Diritto d’aborto in Costituzione, D’Elia (Pd): “Voto ha unito la Francia, qui occupati a difendere la 194”
La svolta in Francia sull'aborto impone una riflessione sulla legge 194 anche in Italia e in generale sulla reale possibilità che le donne hanno di interrompere una gravidanza. Il Congresso francese (le due camere del Parlamento, Assemblée Nationale e Senato riunite insieme) con 780 voti favorevoli contro 72 no – ben oltre la soglia minima di 512 voti corrispondenti ai tre quinti dei voti espressi – ha varato una modifica della Costituzione, che sancisce per la prima volta in un Paese l'ingresso del diritto all'aborto nella Carta costituzionale.
Deputati e senatori, riuniti nella Reggia di Versailles, hanno votato a favore dell'inclusione della "libertà garantita alle donne di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza" nell'articolo 34 della Legge fondamentale. Subito dopo l'annuncio del risultato del voto da parte della presidente dell'Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet, è risuonato un lungo applauso nell'emiciclo. Mentre al Trocadéro a Parigi, dove erano riunite migliaia di persone davanti a un maxischermo collegato in diretta con Versailles, si festeggiava, la Tour Eiffel ha cominciato a scintillare per celebrare l'evento, con la scritta ‘Mon corps, mon choix", "mio il corpo, mia la scelta", apparsa sulla torre.
Persino parte del Rassemblement national di Marine Le Pen ha votato a favore: "Voteremo per la costituzionalizzazione dell'aborto anche se nessuno in Francia ne metterà in pericolo l'accesso. Questa costituzionalizzazione è forse l'unica ‘vittoria' che Emmanuel Macron dovrà mettere a verbale dopo dieci anni" aveva annunciato Marine Le Pen, anche se il suo partito non è rimasto compatto: tra i parlamentari che hanno votato contro ci sono infatti 38 senatori e 12 deputati dei repubblicani, 11 deputati del Rassemmblement National, 6 senatori del gruppo centrista dell'Unione, 1 deputato del gruppo Liot, 1 senatore del Raggruppamento dei Democratici, Progressisti e Indipendenti (RDPI), 2 deputati e 1 senatore non iscritto.
La Francia quindi si è mossa in controtendenza rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti, dove la Corte Suprema, nel giugno 2022, ha ribaltato la sentenza Roe v. Wade, che per oltre 50 anni aveva garantito il diritto all’aborto negli Usa. In Italia un passo avanti in questa direzione sembra al momento lontanissimo. La ministra della Famiglia Eugenia Roccella, nel commentare la decisione francese, ha preso naturalmente le distanze, sottolineando che "ovviamente la Francia ha una legislazione e un'organizzazione diversa dalla nostra. Io penso che la Costituzione è il documento fondativo di un paese, della Repubblica, e quindi deve essere più possibile unitiva: non penso che mettere in campo argomenti che sono comunque divisivi per il paese sia utile da questo punto di vista", ha detto la ministra del governo Meloni a margine di un evento in Senato.
Per quanto riguarda l'Italia, ha spiegato ancora Roccella, "noi comunque abbiamo una buona legge, una legge equilibrata come la 194 che abbiamo sempre difeso e che si aggancia sul piano costituzionale alla tutela della salute psicofisica della donna. Quindi abbiamo anche questo riferimento. Quindi questa è la nostra situazione, assolutamente condivisa, senza polemica". Parole che sorprendono, visto che Roccella appena un anno fa, pur assicurando di non voler toccare la legge 194, ha detto che l'aborto "fa parte purtroppo delle libertà delle donne".
"Questo voto storico in Francia è un segnale molto importante, anche per le modalità. C'è stato un uomo che ha chiesto scusa alle donne", ha commentato a Fanpage.it Cecilia D'Elia, senatrice del Pd e componente dell'intergruppo parlamentare per promuovere la corretta applicazione e l'aggiornamento della legge 194 sull'aborto. La senatrice si riferisce alla dichiarazione del primo ministro Gabriel Attal, che ha parlato di "debito morale nei confronti delle donne", rendendo omaggio alla scrittrice Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura e autrice del romanzo ‘L'Evento', e a Simone Veil, superstite dell'Olocausto, prima donna presidente del Parlamento europeo, ex ministra della Sanità, femminista, che nel 1975 sostenne il disegno di legge che depenalizzava l'aborto in Francia.
Il risultato di ieri è particolarmente rilevante secondo D'Elia anche per il largo consenso che c'è stato da parte delle forze politiche, "un consenso trasversale", al contrario di quello che afferma Roccella a proposito dell'Italia. "Questo voto non ha spaccato il Paese, lo ha unito attorno al riconoscimento che c'è una libertà femminile in quel campo che ha un rilievo costituzionale. È una sorta di ‘habeas corpus' delle donne poter decidere di interrompere una gravidanza non desiderata".
La Francia fa da apripista, ma in Italia ci saranno delle ripercussioni? Su questo punto D'Elia non è ottimista: "Dai noi il dibattito è molto diverso, in questo Paese siamo occupati a difendere la legge 194, soprattutto in alcune Regioni. In alcune riflessioni femministe viene riconosciuto il rilievo costituzionale del diritto all'autodeterminazione delle donne, ma sappiamo che la nostra legge si fonda sul bilanciamento dei diritti. In ogni caso che in Francia si sia fatto un passo avanti mentre in tanti Paesi è sotto attacco la legalizzazione credo sia un segnale molto potente. Finché avremo una ministra della Famiglia che afferma che l'aborto è "purtroppo" un diritto, è difficile aspettarsi cambiamenti sostanziali. In Francia perfino Marine Le Pen ha votato a favore. Trovo significativo il grandissimo consenso, anche popolare, che questo voto ha ricevuto".
Naturalmente contro la modifica costituzionale si era già espressa la Conferenza episcopale di Francia, che aveva lanciato un appello "al digiuno e alla preghiera". Il Vaticano, attraverso la Pontificia Accademia per la Vita ha ribadito che "proprio nell'epoca dei diritti umani universali, non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana". L'Accademia è intervenuta sostenendo la posizione della Conferenza Episcopale francese (CEF), che già il 29 febbraio aveva ribadito che "l'aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall'inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne. Si rammarica che il dibattito avviato non abbia menzionato le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il proprio figlio".
"Sono due piani diversi, quello delle convinzioni religiose e quello del diritto e della politica – ha commentato D'Elia – in Francia c'è comunque una forte autonomia della politica. Questa decisione, per il rilievo che ha la Francia nel contesto internazionale e per la vicinanza che quel Paese ha e ha avuto con il femminismo italiano, avrà comunque un impatto positivo sulle nostre battaglie, e dovrebbe far riflettere quei governi regionali che mettono in discussione questo diritto. Speriamo che questo voto sia anche un argine anche per chi in Italia lavora contro l'autodeterminazione femminile".