Dittatori argentini e miliziani neri: le relazioni pericolose di Marcelo Bomrad, candidato della Lega alle politiche
Sul web si presenta come un imprenditore di successo, discendente da avi immigrati dal Nord Italia, che dai bisnonni ha ereditato non solo la cittadinanza italiana, ma anche la passione per la bagna caöda e del fegato alla veneziana. Marcelo Bomrad – coordinatore della Lega in Argentina e prossimo candidato alle elezioni politiche per il centrodestra nella circoscrizione esteri del Senato – nella sua biografia si dimentica però di raccontare altri episodi del suo passato, che rischiano di mettere in imbarazzo la coalizione che lo ha scelto per la corsa elettorale.
All'indomani dell'annuncio della candidatura di Bomrad, infatti, nelle chat della comunità italiana in Argentina è tornato a girare un articolo del giornale la Nacion che ricostruiva vecchie circostanze che legherebbero l'imprenditore agli ambienti della dittatura militare, che ha governato il Paese dal 1976 al 1983. Il pezzo del popolare quotidiano argentino risale al 2002, anno in cui l'uomo che rappresenta la Lega di Salvini in Argentina provò senza successo l'avventura politica in patria, fondando il partito ultraliberista 1810. All'epoca, Bomrad si presentava come uomo nuovo rispetto agli schieramenti tradizionali della politica argentina. La realtà appariva abbastanza diversa.
Secondo quanto ricostruito dalla Nacion, dalla metà degli anni '80, ancora giovanissimo, Bomrad aveva militato nelle organizzazioni giovanili dell'Unione del Centro Democratico Democratico, un partito (oggi disciolto) che all'epoca aveva accolto tra le sua fila anche diversi funzionari della ex giunta militare. In questo contesto, stando a quanto raccontato al giornale da un ex compagno di militanza, il prossimo candidato della destra alle politiche avrebbe organizzato diverse incontri in carcere con l'ex dittatore Roberto Viola, condannato nel 1985 a 16 anni di carcere, perché riconosciuto colpevole di oltre cento violazioni dei diritti umani negli anni della repressione, rimasti tristemente nella memoria per le migliaia di desaparecidos tra gli oppositori del regime.
Il generale Roberto Viola è considerato la mente dietro il golpe che nel 1976 depose il governo democratico di Evita Peron e portò alla guida dell'Argentina una dittatura militare presieduta da Jorge Videla. Negli anni successivi Viola si insediò ai vertici dell'esercito e fui il principale artefice della "guerra sporca" dell'esercito argentino, fatta di arresti indiscriminati, torture e omicidi dei dissidenti politici. Infine, nel marzo del 1981, assunse direttamente la guida della giunta militare, ruolo che conservò solo per pochi mesi fino a ottobre dello stesso anno.
Quella con Viola, però, non è l'unica relazione "pericolosa" di Bomrad. Sempre nell'articolo della Nacion, si afferma che nel 1986 il politico sarebbe andato in visita nei campi di addestramento dei Contras, i gruppi armati antisandinisti del Nicaragua, protagonisti di numerose azioni terroristiche contro la popolazione civile. Bomrad avrebbe anche conservato nella sua abitazione diverso materiale propagandistico della formazione paramilitare nicaraguense.
Marcelo Bomrad è stato portato nell'orbita leghista da Gianluigi Ferretti, con cui ha condiviso l'esperienza de "L'Italiano", giornale pensato per la comunità italofona per di Buenos Aires . Fanpage.it ha raccontato la carriera di Ferretti e le sue aderenze per gli ambienti dell'estrema destra nell'ambito dell'inchiesta Follow the Money sul sindacato Ugl e sul deputato leghista Claudio Durigon.