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“Dio Patria e Famiglia” non è un manifesto d’amore come dice Meloni, ma il motto della destra più nera

Il motto di Dio, patria e famiglia a cui si ispira esplicitamente Giorgia Meloni non è un “manifesto d’amore”: ha a che vedere con una precisa visione del mondo. Che appartiene però a un passato di cui nessuno dovrebbe avere nostalgia.
A cura di Annalisa Girardi
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L'ultima proposta di Giorgia Meloni è di abbassare le tasse per le famiglie numerose. Matteo Salvini, qualche giorno fa invece, era tornato a parlare di contrastare il calo demografico ispirandosi alle politiche ungheresi sulla famiglia. La destra sovranista torna all'attacco con un grande classico. Ma attenzione, non si sta parlando di difesa della famiglia di per sé, solo di quella che si iscrive in un preciso disegno. E, soprattutto quando si parla di Giorgia Meloni, il messaggio politico che vi sta dietro è decisamente più ampio. È quello legato al motto Dio, patria e famiglia.

Uno slogan che la leader di Fratelli d'Italia ha descritto come un "manifesto d'amore", senza alcun accenno alle origini del detto, risalenti direttamente al Ventennio fascista. In queste tre parole così associate è racchiusa un'ideologia che ha ben poco a che vedere con la religione, con il significato di nazione e quello di famiglia. Dio, patria e famiglia è il contenitore di un conservatorismo chiuso e arcaico, terrorizzato da tutto ciò che può essere altro. Altre religioni, altri stili e altre scelte di vita.

Quando è stato eletto nuovamente alla guida dell'Ungheria, Viktor Orban (che ora Salvini cita come modello di riferimento per le politiche familiari), ha citato questi tre concetti. Ha parlato di valori cristiani tradizionali, della patria e della difesa dei confini sovrani, della famiglia come colonna portante della società. Se contestualizziamo le sue parole, però, ci accorgeremo che c'è ben poco dei valori cristiani nelle recinzioni di filo spinato erette alla frontiera ungherese per non far passare i migranti, che proteggere i confini significa lasciare delle persone in condizioni disumane dall'altro lato, che la difesa della famiglia tradizionale diventa presto la discriminazione di tutte quelle che non lo sono.

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Il messaggio racchiuso nello slogan Dio, patria e famiglia è il volto della peggiore destra sovranista, della destra estrema. Che in Italia diventa pericolosamente nostalgica.

In questo universo la famiglia diventa il nucleo primario. Il filo conduttore attraverso cui tenere insieme il sistema di valori tradizionali è quello dell'identità. Un'identità che deve richiamare orgoglio di appartenenza, che deve esprimersi nel noi contro l'altro. Un'identità sì che deve rispondere alla patria e a Dio, ma che si forma prima di tutto in famiglia. La famiglia che diventa la prima incubatrice di quell'identità religiosa, nazionale e di ideali, il primo avamposto che si occuperà di conservarla e custodirla.

Quando Salvini e Meloni fanno riferimento al modello ungherese, non parla semplicemente di un pacchetto di norme, parla di tutto questo. La lotta al calo demografico (che capiamoci, in Italia è un problema, questo è vero) assume subito un significato ben più ampio.

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E basta guardare alle politiche di Orban sulla famiglia per capirlo. Il premie ungherese ha modificato la Costituzione per precisare che per famiglia si intende esclusivamente una donna-madre e un uomo-padre, cancellando i diritti delle famiglie arcobaleno di essere riconosciute come tali o di poter adottare dei figli. Anche nelle famiglie tradizionali, però, non tutti i figli saranno tutelati. Le leggi contro le persone Lgbtq+, infatti, vietano fino ai 18 anni l'accesso a materiale riguardante omossessualità e identità di genere: i bambini o ragazzi che non si riconosceranno, per il loro orientamento sessuale o per la loro identità di genere, nella narrazione dominante saranno così lasciati alla loro sofferenza senza alcuna risposta. Se non quella di essere sbagliati.

Nella famiglia dell'Ungheria di Orban, inoltre, il ruolo della donna è uno solo. La recente campagna di comunicazione governativa sul rafforzamento dei ruoli di genere, infatti, non ha fatto che confinare ulteriormente le donne all'ambiente domestico, discriminandone qualsiasi altra aspirazione. E infine, con la modifica della Costituzione, che afferma la tutela della vita umana fin dal concepimento, e con una nuova legge del 2017, che garantisce il diritto a medici e ospedali di non dover effettuare interruzioni volontarie di gravidanza, anche in Ungheria l'aborto sicuro è sempre più a rischio.

Tutto questo non ha (solo) a che vedere con i diritti di alcune comunità, che siano le donne o gli omosessuali, sempre più a rischio. Ha a che vedere con una precisa visione del mondo, quella di Dio, patria e famiglia, che appartiene però a un passato arcaico di cui nessuno dovrebbe avere nostalgia. Ma che per la destra sovranista, invece, rimane un modello.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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