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Renzi: “Noi garantisti, non chiediamo dimissioni Nogarin. Congresso PD dopo referendum”

Nella settimana delle unioni civili, la Direzione Nazionale del Partito Democratico, con l’intervento di Matteo Renzi.
A cura di Redazione
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La replica di Renzi: "Abbiamo un mese di tempo per le amministrative e sappiamo di poter parlare delle questioni reali, i nostri candidati vadano col sorriso e si facciano notare per le proposte che fanno. Il PD deve dare una mano, rivendicando anche quanto fatto dal Governo". Poi l'affondo contro la minoranza del partito: "Noi stiamo cercando un approccio differente, che non può essere oggetto di polemica costante. Sul referendum dico che non abbiamo cambiato la prima parte della Costituzione, inutile che gli archeologi della Carta facciano disinformazione […] Si è discusso per mesi e ora decideranno i cittadini, ma deve essere chiaro che sarà un passaggio storico per l'Italia, visto che non ci sarà più il bicameralismo paritario. Se dimostriamo che la politica è in grado di cambiare, evitiamo che arrivi in Italia l'ondata populista e mettiamo al sicuro le istituzioni".

Si è aperta con un lungo passaggio sulla figura di Barack Obama e sul suo valore simbolico, la lunga relazione di Matteo Renzi alla Direzione Nazionale del Partito Democratico. Un appuntamento che cade in un momento molto importante per il PD, dopo la presentazione delle liste per le elezioni Comunali 2016 e nella settimana in cui il Parlamento potrebbe dare il via libera definitivo al disegno di legge in materia di unioni civili.

C’è però anche la questione Brennero, con le dimissioni del cancelliere austriaco che potrebbero rappresentare un evento capovolgente: “È il risultato della narrazione della paura, che la spia di come l’Europa debba cambiare passo non solo sulle grandi questioni di politica fiscale e monetaria”. Sull’immigrazione, infatti, dice: “Qualche mese fa gli Stati europei ritenevano che si trattasse di un fatto riservato ai soli paesi di prima accoglienza. Ora siamo riusciti a capovolgere l’ordine del giorno, facendo sì che l’Europa prendesse atto della necessità di gestire questi processi. Col Migration Compact abbiamo offerto un documento che per la prima volta prova a delineare una strategia chiara, senza interventi spot ma con una visione d’insieme. Non si tratta di buonismo, ma di farsi carico delle sofferenze degli stati africani e far voltare lo sguardo al Vecchio Continente, perché è evidente che se dici ‘aiutiamoli a casa loro', poi devi andare a fare degli investimenti, devi creare lì posti di lavoro e diminuire lo squilibrio macroeconomico”.

Un approccio collegiale che va esteso ad altri ambiti e, in tal senso, Renzi ha ricordato come, poco prima della vittoria alle Elezioni Europee, a livello europeo “solo l’Italia parlava di flessibilità in materia economica”, ribadendo che “c’è ancora tanto da fare, ma abbiamo fatto molta strada da allora”.

Prendendo spunto dalla vicenda di Graziano Cioni, politico fiorentino assolto dopo un calvario giudiziario di 8 anni, Matteo Renzi ha anche affrontato la questione Giustizia ed espresso la propria visione in materia: "Quando chiediamo che si vada a sentenza, noi rispettiamo i magistrati e chiediamo il rispetto della civiltà giuridica e del rispetto dei valori della Carta costituzionale. Dobbiamo dire con molta forza e molta chiarezza – ha proseguito il presidente del Consiglio – che abbiamo fatto molti interventi in materia di giustizia: abbiamo cambiato molti articoli del codice penale, abbiamo cambiato il patteggiamento perché ci sembrava assurdo che qualcuno potesse patteggiare senza aver restituito il maltolto. Noi facciamo di tutto perché i magistrati possano andare a sentenza. Le sentenze le rispettiamo, non le commentiamo. Le sentenze si rispettano. Si aspettano e si rispettano".

Parlando di Giustizia, Matteo Renzi ha anche accennato brevemente alla vicenda che vede indagato il sindaco di Livorno Filippo Nogarin, in quota Movimento 5 Stelle: "C'è un doppio-pesismo incredibile e non mi riferisco solo alla Toscana a 5 Stelle o alla Lombardia in camicia verde, chi è garantista quando tocca ai suoi e giustizialista quando tocca agli altri. E' intollerabile. Noi siamo genuinamente garantisti, non chiederemo le dimissioni del sindaco di Livorno, quella sarà una scelta che compirà lui confrontandosi con la propria giunta comunale", ha dichiarato il presidente del Consiglio.

Capitolo "referendum costituzionale", Renzi lancia la sfida: "Nelle prossime settimane io propongo di costituire una mobilitazione permanente: la prima partirà il 20 maggio, fino al 15 luglio, il giorno in cui dovremo presentare le firme per il referendum. Io credo che sia giusto andare piazza per piazza a chiedere ai cittadini una firma sulla questione referendum". Un'iniziativa che non avrebbe ragione d'esistere – essendo state già depositate in Cassazione le firme per la richiesta di referendum, la consultazione popolare è già in campo e i cittadini italiani saranno chiamati al voto a ottobre – ma che il presidente del Consiglio si dice pronto a lanciare e sostenere perché è "un modo per consentire ai singoli di avvicinarsi alla cosa pubblica".

La seconda fase, invece, inizierà a luglio e durerà fino a settembre e si porrà l'obiettivo di tenere alta l'attenzione sul referendum costituzionale. "Il Partito Democratico deve essere in modalità ‘banchino permanente'. Dal 15 luglio al 10 settembre molti vanno al mare e noi andiamo con loro sulle spiagge, mi piace l'idea della mobilitazione costante", ha spiegato Matteo Renzi. La terza fase, infine, sarà un rush finale. Da inizio settembre fino alla data del referendum, la campagna referendaria entrerà nel vivo: "cercheremo di dare un messaggio più serio e articolato, dato che per il resto saranno toni da campagna elettorale".

Dopo il referendum, annuncia il presidente del Consiglio, si aprirà per il Partito Democratico la fase congressuale: "Nelle modalità che riterrete: a tesi o in altri modi, farlo durare tre mesi, sei mesi o un anno. Potrete scegliere l'arma con cui si gioca e ci potremo dire le cose in faccia: per me è fondamentale l'arma della franchezza", ha concluso Matteo Renzi.

Sulla questione referendum, però, lo scontro è acceso e i parlamentari dem cercano di mettere in guardia rispetto al rischio di strumentalizzazione della consultazione referendaria: "Non vorrei che molti che come me vogliono votare si, vengano distolti dall'eccesso di politicizzazione. Non stiamo votando per il governo, stiamo votando per una nuova Costituzione", ha dichiarato Cesare Damiano, arrivando nei pressi del Nazareno per prendere parte alla direzione nazionale del Partito Democratico.

Anche Gianni Cuperlo, intervenuto in direzione nazionale, ha affrontato la questione referendum, lanciando inoltre una stoccata al ministro Boschi: "Ogni campagna elettorale è difficile a modo suo e condivido le parole dette dal segretario come bussola da seguire, ma nessuno ha la benda sugli occhi, nel vedere venir meno la linea di confine tra la linea del potere e l'etica. Ho atteso come un atto dovuto la smentita di una ministra che parlando della costituzione avrebbe posto quella sinistra pronta a dire no sullo stesso piano di Casa Pound. Chiedo allora che senso ha spingere, in questa sede e in questo momento, la polemica", ha dichiarato Cuperlo nell'ambito del suo intervento.

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