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Diciotti, per il Viminale la sentenza che ha condannato il governo a risarcire i migranti è “ininfluente”

Per il Viminale la sentenza della Cassazione, che ha dato ragione ai migranti della nave Diciotti che chiedevano al governo italiano un risarcimento per essere rimasti a bordo della nave per 10 giorni, in attesa del via libero allo sbarco, non avrà conseguenze sulla gestione dell’immigrazione, e non crea un precedente.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il ministero dell'Interno prova a minimizzare l'impatto della sentenza della Cassazione sul caso Diciotti, sentenza che impone al governo un risarcimento ai migranti costretti a bordo della nave per dieci giorni, in attesa dello sbarco, nel 2018.

I migranti avevano presentato ricorso, chiedendo la condanna del governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali provocati dalla privazione della libertà. I giudici della Cassazione hanno dato ragione ai profughi, rinviando al giudice di merito la quantificazione del danno di fatto.

Non c'è ancora una cifra certa, perché appunto dovrà esprimersi un tribunale civile, ma si parla di un indennizzo tra i 41mila e i 72mila euro pro capite. Si partirebbe quindi da un minimo di 4mila 100 euro al giorno per chi a bordo della nave ha dovuto attendere che l'allora governo Cinque stelle-Lega desse il via libera allo sbarco. C'è però chi parla di cifre molto più basse: circa 160 euro al giorno, per un totale di 1600 euro in tutto.

A bordo della nave c'erano in tutto 177 persone, tra cui diversi minorenni, ma solamente 44 persone, tutte eritree, avevano chiesto il risarcimento. Ma dopo che per loro la Corte d'Appello ha respinto la richiesta di risarcimento, soltanto Kefela Mulugeta Gebru, assistito dall'avvocato Alessandro Ferrara, ha proseguito la battaglia presentando ricorso in Cassazione.

Quindi se l'ammontare fosse davvero quello ipotizzato, si parlerebbe di un esborso da parte dello Stato pari a 41mila euro (o al massimo di 72mila). Sarebbe di quasi due milioni di euro, considerando anche gli altri migranti che avevano chiesto di essere risarciti. Per loro però la sentenza della Corte d'Appello è passata in giudicato per cui non potranno procedere nell'azione di risarcimento.

Per queste cifre la premier Giorgia Meloni ha commentato la sentenza, dicendo che è "Frustrante spendere così i soldi dei cittadini quando non ci sono abbastanza risorse per fare quel che c'è da fare".

Ma non è tutto. Oltre al risarcimento in sé, il caso potrebbe costituire un precedente, visto che non era mai arrivata una sentenza di questo tipo, e certamente non dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione.

Il Viminale però oggi minimizza, e parla di sentenza "ininfluente" sulla gestione attuale dell'immigrazione irregolare, come riporta il Messaggero.

Secondo fonti del Viminale, infatti, il punto è che da allora, dal 2018, non si sarebbero più verificati casi analoghi a quello della nave Diciotti, di trattenimento prolungato dei migranti, dopo un salvataggio. Anzi, anche nelle procedure che avrebbero previsto il trattenimento dei migranti, prima nei centri come Pozzallo, in Sicilia, poi in Albania, i giudici si sono sempre opposti, rimettendo i migranti in libertà. Proprio sul caso Albania si aspetta ancora il pronunciamento della CEDU, atteso per fine maggio.

Oggi quindi, come scrive ancora il Messaggero, il ministero commenta la sentenza con una certa "tranquillità", sostenendo che i giudici "si sono limitati a affermare un principio, peraltro non condivisibile. Ma la concreta determinazione di un possibile risarcimento a favore del singolo ricorrente ospitato a bordo della nave Diciotti viene rimessa alla Corte d'Appello", dice il ministero guidato da Piantedosi, riferendosi proprio al caso di Kefela Mulugeta Gebru, sui cui la Cassazione ha emesso il suo verdetto diffuso venerdì.

Continua lo scontro governo-magistratura, Salvini attacca ancora i giudici

Il quotidiano Libero questa mattina ha pubblicato una notizia sul caso Diciotti, scrivendo sostanzialmente che la procura generale della Cassazione, prima della sentenza, si era espressa sul ricorso, chiedendo di rigettare l'istanza del migrante che era a bordo della Diciotti. In particolare, il sostituto procuratore Luisa De Renzis, aveva scritto: "In conclusione, questo ufficio insiste perché le Sezioni Unite respingano il ricorso". Poi, come sappiamo, è andata diversamente.

Secondo De Renzis, scrive Libero, andava respinta la richiesta del migrante, in quanto era "infondata", per esempio, la cosiddetta "colpa da apparato" in capo al governo.

Per il pm, andava "accertato l'evento dannoso" e che quest'ultimo avrebbe dovuto essere "strettamente connesso (in via causale) ad unc omportamento doloso o colposo della Pubblica amministrazione". E questo "non potendosi prescindere da un accertamento concreto della responsabilità in capo al governo". Quanto al danno non patrimoniale da risarcire, scriveva ancora il pm, "non è sufficiente affermarne l'esistenza, ma è necessario che lo stesso sia allegato e provato, nella sua esatta consistenza".

Per il vicepremier Matteo Salvini, all'epoca dei fatti ministro dell'Interno, questo sarebbe un'ulteriore prova dell'esistenza di una magistratura politicizzata, che si muove per difendere interessi di parte. "Una sentenza incredibile. Evidentemente c’è qualche magistrato che non fa il bene dell’Italia", ha scritto Salvini sui social.

Penalisti: "Basta attacchi alla Cassazione"

E intanto lo scontro tra governo e giudici, che si è aggravato dopo la sentenza della Cassazione sui risarcimenti del governo ai migranti della nave Diciotti, non si ferma. Poco fa è stata pubblicata una nota dell'Unione delle Camere Penali: "L'autonomia e l'indipendenza della funzione giudiziaria vanno garantite, tutelate e difese non solo in quanto principi costituzionali ma anche nell'esercizio quotidiano della giurisdizione. La critica e il dissenso rappresentano il fondamento di ogni confronto democratico, ma incontinenti aggressioni verbali che esulano del tutto dal merito tecnico delle decisioni giudiziarie, costituiscono una grave lesione all'immagine stessa della giurisdizione".

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