Dipendenti statali e sprechi: milioni di euro in abbonamenti telefonici a servizi porno, oroscopi e televoto
Abbonamenti telefonici a servizi porno, ai servizi della "Serie A Tim", oroscopi, ricette e molto altro ancora attivi per anni, per un ammontare totale di circa 8 milioni di euro a carico dei contribuenti. È quanto ha scoperto un'indagine realizzata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione analizzando i dati dei 401.839 cellulari a disposizione dei dipendenti pubblici. Dal dettaglio delle bollette a carico dello Stato si evince infatti l'esistenza di migliaia di carissimi abbonamenti a servizi a pagamento attivati sulle utente, abbonamenti non propriamente "funzionali" o essenziali all'esercizio dell'attività professionale dei vari dipendenti pubblici a cui la Pa paga i conti telefonici ogni mese.
"Siamo sicuri che tra gli 840 dipendenti pubblici che hanno attivato l'abbonamento a SexyLand sul telefono di servizio, pagato coi soldi degli italiani, ci sia qualcuno che lo ha fatto per sbaglio. E siamo anche ragionevolmente certi che tra i 665 funzionari, assessori e dirigenti statali che risultano abbonati a Le porno Erasmus, ci sia chi è soltanto vittima di una truffa telefonica. Così come se andiamo a frugare tra i 564 abbonamenti attivati tra aprile e giugno di quest'anno a Video hard casalinghi, i 12.000 abbonamenti a Serie A Tim, i 630 a Dillo alle Stelle e i 260 a Pronto a tavola, troveremo certamente chi ignora di avere questa roba nelle bollette. Ma che c'entra il televoto con l'uso del cellulare ‘per ragioni di servizio'? Cosa c'entrano le telefonate ai call center per i biglietti dei concerti, o le donazioni via sms addebitate allo Stato?", scrive Repubblica. "6.976 abbonamenti mobilepay a Beengo Tuk Tuk (in Rete si trovano decine di utenti che si lamentano per l'attivazione non voluta); 9.176 a Mobando; 6.438 a TimGames, 12.000 circa a Serie A Tim, migliaia e migliaia di servizi per entrare nelle chat erotiche e ricevere e materiale pornografico, oroscopi, ricette, scommesse sportive", prosegue l'analisi.
Sebbene sia ragionevole pensare che la maggior parte di questi servizi in abbonamento sia stata attivata involontariamente, come spesso accade a tanti utenti chele bollette se le pagano di tasca propria, quel che in questo caso emerge dall'indagine realizzata dalla commissione parlamentare è che quando il conto telefonico viene pagato da un'entità astratta come i famigerati "contribuenti", viene meno la necessità di bloccare tempestivamente questi abbonamenti "succhiasoldi" che costituiscono un vero e proprio salasso a fine mese per l'erario. "Basterebbe fare i controlli sulle bollette, smettendola di complicare le norme, e non ci troveremmo di fronte a questo spreco", ha dichiarato a latere il deputato del Pd Paolo Coppola, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta. "Credo che la maggior parte di questi abbonamenti siano stati attivati involontariamente, frutto di truffe telefoniche. Se chi lavora nella pubblica amministrazione ci casca così facilmente, chissà quanti utenti privati vengono fregati", ha aggiunto l'onorevole Coppola.
Secondo quanto si apprende, per realizzare l'indagine conoscitiva la Commissione ha richiesto a Telecom Italia "il prospetto con il traffico – telefonate, sms e dati Internet – di tutte le sim dei cellulari consegnati ai dipendenti pubblici. Rientrano nelle due distinte convenzioni Consip (Telefonia mobile 5 e Telefonia mobile 6) che hanno rifornito circa 4.400 amministrazioni centrali e locali. L'obiettivo era capire quanto si può risparmiare se si eliminano i consumi che niente hanno a che fare con il lavoro di un sindaco, di un assessore, di un funzionario ministeriale, di un dirigente statale. Sono quindi andati a vedere quanto è stato speso, dal 2012 al 2017, per chiamate a numeri speciali con addebito (i call center), per servizi di intrattenimento via sms e mms, per i servizi interattivi sulla Rete. Risultato: 7,7 milioni di euro sprecati. Una media di quasi due milioni all'anno, con picchi tra il 2013 e il 2015".
L'indagine svela, per esempio, che nei mesi tra aprile e giugno 2017 i titolari di queste utenze statali hanno contattato i cosiddetti "numeri speciali" spendendo un ammontare pari a circa 39mila euro: 1.382 chiamate al call center a pagamento di Trenitalia (11.500 euro), 1.108 a quello di Alitalia (8.754 euro), 267 al desk di Ticketone per avere informazioni su biglietti e concerti (1.907 euro), 120 telefonate al call center di Sky (293 euro), le spese che più danno nell'occhio, spese che nulla hanno a che fare con l'incarico svolto dai dipendenti pubblici a cui è stata assegnata l'utenza a carico dello Stato.
Ulteriori 132 mila euro, invece, sono stati spesi attraverso gli sms per comprare prodotti bancari e promozioni di natura sociali. "Si contano 15.000 messaggini (costati 52.390 euro) ricevuti da Banca Intesa per le comunicazioni di home banking che, ovviamente, non dovrebbero essere attivate col telefono di servizio. Facendolo, furbescamente il possessore carica la commissione della banca su una bolletta non sua. Ci sono anche alcune voci che si riferiscono ad acquisti con Mediaset e altre televisioni. Pure un migliaio di euro in sms di beneficenza, perché è facile essere generosi con i soldi di tutti. Per non parlare di chi ha entusiasticamente partecipato con gli sms (altri 1.000 euro) al televoto di Sanremo e Miss Italia".
Date le somme in gioco, non eccessive se paragonate ad altro tipo di spese ma comunque evitabili e inutili, l'onorevole Coppola annuncia che qualora fossero rilevati comportamenti fraudolenti sarà compito della commissione allertare la procura per i dovuti approfondimenti: "Ci penserà la procura, nel caso. Più avanti consegneremo la relazione finale complessiva al Parlamento, e immagino che i magistrati saranno interessati. Sull'immediato, come commissione di inchiesta, daremo l'indicazione perché nella convenzione Consip sia inserita una clausola per mettere automaticamente nella black list questo tipo di servizi".