sergio Rastrelli, ha detto che il decreto è "un intervento normativo coraggioso ed equilibrato, che vuole conciliare certezza della pena ed umanizzazione del trattamento, e coniugare la sicurezza delle strutture carcerarie con la piena dignità dei detenuti". Gianni Berrino, altro senatore meloniano, ha attaccato le opposizioni per le loro critiche: "Ascoltiamo un disco rotto, un disco senza fine che ha l'obiettivo di coprire ciò che non hanno fatto negli anni in cui erano al governo. Questo governo non può essere additato come responsabile politico dei suicidi che vi sono stati nelle nostre carceri. Siamo consapevoli che il sistema deve essere cambiato se non addirittura riformato e questo decreto è il primo di una serie".

Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia al Senato ed esponente della Lega, ha dichiarato che il decreto "ha introdotto un primo pacchetto di misure utili, ma certamente seguiranno ulteriori interventi. Il tema continuerà ad avere la priorità che merita". Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, leader di Forza Italia, commentando il provvedimento ha affermato: "La pena è la privazione della libertà, non è il maltrattamento, vivere in una cella dove ci stanno i topi o gli scarafaggi, o stare in 20 in una cella: però in Italia purtroppo ci sono 10mila detenuti in più rispetto a quelli che dovrebbero esserci nelle nostre carceri. Sono state approvate norme che hanno reso migliore per alcuni punti di vista la situazione, puntando soprattutto sulla pena alternativa nelle comunità di recupero per i detenuti tossicodipendenti".

Vota contro tutta l'opposizione, che lancia l'allarme suicidi

Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia, ha attaccato: "Questo era un decreto atteso. Da quando c'è questo governo la popolazione carceraria è passata da 54 mila detenuti a oltre 61.500, la capienza del sistema sarebbe di 48mila posti. Non ci sono mai stati così tanti suicidi in carcere: 61 suicidi al 31 luglio, cui si aggiungono quelli di sei agenti, non si sono mai visti da 35 anni a questa parte. Ma è arrivato un decretino, tardivo, scarno, inutile, inadeguato", le cui misure "funzioneranno al più tra qualche anno".

Il M5s è intervenuto con la senatrice Anna Bilotti: "Se l'obiettivo di questo governo fosse risolvere i problemi delle carceri, si farebbero misure semplici, come le assunzioni della Polizia penitenziaria che in questo decreto si riducono ad un numero irrisorio", mentre sulle pene di comunità "ci sono pochi fondi e sono destinati a strutture private: un possibile primo tassello della pericolosissima privatizzazione delle pene". Anche l'ex magistrato Roberto Scarpinato ha parlato, affermando che il governo non ha intenzione di risolvere la situazione delle carceri perché "la percentuale di colletti bianchi in carcere è così irrisoria che in alcuni anni non viene neppure quotata. Nel 2013 i condannati in carcere per reati economici e fiscali in Italia costituivano soltanto lo 0.4%, a fronte di una media europea del 4.1%".

Ilaria Cucchi, di Alleanza Verdi-Sinistra, ha letto i nomi delle 67 persone che si sono suicidate in carcere dall'inizio dell'anno: "In questo decreto non c'è nulla per i detenuti affetti da malattie psichiatriche, i più fragili, persone che dovrebbero trovarsi altrove e invece si trovano in luoghi infernali dove non possono essere curati come dovrebbero". Mariastella Gelmini, senatrice e portavoce di Azione, ha detto che il decreto è "ben poca cosa rispetto alla gravità dei problemi che abbiamo di fronte", e che "c'è poco o nulla per risolvere l'emergenza. Nulla contro il sovraffollamento, nulla per contrastare la piaga dei suicidi in cella, nulla per costruire nuovi percorsi di formazione e lavoro per i detenuti". Ivan Scalfarotto, di Italia viva, ha affermato che "per risolvere il sovraffollamento bisogna diminuirlo subito utilizzando la liberazione anticipata, meccanismo già previsto dal nostro ordinamento".

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