Dimissioni Santanchè, La Russa dice che il nuovo sviluppo nelle indagini è un “elemento di valutazione”
I nuovi sviluppi del caso giudiziario che vede la ministra Santanchè indagata per truffa ai danni dello Stato cambiano la situazione: sono un "elemento di valutazione", ha detto il presidente del Senato (e compagno di partito, nonché amico, della ministra) Ignazio La Russa. La Corte di Cassazione ha deciso che l'indagine per truffa ai danni dell'Inps che coinvolge anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè resterà a Milano. Non sarà quindi trasferita a Roma, come avevano chiesto i legali della ministra.
Concretamente questo significa che la procedura continuerà da dove si era interrotta, con la richiesta di rinvio a giudizio della Procura milanese e l'udienza preliminare fissata a fine marzo. Se arrivasse il processo, stando a quanto dichiarato dalla stessa Santanchè, scatterebbero anche le sue dimissioni. E dunque la sentenza della Cassazione potrebbe avere un effetto importante sulle sorti del governo.
La sentenza sul caso Santanchè è "elemento di valutazione"
Certo, sulla carta resta sempre la possibilità che Santanchè decida anche di lasciare l'incarico prima di arrivare all'eventuale rinvio a giudizio. Questo non è sembrato il suo orientamento finora: la ministra si è mostrata molto sicura di sé, arrivando anche a dover moderare i toni dopo un "chissene frega" dichiarato ai giornalisti nei confronti dei componenti del suo partito che la criticano.
Ignazio La Russa, parlando ai cronisti, ha riconosciuto che la sentenza della Cassazione può avere un peso: "Credo che Daniela, quando ha detto che avrebbe valutato, può darsi che valuti anche su questo. Non l'ho sentita, non ci ho ragionato. Certamente anche quello è un elemento di valutazione". A chi gli chiedeva se questo cambiasse la situazione, ha replicato: "È un elemento di valutazione".
Ciò che è certo è che la preoccupazione, per quanto riguarda il caso Santanchè, non è rivolta alla mozione di sfiducia che sarà discussa in Parlamento il 10 febbraio: "Le mozioni di sfiducia rafforzano lo sfiduciato quando sono individuali. Questa è la storia del passato", ha detto La Russa. Insomma, non c'è un ‘conto alla rovescia' per evitare il confronto in Aula.
Scontro La Russa-Li Gotti sul caso Almasri
I giornalisti hanno chiesto al presidente del Senato di commentare anche il caso Almasri, e in particolare l'esposto che ha riguardato la presidente del Consiglio Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano. La vicenda è stata presentata subito da parte del centrodestra come un attacco alla magistratura.
La Russa ha attaccato Luigi Li Gotti, l'avvocato ed ex parlamentare che ha presentato l'esposto: "Credo che non tocchi a me far notare…Ho visto che da un lato è uscito questo non-avviso di garanzia, da un altro lato persino chi ha fatto l'esposto ha detto ‘no no ma è un atto dovuto', quasi temano le conseguenze ovvie nella valutazione degli italiani di un esposto (perché quello della magistratura era un atto dovuto, ma l'esposto no)".
E ancora: "Chi ha fatto l'esposto forse teme le conseguenze non previste di questo attacco al presidente del Consiglio". Alla domanda se ci sia uno "scontro", ha risposto: "Con chi? Con chi ha fatto l'esposto sicuramente…".
Lo stesso Li Gotti ha poi replicato all'Ansa: "Non dedico un secondo a quanto La Russa ha detto. Sono stato per oltre venti anni sotto minaccia di Totò Riina che voleva la mia morte, figuriamoci se mi preoccupo di queste parole anche se arrivano dalla seconda carica dello Stato. Per me sono qualificabili a livello di un fiato".