Il prossimo 4 febbraio, al Grand Hotel Plaza di Roma, si terrà un convegno dal titolo "National Conservatism", promosso in primo luogo dal think tank conservatore con base in Olanda Edmund Burke Foundation. Non un convegno qualunque visto il calibro dei relatori. Per l'Italia ci saranno i leader della destra sovranista, con Matteo Salvini che discuterà con il primo ministro ungherese Viktor Orban e Marion Marechal, la nipote di Marine Le Pen leader dell'area più conservatrice del Front National (Giorgia Meloni invece parlerà il 3 e inaugurerà l'iniziativa). Al tavolo anche il vecchio repubblicano americano Newt Gingrich, punto di riferimento degli ambienti più retrivi della chiesa cattolica americana, quelli a cui Papa Francesco non mi piace per nulla.
Due gli ospiti che vengono invece dalla cattolica Polonia, il paese dell'Est Europa dove il vento della destra soffia più forte. L'ambasciatrice a Roma Anna Maria Anders, trade union tra il partito di governo polacco Diritto e Giustizia e i network di destra americana, e Rysard Legutko, saggista e filosofo, autore tra l'altro dell'ormai classico "Il demone della democrazia: la tentazione totalitaria nelle società libere". Dagli Stati Uniti arrivano anche il teorico neoconservatore Chris DeMuth, presidente dell'influente think tank American Enterprise Institute, e Douglas Murray autore del best seller anti immigrazione "La strana morte dell'Europa". A fare gli onori di casa, per così dire, Yoram Hazony, presidente dell'Istituto Herzl di Gerusalemme presidente della Fondazione Edmund Burke, il cui ultimo libro "Le virtù del nazionalismo" sta per uscire anche nel nostro paese.
L'attenzione dei network di destra per l'Italia si è fatta sempre più forte da dopo le elezioni politiche del 2018. Tramontato il laboratorio populista gialloverde, c'è chi punta sulla vittoria della Lega di Matteo Salvini con l'aiuto dei Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, per il trionfo di una destra di matrice illiberale e nazionalista che possa cambiare gli equilibri del vecchio continente. Una destra dove le idee della Tradizione (religione, valori tradizionali, sangue e suolo) si coniugano alla perfezione con l'ideologia neoliberista: sacri sono i confini da difendere contro "l'invasione" degli immigrati, ma ancora più sacro è il diritto del capitale e delle merci di muoversi noncurante dei costi sociali. Il cattolicesimo diventa così il collante di un'ideologia non basata sulla sussidiarietà, ma sulla "naturalità" della famiglia patriarcale – sintetizzabile nella difesa della famiglia naturale contro l'omosessualità e nella lotta all'aborto – e di una società ordinata gerarchicamente.
"Dio, onore, nazione: il presidente Ronald Reagan, papa Giovanni Paolo II e la libertà delle nazioni: una conferenza nazionale sul conservatorismo". È il sotto titolo della conferenza che vede messi al centro dello stesso Pantheon il presidente americano che, insieme a Margaret Tatcher, segnò l'inizio della rivoluzione neoliberista, e il papa che non cedette mai di un millimetro sulle questioni dottrinali e che con il suo attivismo contribuì in maniera determinante alla cauda del Muro del Berlino. La destra italiana si organizza per la sfida di conquistare il potere, questa volta senza bisogno di Silvio Berlusconi e facendo volentieri a meno del centro del centrodestra. E ha alleati potenti pronti a fornire idee e mezzi.