Disturbi alimentari, che fine hanno fatto i fondi strutturali annunciati dal ministro Schillaci
Con la manovra 2025 al rush finale, si torna a parlare di disturbi alimentari e di che fine hanno fatto le risorse strutturali che erano state annunciate, ormai quasi un anno, fa dal ministro della Salute Orazio Schillaci.
Negli scorsi giorni la maggioranza ha bocciato l'emendamento presentato dal dem Marco Furfaro, che puntava a rifinanziare, con altri 20 milioni di euro, il Fondo per il contrasto ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione all'interno della prossima legge di bilancio.
Proposte simili sono arrivate anche da altri partiti di minoranza, tra cui Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle.
Lo scorso anno, la questione era finita al centro delle polemiche, quando il governo aveva deciso di non rinnovare lo stanziamento nella precedente manovra. Il fondo contro i disturbi del comportamento alimentare (Dca) era stato istituito nel 2021 durante il governo Draghi per aiutare le Regioni a contrastare un fenomeno, che oggi riguarda circa 4 milioni di persone.
Dopo le enormi polemiche di associazioni e opposizioni, l'esecutivo era corso ai ripari e aveva fatto dietrofront, annunciando che i fondi sarebbero diventati strutturali. In particolare, a gennaio il ministro Schillaci aveva parlato di 50 milioni per il 2024 e altri 200 milioni per il 2025, da destinare al contrasto di anoressia, bulimia, binge eating e patologie simili, che ogni anno causano circa 4mila morti (una media di 10 al giorno) .
Ma che fine hanno fatto questi soldi? Tutto è rimasto in stand-by, in attesa dell'entrata in vigore dei nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza, ovvero quelle prestazioni sanitarie che tutte le Regioni sono tenute a garantire per tutelare il diritto alla salute dei cittadini.
Per questo motivo il governo aveva deciso di ripristinare, con un emendamento al decreto Milleproroghe, i 10 milioni previsti dal fondo straordinario, ma aveva assicurato, una volta scattati i nuovi Lea, "la piena copertura finanziaria in modo strutturale per l’erogazione delle prestazioni a beneficio di tutti i pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare".
In questi mesi tuttavia, l'aggiornamento dei livelli essenziali d'assistenza, che dal 2017 attendono di essere rinnovati, è slittato nuovamente e ora l'adozione è fissata per la fine di quest'anno.
Tutto risolto sembrerebbe dunque. E invece no perché, secondo quanto denunciano le opposizioni, nei nuovi Lea i disturbi alimentari non risulterebbero una categoria a sé stante, ma rientrerebbero all'interno dell'ambito "salute mentale".
Il che vorrebbe dire ad esempio, che i Dca non potrebbero disporre di un proprio budget, o ancora, che le Regioni non sarebbero obbligate a garantire i livelli essenziali di cura, a partire dai centri specializzati nel trattamento di queste patologie.
Dalla maggioranza ribadiscono che la dotazione a regime "sarà molto più importante" degli stanziamenti straordinari previsti gli scorsi anni e ricordano che in manovra è stato approvato un emendamento, che reca la firma della deputata di Azione Elena Bonetti e stanzia 500mila euro annui per l'organizzazione di campagne di prevenzione.
Resta il fatto però, che come spiega a Fanpage.it, Furfaro "il fondo per il 2025 è azzerato e non ci sono, a partire dal prossimo anno, risorse specifiche sui dca, se non i miseri 500mila euro per campagne d'informazione".
Per ora insomma, dei 250 milioni promessi da Schillaci per il 2024 e 2025 non c'è traccia sulla carta e in attesa dei nuovi Lea, la questione resta rinviata al prossimo anno.