Dl baby gang, Piantedosi e Nordio: “Imputabilità minori non cambia, modificate misure di prevenzione”
Il nuovo decreto di contrasto alla violenza giovanile, già ribattezzato dl baby gang, è stato approvato oggi pomeriggio in Consiglio dei ministri. Tra le novità ci sono una serie di misure volte a reprimere gli episodi di violenza, anche se diversi provvedimenti filtrati – e in parte annunciati – alla fine sono saltati. Su tutti il divieto di utilizzare i cellulari e la stretta sui contenuti pornografici. A illustrare il nuovo decreto è stata una folta delegazione di ministri. Ha cominciato il Guardasigilli, Carlo Nordio: "Abbiamo cercato di coniugare la necessità della repressione della delinquenza minorile con quella di consentire ai minori che hanno commesso dei crimini di poter trovare un percorso rieducativo e non solo punitivo", ha detto il ministro della Giustizia.
"Siamo intervenuti anche nei confronti dei genitori, proprio perché sappiamo che la fonte criminogena risiede molto spesso nella scarsità di senso civico o nell'adesione al crimine delle famiglie. Quando il pm si trova di fronte a situazioni in cui l'associazione a delinquere coinvolge un minore può segnalarlo al Procuratore del tribunale minorile – ha continuato Nordio – Parliamo dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare. Per gli adulti ci sono tre condizioni: pericolo di inquinamento delle prove, di reiterazione del reato o di fuga. L'ultimo non era stato inserito per i minori, noi l'abbiamo fatto. Non si è intervenuto sull'imputabilità del minore. Non è stata abbassata l'età da 14 a 12 anni. Ci sono solo dei criteri preventivi di ammonimento che non hanno a che vedere con l'aspetto penale".
"Se il comportamento di un ex minore, che ha appena compiuto 18 anni, compromette la sicurezza e turba l'ordine degli istituti, usa violenza e minaccia nei confronti degli altri detenuti può essere spostato in un carcere ordinario. Inoltre viene rafforzata la sanzione nei confronti dei genitori che non fanno andare i figli a scuola – ha aggiunto il ministro della Giustizia – L'abbiamo elevato al rango di delitto, responsabilizzando i genitori".
La parola è poi passata al ministro dell'Interno: "Il daspo urbano può essere applicato anche ai minorenni ultraquattordicenni. Lo stesso vale per il daspo per i reati da stupefacenti. Vengono poi rafforzate le misure di allontanamento dagli esercizi pubblici, anche a chi è denunciato e non solo condannato – ha detto Piantedosi – C'è l'inasprimento delle pene per il porto d'armi bianca e per lo spaccio di lieve entità. L'estensione alla fascia minorile viene fatta per le misure di prevenzione, non si interviene sull'imputabilità. C'è anche la multa per i genitori dei minori che vengono richiamati". E ha concluso: "Si amplia inoltre la platea dei reati per l'accompagnamento del minore davanti all'autorità giudiziaria. Finora c'era impunità del minore nell'immediatezza. L'arresto è facoltativo, sarà il giudice a stabilire caso per caso".
Infine la ministra Roccella, che ha spiegato così la decisione di non procedere con la stretta sul porno: "Implementiamo il parental control, che già esiste da molto tempo e non viene usato. Vogliamo che diventi automatico, che sia offerto in tutti i device, come i seggiolini che hanno l'allarme incorporato – ha detto la ministra della Famiglia – Dobbiamo dare il tempo ai produttori di inserire l'app. Il fatto che non siano state usate queste app, indica proprio che c'è una mancanza di informazione e formazione".
La presidente del Consiglio, arrivata durante la conferenza stampa, è intervenuta alla fine per ricordare che "lo Stato ci mette la faccia", come "promesso a Caivano". Meloni ha poi parlato di alcune leve che il governo ha deciso di utilizzare: "La bonifica del territorio e la stretta sulla criminalità minorile, perché si sta diffondendo a macchia d'olio, tutti i fatti di cui parliamo vedono dei giovanissimi come protagonisti". E ha aggiunto: "Prevediamo l'arresto in flagranza in alcuni casi, perché se un ragazzo di 15 anni gira con una pistola carica va arrestato".
"Non sono solo misure repressive, ma anche preventive, perché se l'utilizzo dei minorenni si è allargato tanto negli ultimi anni è proprio per questo – ha continuato Meloni – Ci si è fatto scudo di minori sempre più giovani e dobbiamo cercare di porre un freno".