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PD, Renzi: “Non lascio partito a correnti”. Cuperlo: “Ci conduci a sconfitta storica”

Scontro durissimo nella Direzione Nazionale del Partito Democratico, con al centro l’analisi del voto alle Comunali, il referendum sulla riforma della Costituzione e il “doppio ruolo” di Renzi.
A cura di Redazione
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UPDATE: verso le 20.00 circa, il documento elaborato dalla Minoranza del Pd, ala "Sinistra riformista" guidata da Speranza e Cuperlo è stato posto in votazione: solo 8 sono risultati i pareri favorevoli, così il documento è stato respinto dalla Direzione nazionale del Partito. Poco prima della votazione Lorenzo Guerini è intervenuto duramente e sostenuto che "non possono esserci spazi di ambiguità che facciano pensare a una neutralità del Pd di fronte alla riforma. Non siamo uno spazio politico che viene occupato a piacimento. Non possiamo far pensare che le due posizioni abbiano la stessa cittadinanza dentro il partito".

Ore 19.00 La minoranza del Pd ha presentato un documento in cui si dice pronta a "offrire piena cittadinanza nel Pd anche a chi sostiene le ragioni del No nel pieno rispetto della libertà di orientamento personale in materia costituzionale”. "Nessuno ha chiesto le dimissioni di Renzi. Dovrebbe fare quello che finora non ha fatto: il segretario del Pd. A me interessa la linea politica. Arriva il referendum: a me sembra che il modo più sbagliato di interpretare questa sfida sia uno scontro di civiltà. Sulla legge elettorale ho parlato con atti concreti, votando no in aula e dimettendomi da capogruppo. Ora dico ‘attenzione': tra i nostri iscritti c’è una parte che mi dice ‘io non sono convinto, voto No’. Li incontro solo io? Dentro il dibattito del Pd bisogna dar cittadinanza anche a chi la pensa diversamente e offro un documento alla Direzione che ha proprio questo senso", ha dichiarato Roberto Speranza, presentando la mozione a sostegno del "no".

Ore 18: Cuperlo: "Abbiamo sbagliato il racconto del Paese, ora possiamo anche dire che invece avevamo ragione, ma rischiamo di andare a sbattere. L'alternativa è cambiare, ora inutile raccontare storie se nel raccontarle la vita delle persone non cambia. Al netto delle cose buone che abbiamo fatto, non abbiamo compreso questo, ora servono altre politiche".

Poi l'affondo: "Matteo, quanti voti ci è costata quella tua battuta sui sindacati. Tutti ti dicono vai avanti, io ti dico fermati e rifletti perché stai disperdendo anche la mia storia. Dicesti a Grillo ‘esci dal blog', io ora ti dico senza supponenza ‘esci dal talent', le persone hanno bisogno di diritti, non di bonus. Fermati, ci condurrai a una sconfitta storica. La teoria del doppio incarico è un esperimento fallito, la politica è costruzione di senso, non di consenso". In chiusura, Cuperlo replica a De Luca, che aveva definito la Raggi "bambolina": "Merita rispetto, come Sindaco e come donna".

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Ore 16:30 – Renzi arriva alla questione amministrative: "La palma della vittoria va indiscutibilmente al Movimento 5 Stelle, grazie alle vittorie di Roma, Torino e degli altri ballottaggi. Questo comunque è un dato difficile da valutare, perché varia da chilometro a chilometro. È un dato molto complesso, se pensiamo che in molte realtà il PD ottiene dati sorprendenti e in altri non ottiene ciò che avrebbe meritato". E spiega: "Direte che non c'è più il tocco magico, ma basta vedere quanto successe 14 giorni dopo le europee, quando perdemmo a Livorno e Potenza […] Il punto è che dare una lettura nazionale è complicato. […] Quando si perde fa male, non va tutto bene, è chiaro, ma noi ci prendiamo sempre le nostre responsabilità […] Ma il tema vero è su cosa è un partito oggi, come funziona. E questo non è un partito personale, non è mio, non appartiene a una persona e al suo commercialista. Questo è un partito scalabile, anche se prendo atto che c'è differenza tra di noi sulle idee di partito […] C'è la struttura dei 5 Stelle, che è molto, molto, molto interessante, ma che io considero l'opposto del valore politico. Hanno una struttura online e una grande capacità di mobilitazione, anche sui territori, e interpretano bene l'idea di Casaleggio in base alla quale ‘ciò che è virale è vero'". Poi ribadisce: "Finché ci sono io, il partito non sarà governato dalle correnti, nemmeno dai renziani. Leggo che c'è qualcuno che dice che non voterà più la fiducia, ma voglio essere chiaro: la stagione in cui qualcuno dall'alto della sua intelligenza si diverte ad abbattere i leader del PD è finita; la strategia Conte Ugolino non funziona, con me niente caminetti, ma finestre aperte".

Ore 16:20 – Renzi: "Questo Governo ha fatto tantissimo contro la povertà e contro il precariato. Perché la prima misura contro la povertà è la crescita e noi abbiamo creato almeno 400mila posti di lavoro a tempo indeterminato in più". Per il futuro: "Servono due gambe, misure per la crescita e un cantiere sociale. Ma non partiamo da zero, perché in questi mesi abbiamo allargato i diritti e le protezioni sociali in tutti i campi, mettendo i soldi lì dove serviva […] Chi invece parla di reddito di cittadinanza dà un messaggio devastante". Poi l'affondo: "Da quando ci siamo noi al Governo, ci sono tasse in meno e diritti in più, non si può non riconoscerlo […] Io la faccia ce l'ho messa, ma il mio partito deve riconoscere che questa legislatura è quella di un cantiere sociale che non ha eguali nella storia. Bisogna avere l'onestà intellettuale di riconoscere ciò che è accaduto".

Ore 16:05 – "Per giocare la nostra partita all'Onu e in campo internazionale è necessario che l'Italia abbia stabilità". Introduce così il tema del referendum Matteo Renzi, che poi mostra il video della rielezione di Giorgio Napolitano (quella in cui il Presidente della Repubblica appena rieletto attacca duramente l'incapacità del Parlamento di portare a termine il percorso di riforma delle istituzioni). Poi l'affondo: "Se abbiamo cambiato il testo per 6 volte, è perché abbiamo cercato la massima convergenza su questi temi, sono 3 anni che discutiamo e sono 30 anni di dibattito parlamentare. Il referendum è questo, non c'entra la personalizzazione. C'è davvero qualcuno che pensa sinceramente che nel caso di un "no" degli italiani io possa non prenderne atto del risultato?". E precisa: "Il problema non è cosa accade a me, ma cosa accade al Paese, alla credibilità della politica. Se il referendum passa, invece, la classe darebbe un segnale chiaro e potrebbe chiedere agli italiani di guardare al futuro con meno ansia. Con sì al referendum in Italia comincerà il futuro". Il problema, spiega, "è che nessuno discute del merito, ma lo si trasforma in un derby personale. Anche sulla data del referendum, che non è nella nostra disponibilità, ma bisogna attendere la decisione della Cassazione e poi il Governo avrà tra 50 e 70 giorni per fissare la data".

Ore 16: Renzi rivendica la decisione di andare a prendere il barcone del naufragio di Lampedusa: "La comunicazione è cruciale per la politica, nel bene e nel male, ma ancorché impopolare, noi abbiamo deciso di andare a recuperare quel relitto per una corrispondenza con i nostri valori. E la cosa ci ha permesso anche di capire che decine di persone sono morte perché sono state chiuse a chiave dagli scafisti all'interno della stiva".

Poi si passa al tema delle banche, con il Presidente del Consiglio che ribadisce di aver voluto salvare "i correntisti, non i banchieri" e di non aver voluto fare "sconti a nessuno". In mezzo, una stoccata alla minoranza del PD, che "è andata al traino dei 5 stelle".

Ore 15:35 – Renzi: "Non può passare una ricostruzione macchiettistica della vita interna al partito, certo litighiamo ma lo fanno anche gli altri partiti. Solo che gli altri fingono di essere una falange, noi valorizziamo solo ciò che ci divide e questo è un problema nell’era della comunicazione". Poi la "scaletta" del suo intervento, diviso in 8 punti: "Politica internazionale, Brexit, referendum sulla riforma della Costituzione, piano contro la povertà e situazione sociale del Paese, analisi delle elezioni amministrative, questioni interne al partito, calendario delle prossime settimane, mio ruolo interno al PD". Poi Renzi ha rivendicato un cambio di passo in Europa: "Se c'è da puntare i piedi in Europa e dire delle cose, lo facciamo. Se fossimo stati un po' meno disattenti sulle banche, ora non saremmo a questo punto […] L'Italia deve offrire un'agenda di sviluppo europea che non può essere ignorata".

Ore 15:30 – Comincia con un po' di ritardo la Direzione Nazionale del PD, con la relazione del segretario Matteo Renzi e l'omaggio alle vittime dell'attentato di Dacca, con un minuto di raccoglimento.

Si terrà oggi, dopo il rinvio dovuto alla Brexit e ai successivi impegni in sede europea del Presidente del Consiglio, la Direzione Nazionale del Partito Democratico convocata per analizzare la sconfitta subita alle ultime elezioni amministrative e per preparare la lunga campagna elettorale per il referendum sulla riforma della Costituzione. Ovviamente, non mancheranno le comunicazioni sui fatti di Dacca, con la morte dei 9 nostri connazionali e le tante incertezze sulla dinamica e sulle responsabilità.

Tra gli argomenti all’ordine del giorno, anche le polemiche sul “doppio ruolo” di Matteo Renzi. Il segretario le ha bollate come “discussioni lunari”, ricordando che in altri Parsi europei il doppio ruolo è la prassi, ma sono in tanti della minoranza a chiedere un ripensamento sulla questione, per avere una figura che si occupi a tempo pieno della vita del partito. Intanto, uno dei candidati alla segreteria, il Presidente della Regione Toscana Rossi, spiega: “Il partito ha subito un colpo terribile in queste amministrative. Siamo stati duramente sconfitti, perdiamo negli insediamenti più popolari, c’è una questione sociale seria che non viene affrontata come dovrebbe”. E propone due soluzioni: “Una legge di stabilità a forte impronta sociale, da approvare prima del referendum per mettere in sicurezza i conti del Paese. Secondo: chiederemo di reimpostare la campagna referendaria sulla riforma, che non può essere il giudizio di Dio. La contrapposizione renziani-antirenziani ha prodotto già sufficienti danni”.

Altri, invece, punteranno il dito sull'alleanza "tattica" con i verdiniani e cercheranno di "convincere" la componente renziana a ripensare le strategie di apparentamento e alleanza, anche sulla scia degli ultimi sondaggi, che vedono una netta avanzata del Movimento 5 Stelle.

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