Disturbi alimentari, la lettera del Movimento Lilla al ministro Schillaci: “Vogliamo chiarezza”
Il movimento Lilla, dopo la mobilitazione che ha coinvolto 29 piazze italiane, torna a rivolgersi al ministro della Salute Orazio Schillaci attraverso una lettera. A firmarla ci sono diverse associazioni e realtà legate al mondo della lotta ai disturbi alimentari ovvero AMA Gruppo Nuovi Orizzonti Brescia, Animenta APS, Arcigay, A.GEN DA Lilla Odv Brescia, Così Come Sei, Collettivo Femminista Salario, Comitato Genitori Genova Inclusiva, C.G.I.L Bologna, Foodnet, Frida, ilfilolilla aps-ets, Libera di Abortire, Mi Nutro di Vita , Perle Onlus, Rete Studenti Medi, Stella Danzante,U.D.U.
Le richieste del movimento al ministro
Nell'incipit della lettera gli attivisti fanno riferimento ad un'intervista rilasciata dal ministro il 21 gennaio al Corriere della Sera, in cui spiegava più nel dettaglio la sua politica in merito ai disturbi dell’alimentazione e nutrizione. Nell’intervista Schillaci afferma che “a dicembre 2023 erano stati spesi solo 650 mila euro, il 3% secondo una prima rendicontazione.” da qui la sua affermazione che 10 milioni fossero più che sufficienti per arrivare ad Aprile, data in cui dovrebbero entrare in vigore i nuovi LEA". Per il movimento Lilla però "questo è un dato che non può ritenersi corretto, posto che il relativo decreto prevede una rendicontazione a scansioni temporali che fa sì che solo alla fine dei progetti avviati si possano avere dati certi sui livelli di spesa sostenuti". In secondo luogo gli attivisti chiedono quale tipo di stanziamento sia effettivamente destinato ai DCA all'interno del generale finanziamento statale dei L.E.A. "Si parla poi di 50 milioni che verranno destinati ai disturbi alimentari: si tratta di una parte dei 200 milioni destinati ai L.E.A. oppure si parla di un extra budget destinato in modo strutturale ai disturbi dell’alimentazione e nutrizione? Sorge dunque spontanea una domanda: quali “esenzioni”, quali “prestazioni” e quali “servizi” potranno essere concretamente erogati ai pazienti e alle famiglie per consentire la diagnosi e la cura dei DCA? In quali luoghi di cura? Con quali risorse umane?".
"Vogliamo chiarezza, abbiamo bisogno di confronto e collaborazione per disegnare un percorso condiviso". Concludono i firmatari della lettera. E ora aspettano una risposta da parte del ministro.