Diritti tv Mediaset, chiesti 3 anni e 8 mesi di carcere per Berlusconi

"Catene di vendite fittizie" atte a gonfiare i costi dei diritti televisivi, messe in piedi tra il 1994 ed il 1998: è questo lo scenario ricostruito dal pubblico ministero del processo Mediaset – diritti tv, Fabio De Pasquale. Nel corso di una lunga requisitoria il pm ha dunque evidenziato quelle che a suo dire sarebbero state le irregolarità commesse dall'azienda in merito all'acquisizione di diritti televisive da società fittizie. Società ("il gruppo B Fininvest") in gran parte maltesi e "nascoste" che hanno preso parte a "transazioni fittizie sui diritti televisivi" e che sono direttamente riconducibili alla "persona fisica" di Silvio Berlusconi. Ecco dunque spiegata la ragione della richiesta di condanna a 3 anni e 8 mesi per frode fiscale a carico di Silvio Berlusconi, il quale, sempre secondo la ricostruzione del pm, avrebbe avuto un ruolo diretto ed influente nell'intera vicenda.

Simile anche la posizione di Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, per il quale il pubblico ministero ha chiesto 3 anni e 4 mesi di reclusione (mentre per il produttore statunitense Frank Agrama la richiesta è di 3 anni e 8 mesi). Confalonieri si configurerebbe come "persona ai vertici" della catena di comando, cui spettava finanche l'ultima parola sulla "conclusione delle operazioni": una ricostruzione smentita con decisione dai legali dell'azienda (ricordiamo che la cifra complessiva oggetto delle attenzioni degli inquirenti è di poco superiore ai 40 milioni di euro). Ovviamente nelle prossime ore si attendono il comunicato ufficiale dell'azienda e la risposta degli avvocati degli imputati.