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“Diritto alla salute è a rischio, rilanciamo ora il Servizio sanitario nazionale”: il piano di Gimbe

“Da oltre dieci anni assistiamo all’assenza di visione e strategia politica a supporto della sanità pubblica, in un immobilismo che si limita ad affrontare solo problemi contingenti: per questo abbiamo elaborato il Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale”: lo ha annunciato il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.
A cura di Annalisa Girardi
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"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività", recita il trentaduesimo articolo della Costituzione italiana. Oggi però, con la sanità pubblica che si "sgretola" e il privato che avanza sempre di più, quel diritto "vacilla". Secondo la fondazione Gimbe, che da anni si occupa di ricerca e divulgazione scientifica, c'è bisogno di un piano di rilancio del Servizio sanitario nazionale, per tutelare la salute collettiva e impedire che i più fragili rimangano indietro. Proprio oggi, a Bologna, la fondazione presenta il piano durante la sua quindicesima Conferenza nazionale. E lancia un messaggio chiaro alla politica: senza i giusti investimenti e le dovute riforme, il Ssn è a rischio.

"Per la nostra democrazia non è più tollerabile che universalità, uguaglianza ed equità, i princìpi fondamentali del Ssn, siano stati traditi e ora troneggino parole chiave come: infinite liste di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni sanitarie, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita", commenta il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta.

Tutti questi fattori hanno reso il Servizio sanitario pericolosamente vicino a un punto di non ritorno, per cui il diritto alla tutela alla salute rischia di trasformarsi in un privilegio di pochi. A rimetterci, come sempre, sono i più fragili e svantaggiati.  "Da oltre dieci anni assistiamo all’assenza di visione e strategia politica a supporto della sanità pubblica, in un immobilismo che si limita ad affrontare solo problemi contingenti: per questo abbiamo elaborato il Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale", aggiunge Cartabellotta.

Ma cosa prevede questo piano?

Gli investimenti pubblici in sanità

Per prima cosa, ha sottolineato Gimbe, è "cruciale e inderogabile" che ci sia un cambio di rotta nei finanziamenti pubblici al comparto della sanità. Basti pensare che nel triennio 2023-2025 è prevista una riduzione della spesa sanitaria media dell'1,13% per anno. E che il rapporto tra spesa sanitaria e Pil tra un paio di anni dovrebbe precipitare al 6%, un livello di gran lunga inferiore ai livelli pre pandemia.

L'Italia si conferma fanalino di coda, tra i Paesi occidentali, per investimenti in sanità pubblica. La distanza da Paesi come Francia o Germania appare ormai incolmabile. "Entro il 2030 occorre allineare il finanziamento pubblico almeno alla media dei Paesi europei rispetto ai quali nel 2020 il gap era di quasi 12 miliardi nel 2021. E vincolando la destinazione d’uso delle risorse: rilanciare le politiche del personale sanitario, garantire l’erogazione uniforme dei Lea e consentire un equo accesso alle innovazioni", aggiunge Cartabellotta.

I Lea e la frattura Nord-Sud

Proprio sui Lea, i Livelli essenziali di assistenza, Gimbe raccomanda di "garantirne l’aggiornamento continuo per rendere rapidamente accessibili le innovazioni e potenziare gli strumenti per monitorare le Regioni". Questo, affermano i ricercatori, al fine di ridurre le pesanti diseguaglianze che esistono nel Paese.

Il divario territoriale è un'altra delle criticità che il Ssn deve affrontare. Gimbe parla di una vera e propria "frattura" tra Nord e Sud e chiede di potenziare le capacità di indirizzo da parte dello Stato centrale sulle Regioni, nel rispetto delle competenze di ognuno, per ridurre le diseguaglianze, le iniquità e gli sprechi, garantendo su tutto il territorio nazionale il diritto alla salute.

Nino Cartabellotta presenta il piano Gimbe per rilanciare il Ssn, Bologna
Nino Cartabellotta presenta il piano Gimbe per rilanciare il Ssn, Bologna

Mancano troppi medici e infermieri

C'è poi la questione del personale sanitario. "Il tetto di spesa sul personale imposto dal progressivo definanziamento, i blocchi contrattuali e la mancata programmazione dei nuovi specialisti hanno determinato prima una carenza quantitativa e adesso, soprattutto dopo la pandemia, una crisi motivazionale che porta sia a disertare alcune professioni (es. scienze infermieristiche) e specialità mediche (es. emergenza-urgenza), sia a lasciare le strutture pubbliche per quelle private, o addirittura per l’estero", commenta Cartabellotta.

Secondo Gimbe è "inderogabile" rilanciare una serie di politiche sul personale sanitario, per valorizzare quella che è la "colonna portante" del Servizio nazionale. Quindi ci vogliono, affermano i ricercatori, investimenti sul capitale umano, una riforma dei processi di formazione e una valorizzazione delle competenze secondo un approccio multi-professionale.

L'assistenza sanitaria sul territorio

"L'erogazione dell'assistenza sanitaria oggi risulta molto frammentata, dicotomizzata tra ospedale e territorio e scarsamente integrata con quella socio-sanitaria, generando sprechi e inefficienze, ridotta qualità dei servizi e disagi per i pazienti", prosegue Cartabellotta, affermando la necessità di programmare l'offerta dei servizi sanitari in relazione ai bisogno di salute. La possibilità di riorganizzare l'assistenza territoriale è prevista dal Pnrr, ma non basta. Servono, dice Gimbe, anche riforme coraggiose. Tra cui quella per una digitalizzazione del settore.

Il rapporto tra sanità pubblica e privata

Secondo quanto riportato dall'annuario statistico del Ssn, le strutture private accreditate, che quindi vengono rimborsate con denaro pubblico, sono sempre di più. Nel 2021 erano ben 995, il doppio di quelle che esistevano dieci anni fa. "Il nostro Piano di rilancio mira ad arginare l’espansione incontrollata del privato accreditato, sia normando l’integrazione pubblico-privato, sia riordinando la normativa sui fondi sanitari oggi un vero e proprio “cavallo di troia” che dirotta su assicurazioni e sanità privata accreditata risorse pubbliche provenienti dalla defiscalizzazione dei fondi sanitari", afferma Cartabellotta.

Il presidente di Gimbe quindi conclude: "Per la sanità pubblica è ormai scaduto il tempo della “manutenzione ordinaria” che ha portato allo sgretolamento dei princìpi di equità e universalismo. Ecco perché serve innanzitutto la visione sul modello di sanità che vogliamo lasciare in eredità alle future generazioni; quindi, occorre definire quante risorse pubbliche investire per la salute e il benessere delle persone; infine, bisogna attuare coraggiose riforme per condurre il Ssn nella direzione voluta. Naturalmente tutto questo richiede ancor prima un patto politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di governi, riconosca nel Ssn un pilastro della nostra democrazia e una conquista sociale irrinunciabile".

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