Direzione nazionale, la strategia del Pd per il Quirinale: patto col centrodestra, no a Berlusconi e niente voto
Come ampiamente prevedibile, la Direzione nazionale del Partito democratico non ha chiarito nei dettagli quale sarà la strategia per l’imminente voto del nuovo Presidente della Repubblica. Nel suo intervento, il segretario Enrico Letta ha ribadito ulteriormente come questa sia una fase interlocutoria, in cui ci sono più dubbi che certezze, e ha rimandato le decisioni ai prossimi incontri. Pochi i punti fermi, tra cui il no alla candidatura di Silvio Berlusconi, giudicato troppo divisivo, e la volontà di proseguire la legislatura fino al termine naturale, evitando a ogni costo il voto anticipato.
L’idea di base è quella di proporre al centrodestra una sorta di patto di legislatura, una serie di passaggi collegati fra loro, che garantiscano una transizione morbida al Quirinale e non alterino gli equilibri all’interno del governo. Niente stravolgimenti, insomma, né un cambio di assetto radicale a Palazzo Chigi. Un piano che ha però bisogno della collaborazione di tutte le forze politiche, ripete Letta: “Non abbiamo la maggioranza assoluta in Parlamento, dobbiamo confrontarci con altri per poter arrivare a una scelta. Se si dovesse andare alle prime tre votazioni senza un accordo dovremo scegliere se votare scheda bianca in quelle tre votazioni o se votare un nome scelto con i nostri alleati”.
La decisione del centrodestra di avanzare la candidatura di Berlusconi, però, potrebbe cambiare le cose: “A quel punto ci toccherà decidere come comportarci, perché saremmo di fronte alla scelta di candidare il capo politico più divisivo che possa esserci […] Dobbiamo essere chiari, per noi non c’è nessun diritto di precedenza che il centrodestra può vantare nell'indicare il presidente della Repubblica, non ci sono in numeri”. Non è ancora il momento di fare altri nomi, spiega: “Non vogliamo mettere in campo nessun nome, mettere in campo nomi oggi vuole dire bruciare nomi che possono essere oggetto di veti, noi abbiamo intenzione di muoverci in una direzione costruttiva”. Anche se l’identikit è chiaro: “Una figura istituzionale e di garanzia, che sia super partes e non un capo politico, una figura di unità che possa rappresentare tutti e tutto e possa essere in continuità con quello che ha rappresentato il presidente Mattarella, e possa guidare le istituzione nel modo migliore, in sintonia profonda con il nostro paese”.
Quanto a Draghi, che parrebbe rispondere a questo identikit, Letta si mostra cauto: “È una carta fondamentale, che non possiamo permetterci di non valorizzare. Ma dobbiamo proteggere la sua figura per far sì che dia il meglio per il nostro Paese”.